Nuove Scoperte sul Ruolo del Cromosoma 16 nell’Autismo

Un nuovo studio condotto da un consorzio di ricerca statunitense ha rivelato che un piccolo segmento del cromosoma 16 è mancante o duplicato nel circa l’1% delle persone con un disturbo dello spettro autistico (ASD). Ciò che sorprende in questa scoperta è che l’omissione o la duplicazione non è ereditata dai genitori, bensì sembra verificarsi spontaneamente, possibilmente attorno al momento del concepimento.

Lo studio, pubblicato il 9 gennaio sul primo numero online del New England Journal of Medicine (NEJM), è opera del Consorzio di autismo, che comprende 14 importanti università e centri medici a Boston e nel Massachusetts.

La diagnosi di disturbi dello spettro autistico (ASD) avviene in 1 bambino su 150 sotto i tre anni di età. I sintomi variano da lievi a gravi e includono componenti sociali, cognitivi e comportamentali.

Questa frequenza dell’1% è paragonabile a diverse sindromi genetiche già associate agli ASD, come affermato dai ricercatori. Si stima che circa il 90% degli ASD abbia una componente genetica, ma finora solo il 10% dei casi è stato legato a sindromi genetiche e cromosomiche note.

Il dott. Mark Daly, ricercatore senior del team di scoperta genetica presso il Massachusetts General Hospital (MGH), ha dichiarato:

«Sebbene gli studi epidemiologici suggeriscano una forte componente genetica per l’autismo, le informazioni sui geni specifici coinvolti sono ancora limitate.»

Daly, membro del Consorzio di Autismo e assistente professore di Medicina alla Harvard Medical School, ha aggiunto:

«Siamo ancora lontani dalla piena comprensione di come questa delezione o duplicazione cromosomica aumenti il rischio di autismo, ma questo rappresenta un passo cruciale verso una maggiore conoscenza».

Gli scienziati erano già a conoscenza di diverse delezioni o duplicazioni cromosomiche associate all’ASD, tra cui una specifica delezione sul cromosoma 15 che viene trasmessa da un genitore. Pertanto, in questo studio, i ricercatori hanno scelto di condurre una scansione completa del genoma.

Utilizzando campioni dalla borsa di ricerca sul genoma dell’autismo, contenente il DNA di famiglie con almeno un bambino affetto da ASD, i ricercatori hanno analizzato oltre 1.400 campioni di individui con ASD e un numero simile di genitori non affetti. È stata identificata una particolare regione del cromosoma 16 mancante in 5 soggetti con ASD, ma non nei loro genitori, suggerendo che la cancellazione fosse avvenuta spontaneamente e non ereditaria.

Daly e il suo team hanno confermato questi risultati esaminando i dati clinici di un gruppo separato di circa 1.000 pazienti, di cui circa la metà diagnosticati con ASD o disturbi correlati.

Tra i soggetti con ASD o disturbi correlati, sono stati identificati 5 bambini con la stessa delezione del cromosoma 16 e altri 4 in cui il segmento cromosomico non è stato eliminato ma duplicato. Questi difetti cromosomici non erano presenti nel DNA di bambini non diagnosticati con ASD o disturbi correlati.

I risultati sono stati ulteriormente confermati da un’altra serie di dati ottenuti da deCODE Genetics, una società biofarmaceutica islandese che utilizza studi di popolazione per identificare geni umani legati a malattie comuni. Hanno riscontrato la stessa delezione in 3 su quasi 300 persone con ASD e anche in alcuni campioni di individui affetti da disturbi psichiatrici o linguistici. Questa cancellazione è stata rilevata solo in 2 su 20.000 membri del database deCODE non diagnosticati con un disturbo associato.

Un’ulteriore analisi dei dati deCODE ha suggerito che, mentre questa delezione cromosomica potrebbe essere presente solo nello 0,01% della popolazione generale, è 100 volte più probabile che venga trovata nelle persone con ASD.

Daly ha spiegato:

«Queste grandi delezioni cromosomiche non ereditarie sono estremamente rare; trovare esattamente la stessa delezione in una percentuale così significativa di pazienti suggerisce che è un forte fattore di rischio per l’autismo.»

«Stiamo ora seguendo studi genetici più dettagliati per comprendere quali geni in questa regione siano responsabili di questo effetto, al fine di migliorare la nostra comprensione della biologia di base e dei potenziali approcci terapeutici,» ha aggiunto.

In un editoriale di accompagnamento, il Dr. Evan E. Eichler del Howard Hughes Medical Institute e del Dipartimento di Genome Sciences dell’Università di Washington, Seattle, insieme ad Andrew W. Zimmerman del Kennedy Krieger Institute e della Johns Hopkins University di Baltimora, hanno scritto che la scoperta della delezione o duplicazione spontanea di un segmento cromosomico segna un nuovo «paradigma» nella ricerca genetica sugli ASD. Gli esempi citati in questo studio potrebbero rappresentare solo la «punta dell’iceberg».

«Una raccolta di campioni più approfondita e nuove tecniche genomiche convenienti potrebbero essere necessarie per svelare i restanti strati di questa complessità,» hanno affermato Eichler e Zimmerman.

Questa tipologia di delezione e scoperta di duplicazione cromosomica ha anche implicazioni cliniche immediate, secondo quanto riportato dall’Autism Consortium all’inizio di questa settimana.

Un nuovo tipo di test, chiamato microarray cromosomico, viene ora utilizzato in contesti clinici. Questo può rilevare delezioni e duplicazioni cromosomiche in pazienti non diagnosticati e nei loro genitori, aiutando i medici a valutare il rischio di recidiva in gravidanze successive, un aspetto preoccupante per molti genitori.

Tuttavia, i test sono costosi e non sempre coperti dalle assicurazioni. I ricercatori del Consorzio stanno lavorando per ridurre i costi, ad esempio sviluppando un test più semplice per rilevare il difetto specifico del cromosoma 16.

In aggiunta a quanto detto, recenti ricerche hanno messo in evidenza l’importanza di approcci multidisciplinari nella diagnosi e gestione degli ASD. La combinazione di genetica, neurobiologia e psicologia comportamentale offre una visione più completa e informata. I professionisti stanno iniziando a esplorare terapie personalizzate che si adattano alle specifiche esigenze dei pazienti, mirando così a migliorare i risultati clinici.

Studi recenti suggeriscono che l’intervento precoce in bambini con segni iniziali di ASD può portare a miglioramenti significativi nello sviluppo. Sono emerse strategie innovative, come l’integrazione di tecnologie digitali nel processo di apprendimento, che hanno mostrato risultati promettenti.

In conclusione, la nostra comprensione dell’autismo è in continua evoluzione. Le scoperte recenti sul cromosoma 16 non solo ci forniscono indizi cruciali sui fattori genetici, ma aprono anche la strada a nuovi percorsi per la ricerca e l’intervento clinico. È fondamentale continuare a sostenere e investire nella ricerca per garantire che ogni bambino riceva le migliori opportunità per il suo sviluppo futuro.

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