Apnea Ostruttiva Del Sonno e Rischio Aumentato Di Alzheimer

Un nuovo studio ha dimostrato che gli anziani affetti da apnea ostruttiva del sonno possono presentare un rischio elevato di sviluppare la malattia di Alzheimer. Questo è dovuto ai livelli aumentati di beta amiloide, il principale costituente delle placche amiloidi che caratterizzano questa malattia neurodegenerativa.

Anziana signora che dorme serenamente

L’apnea ostruttiva del sonno è una condizione che si manifesta con episodi di ostruzione delle vie aeree durante il sonno, portando a risvegli frequenti e a una qualità del sonno notevolmente compromessa. Questo fenomeno non solo influisce sulla qualità della vita, ma è anche associato a gravi conseguenze per la salute.

Secondo dati recenti, negli Stati Uniti, la prevalenza di questo disturbo è di circa il 34% negli uomini e il 17% nelle donne, rendendolo un problema di salute pubblica significativo. Tuttavia, gli esperti stimano che fino all’80% dei casi rimanga non diagnosticato, il che è allarmante considerando le potenziali complicazioni.

L’apnea ostruttiva del sonno è legata a una serie di esiti negativi sulla salute, inclusi un maggiore rischio di infarto e diabete di tipo 2. Inoltre, studi recenti suggeriscono che essa possa contribuire a un rischio aumentato di malattia di Alzheimer, specialmente nella popolazione anziana.

Il nuovo studio, pubblicato ieri, evidenzia che le persone anziane con apnea ostruttiva del sonno presentano livelli superiori di beta amiloide, i peptidi che si accumulano formando le placche cerebrali associate alla malattia di Alzheimer.

«Diversi studi hanno suggerito che i disturbi del sonno possono influenzare i depositi di amiloide e accelerare il declino cognitivo nei soggetti a rischio di Alzheimer,» spiega l’autore senior, Dr. Ricardo S. Osorio, della New York University School of Medicine di New York.

«Tuttavia,» continua, «finora è stato difficile stabilire la causalità di queste associazioni, poiché sia l’apnea ostruttiva del sonno che la malattia di Alzheimer condividono fattori di rischio e spesso coesistono.»

Gravità dell’apnea del sonno e livelli di amiloide

Per condurre il loro studio, i ricercatori hanno coinvolto 208 partecipanti di età compresa tra 55 e 90 anni, tutti esenti da disturbi cognitivi o depressione. Inoltre, nessuno di loro stava ricevendo un trattamento con pressione positiva continua delle vie aeree, che è una terapia standard per l’apnea notturna.

Durante la ricerca, il Dr. Osorio e il suo team hanno effettuato una procedura medica nota come «puntura lombare» per raccogliere il liquido cerebrospinale, insieme a scansioni di tomografia a emissione di positroni (PET) per misurare i livelli di beta amiloide nei partecipanti.

È emerso che oltre il 50% dei partecipanti presentava apnea ostruttiva del sonno. Tra questi, il 36,5% aveva una forma lieve del disturbo, mentre il 16,8% ne soffriva in forma grave.

Inoltre, 104 dei partecipanti iniziali hanno preso parte a uno studio longitudinale che si è svolto nell’arco di 2 anni, rivelando un nesso tra la gravità dell’apnea del sonno e i livelli di beta amiloide nel liquido cerebrospinale a lungo termine.

In altre parole, coloro che hanno sperimentato un numero maggiore di apnee durante il sonno presentavano livelli aumentati di beta amiloide, confermato dalle scansioni PET.

Un ‘Collegamento Non Lineare’

Tuttavia, non è stata riscontrata una relazione diretta tra la gravità dell’apnea del sonno e il deterioramento cognitivo nei partecipanti allo studio.

Il coautore dello studio, Dr. Andrew Varga, della Icahn School of Medicine del Mount Sinai di New York City, suggerisce che il cambiamento nei livelli di amiloide potrebbe verificarsi nelle fasi precliniche della malattia di Alzheimer.

«La relazione tra carico di amiloide e cognizione è probabilmente non lineare e influenzata da fattori aggiuntivi,» afferma il Dr. Varga.

Nel documento pubblicato, i ricercatori riconoscono anche che il loro studio ha affrontato diverse limitazioni, come la breve durata e la mancanza di dati longitudinali sul sonno. Inoltre, solo una parte dei partecipanti ha accettato di partecipare allo studio di follow-up di 2 anni.

Tuttavia, i ricercatori sostengono che i risultati indicano un legame tra il declino cognitivo e l’apnea del sonno, con l’invecchiamento fisico che gioca un ruolo significativo in questo nesso.

«I risultati di questo studio e la crescente letteratura che suggerisce una correlazione tra apnea ostruttiva del sonno, declino cognitivo e malattia di Alzheimer, potrebbero significare che l’età amplifica le conseguenze note dell’apnea ostruttiva del sonno, come sonnolenza, disfunzione cardiovascolare e metabolica,» spiega il Dr. Osorio.

«Se ciò fosse confermato,» aggiunge, «il potenziale vantaggio di sviluppare strumenti di screening migliori per diagnosticare l’apnea ostruttiva del sonno negli anziani, che spesso sono asintomatici, sarebbe enorme.»

Nuove Prospettive per il Futuro

Con l’aumento della longevità e il conseguente incremento della popolazione anziana, la comprensione dei legami tra apnea del sonno e malattia di Alzheimer diventa sempre più cruciale. Recenti ricerche hanno cominciato a esplorare come un trattamento tempestivo dell’apnea possa non solo migliorare la qualità del sonno, ma anche potenzialmente ridurre il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative.

Studi recenti hanno dimostrato che l’implementazione di terapie adeguate per l’apnea ostruttiva del sonno può portare a miglioramenti significativi nei profili cognitivi dei pazienti, suggerendo che esiste una finestra di opportunità per intervenire precocemente. Inoltre, l’educazione dei medici sull’importanza di identificare e trattare l’apnea del sonno negli anziani può rivelarsi fondamentale per migliorare la salute pubblica.

In conclusione, il legame tra apnea ostruttiva del sonno e malattia di Alzheimer richiede attenzione e ulteriori investigazioni, rivelando un campo promettente per la ricerca futura e potenziali strategie di prevenzione.

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