Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, le donne hanno un aumentato rischio di coaguli di sangue fino a 6 settimane dopo il parto. Tuttavia, una nuova ricerca suggerisce che questo rischio rimane significativamente elevato per un minimo di 12 settimane dopo la nascita.
Il gruppo di ricerca, guidato dal Dr. Hooman Kamel del Dipartimento di Neurologia e del Brain and Mind Research Institute del Weill Cornell Medical College di New York, ha presentato i risultati dello studio alla International Stroke Conference dell’American Stroke Association nel 2014.
La coagulazione del sangue, conosciuta anche come emostasi, è un processo cruciale che arresta il sanguinamento eccessivo quando un vaso sanguigno viene danneggiato. In questo processo, le piastrine, che sono cellule del sangue, collaborano con specifiche proteine nel plasma per formare un coagulo nell’area lesa.
Normalmente, il corpo dissolve il coagulo di sangue una volta che la ferita è guarita. Tuttavia, in alcune circostanze, i coaguli possono formarsi all’interno dei vasi sanguigni senza dissolversi naturalmente, portando a problemi come gonfiore e dolore. Inoltre, i coaguli possono ostacolare il ritorno del sangue al cuore, aumentando il rischio di infarto e ictus.
L’American Society of Hematology avverte che le donne sono particolarmente vulnerabili ai coaguli di sangue durante e subito dopo la gravidanza. Durante la gravidanza, è comune che si formino coaguli nelle vene profonde delle gambe o nella zona pelvica, condizione nota come trombosi venosa profonda (TVP).
I coaguli di sangue possono anche causare embolia polmonare (EP), una condizione grave in cui un coagulo si stacca e blocca l’arteria principale dei polmoni.
Il rischio di coaguli di sangue post-partum è aumentato per 12 settimane dopo la nascita
Per questo studio, gli investigatori hanno analizzato i dati di 1.687.930 donne che hanno partorito in ospedali della California tra il 2005 e il 2010.
Di queste donne, 1.015 hanno manifestato coaguli di sangue nell’anno e mezzo successivo al parto. Alcune di esse hanno subito ictus, infarto, EP o TVP a causa di tali coaguli.
Analizzando i dati, i ricercatori hanno scoperto che durante le prime 6 settimane dopo la nascita, il rischio di un coagulo di sangue per le donne era 10,8 volte superiore rispetto a quello della popolazione generale. Il rischio era ancora 2,2 volte più elevato durante le settimane 7-12 e 1,4 volte maggiore nelle settimane 13-18.
Gli studiosi hanno osservato che l’aumento del rischio nelle settimane 13-18 era «non significativo», mentre il rischio di un coagulo di sangue tornava alla normalità nelle settimane 19-24.
Il team di ricerca sottolinea che, sebbene meno di 1 su 10.000 donne sviluppi un coagulo di sangue correlato alla gravidanza nelle 6-12 settimane dopo il parto, la gravità di tali coaguli non deve essere sottovalutata.
Il Dr. Kamel afferma:
«Sebbene siano rari, i coaguli di sangue rappresentano una seria causa di disabilità e morte nelle donne in gravidanza e nel periodo post-partum, e molti membri del nostro team di ricerca hanno trattato giovani donne con queste complicazioni.»
I medici dovrebbero considerare questi risultati quando curano pazienti post-partum ad alto rischio, come quelle con anamnesi di coaguli o con sintomi indicativi di trombosi.
In aggiunta, gli investigatori avvertono che le donne che hanno recentemente partorito devono consultare un medico se avvertono pressione o dolore al torace, gonfiore o dolore a una gamba, difficoltà respiratorie, un forte mal di testa improvviso o un’improvvisa perdita della vista, della parola, dell’equilibrio o forza su un lato del corpo.
Recentemente, uno studio ha suggerito che la fecondazione in vitro (FIV) aumenta il rischio di coaguli di sangue durante la gravidanza, mentre un altro studio più recente ha descritto un test delle urine potenzialmente in grado di rilevare la presenza di coaguli di sangue.
Ricerche Recenti e Prospettive
A partire dal 2024, la comunità scientifica continua a esplorare la connessione tra gravidanza e rischio di coaguli di sangue. Recenti studi hanno evidenziato l’importanza di un monitoraggio attento delle donne a rischio, suggerendo che il trattamento profilattico potrebbe essere considerato in pazienti con fattori di rischio elevati. Inoltre, l’analisi genetica sta emergendo come un potenziale strumento per identificare le donne predisposte a trombosi durante e dopo la gravidanza.
Statistiche recenti indicano un incremento delle segnalazioni di coaguli di sangue in donne che hanno subito interventi di fecondazione assistita, con un focus particolare sulla necessità di protocolli di sicurezza più rigorosi. Le linee guida attuali raccomandano un approccio personalizzato basato sulla storia medica e sulle condizioni cliniche individuali delle pazienti.
In conclusione, è fondamentale che le donne in postpartum siano consapevoli del rischio di coaguli di sangue e che ricevano informazioni chiare e tempestive dai professionisti sanitari. Mantenere un dialogo aperto con il proprio medico può fare la differenza nella gestione della salute durante il periodo post-natale.