Afinitor (Everolimus), un farmaco sviluppato da Novartis per il trattamento del cancro, ha mostrato risultati promettenti nel prolungare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) nelle pazienti con carcinoma mammario avanzato. Quando combinato con la terapia ormonale, questo farmaco ha raddoppiato la PFS rispetto all’exemestane da solo, riducendo il rischio di progressione del cancro del 57%. Questi risultati sono stati presentati durante un Simposio presidenziale al Congresso Multidisciplinare Europeo sul Cancro nel 2011 a Stoccolma, Svezia.
Hervé Hoppenot, presidente di Novartis Oncology, ha dichiarato:
«Everolimus è il primo farmaco a dimostrare un’efficacia significativa in combinazione con la terapia ormonale nelle donne con tumore al seno avanzato ER + HER2. Questo trattamento risponde a un bisogno critico, offrendo nuove speranze anche a pazienti che hanno sviluppato resistenza a precedenti terapie ormonali.» Gli studi clinici condotti, denominati BOLERO-2, hanno confrontato la sicurezza e l’efficacia di Everolimus somministrato insieme a exemestane rispetto a quest’ultimo da solo, in donne in post-menopausa con carcinoma mammario avanzato ER + HER2, il cui cancro si era ripresentato o progredito nonostante il precedente trattamento con letrozolo o anastrazolo (terapie ormonali). BOLERO-2 è l’acronimo per «Breast cancer Oral Everolimus-2 Study».
BOLERO-2 è stato un trial multicentrico di fase 3, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, che ha coinvolto 724 pazienti in 189 centri a livello globale. I pazienti sono stati assegnati casualmente a ricevere:
- Everolimus 10 mg/die per via orale, in combinazione con exemestane 25 mg/die – 485 pazienti
- Un placebo, in combinazione con exemestane 25 mg/die – 239 pazienti
La PFS è migliorata a 6,9 mesi per le pazienti trattate con Everolimus rispetto a 2,8 mesi per quelle trattate solo con exemestane. Novartis ha anche sottolineato che i miglioramenti nella PFS erano «coerenti in tutti i sottogruppi di pazienti, compresi quelli con diverse terapie precedenti, presenza di malattie viscerali, metastasi ossee e utilizzo di chemioterapia precedente».
È noto che molte donne con malattia metastatica non rispondono adeguatamente alla terapia ormonale iniziale. Inoltre, chi risponde inizialmente tende a sviluppare resistenza, il che riduce significativamente l’aspettativa di vita man mano che la malattia progredisce.
Un aspetto cruciale da considerare è la presenza della proteina mTOR nelle cellule tumorali, che gioca un ruolo fondamentale nella regolazione della divisione cellulare, nella crescita dei vasi sanguigni che alimentano il tumore e nel metabolismo cellulare. Everolimus agisce proprio su questa via. Gli esperti hanno collegato la resistenza alla terapia ormonale nel cancro al seno alla sovraattivazione della via mTOR.
Novartis prevede di inviare i dati di BOLERO-2 alle agenzie di regolamentazione di tutto il mondo entro la fine di quest’anno. Ogni anno, circa 220.000 nuovi casi di carcinoma mammario avanzato ER + HER2 vengono diagnosticati a livello globale.
I ricercatori stanno anche esplorando l’uso di Everolimus per il carcinoma mammario avanzato HER2 +, ampliando così le possibilità terapeutiche per le pazienti.
Attualmente, Everolimus è utilizzato in oltre 70 paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Europea, per specifici casi di carcinoma a cellule renali avanzato.
Scritto da Christian Nordqvist
Nuove Ricerche e Prospettive nel Trattamento del Cancro al Seno
Nel 2024, la ricerca sul cancro al seno continua a progredire, con nuovi studi che confermano l’efficacia di Everolimus in combinazione con diversi trattamenti. Recentemente, uno studio ha dimostrato che la combinazione di Everolimus con terapie mirate potrebbe migliorare ulteriormente i risultati per le pazienti con recidiva di cancro al seno. I dati preliminari suggeriscono che questa combinazione potrebbe aumentare la PFS fino a 10 mesi, evidenziando l’importanza di personalizzare le terapie in base al profilo molecolare del tumore.
Inoltre, nuove tecnologie di sequenziamento genetico stanno permettendo ai ricercatori di identificare biomarcatori specifici, che potrebbero predire la risposta ai farmaci. Questo approccio potrebbe rivoluzionare il modo in cui trattiamo il cancro al seno, rendendo le terapie non solo più efficaci, ma anche più sicure, riducendo gli effetti collaterali indesiderati.
Infine, con l’aumento della consapevolezza e della diagnosi precoce, ci aspettiamo che il numero di pazienti con diagnosi di carcinoma mammario avanzato diminuisca, grazie a campagne di screening più efficaci e trattamenti innovativi, come Everolimus, che offrono nuove speranze alle donne colpite da questa malattia.