Blocchi Vascolari Cerebrali e Invecchiamento: Nuove Scoperte

I blocchi nei minuscoli vasi sanguigni del cervello, che sfuggono alle tecnologie diagnostiche attuali, potrebbero essere collegati a diversi segni «parkinsoniani» associati all’invecchiamento, come la postura curvata, le difficoltà di equilibrio, la deambulazione rallentata e i tremori. Queste informazioni emergono da uno studio condotto dal Rush University Medical Center di Chicago e pubblicato nel numero di settembre di Stroke: Journal of American Heart Association. I ricercatori avvertono che non dovremmo considerare i segni parkinsoniani come parte normale dell’invecchiamento, ma piuttosto cercare di comprendere le loro cause e trovare modalità di trattamento.

Il dott. Aron S. Buchman, autore principale dello studio e professore associato di scienze neurologiche presso Rush, ha dichiarato di essere rimasto molto sorpreso dai risultati ottenuti:

«Le implicazioni per la salute pubblica sono significative. Attualmente, non stiamo identificando il 30% dei casi di malattia dei piccoli vasi sanguigni, che non vengono rilevati dalle tecnologie moderne. È necessario sviluppare strumenti aggiuntivi per identificare questa popolazione», ha spiegato in un’intervista alla stampa.

Sebbene solo circa il 5% delle persone anziane sviluppi la malattia di Parkinson, i sintomi motori lievi, inclusi quelli tipici della malattia, tendono ad aumentare con l’età, tanto che quasi la metà delle persone li presenta all’età di 85 anni, secondo quanto riportano Buchman e i suoi colleghi.

Nonostante l’alta prevalenza, le cause sottostanti nel cervello rimangono poco chiare, portando i ricercatori a indagare se i problemi vascolari potessero essere un fattore determinante.

Lo studio ha analizzato le autopsie cerebrali di individui deceduti che avevano partecipato a un’analisi all’interno di un ordine religioso. Questo studio è iniziato nel 1994, quando i ricercatori hanno cominciato a effettuare esami annuali per identificare segni di invecchiamento in 1.100 suore e sacerdoti anziani, i cui cervelli sono stati esaminati post-mortem.

Le valutazioni annuali includevano un’analisi dei segni parkinsoniani attraverso una versione modificata della scala di valutazione della malattia di Parkinson, che considerava aspetti come equilibrio, postura, velocità di deambulazione e capacità di girare un angolo mentre si cammina.

I risultati delle prime 418 autopsie cerebrali sono stati riportati nello studio. I partecipanti avevano un’età media di 88 anni al momento della morte, e il 61% erano donne.

I ricercatori hanno esaminato i cervelli per individuare infarti, aree di tessuto cerebrale danneggiato a causa di un blocco nel flusso sanguigno, cercando sia infarti macroscopici che microinfarti, e hanno misurato anche la gravità dell’arteriolosclerosi, ovvero lo spessore delle pareti vascolari.

Utilizzando un’analisi di regressione, hanno cercato correlazioni tra i dati autoptici e le valutazioni dei segni parkinsoniani compilate dai partecipanti negli anni precedenti alla loro morte.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Più di 149 partecipanti (35%) presentavano segni di infarti macroscopici nel cervello.
  • In quasi il 30% di coloro che non mostravano segni di infarto macroscopico e non avevano ricevuto diagnosi di malattia o ictus durante la vita, si trovava evidenza di danni non rilevabili con le attuali tecniche di imaging cerebrale.
  • Di questi, 33 individui (7,9%) avevano microinfarti, 62 (14,8%) presentavano arteriosclerosi, mentre 24 (5,7%) avevano entrambi i tipi di danno.
  • Gli infarti macroscopici erano correlati a punteggi parkinsoniani globali più elevati, mentre l’arteriolosclerosi mostrava un legame con il punteggio parkinsoniano globale, ma questo effetto si indeboliva e diventava non significativo una volta esclusi gli infarti.
  • Ciascuno dei tre tipi di danno (infarto macroscopico, microinfarto, arteriosclerosi) era correlato separatamente all’andatura parkinsoniana.
  • Ulteriori analisi hanno rivelato che «infarti macroscopici e microinfarti sottocorticali erano specificamente associati alla gravità dell’andatura parkinsoniana».

L’andatura parkinsoniana è un sintomo tipico del morbo di Parkinson, caratterizzato da una serie di peculiarità nel modo di camminare, tra cui inclinazione in avanti, curvatura del corpo e piccoli passi.

Questo studio evidenzia come gli individui con maggiori difficoltà motorie presentassero più lesioni cerebrali non rilevabili.

Buchman e i suoi collaboratori hanno concluso che:

«Le patologie cerebrovascolari, inclusi infarti macroscopici, microinfarti e arteriosclerosi, sono comuni nelle persone anziane e possono rappresentare eziologie non riconosciute dei segni parkinsoniani lievi, in particolare dell’andatura parkinsoniana, nella popolazione anziana».

Buchman, che è anche membro del Rush Alzheimer’s Disease Center, ha osservato:

«Spesso i sintomi motori lievi vengono considerati una parte naturale dell’invecchiamento», ma ha inoltre affermato che «non dovremmo accettare questo invecchiamento anomalo». Dobbiamo invece cercare di comprenderlo e trovare soluzioni.

«Se esiste una causa sottostante, possiamo intervenire e forse ridurre l’impatto», ha concluso Buchman.

Nuove Prospettive sulla Salute Cerebrale degli Anziani

Nelle recenti ricerche del 2024, è emerso che la rilevazione precoce dei segni di danno cerebrale potrebbe essere cruciale per migliorare la qualità della vita degli anziani. Un aumento dell’uso di tecniche avanzate di imaging, come la risonanza magnetica ad alta risoluzione, potrebbe contribuire a identificare tempestivamente le alterazioni cerebrali. Inoltre, studi recenti hanno suggerito che interventi mirati, come modifiche allo stile di vita e terapie fisiche, possano ridurre l’insorgenza di sintomi motori, migliorando la mobilità e l’equilibrio.

Inoltre, alcune ricerche suggeriscono che una dieta ricca di antiossidanti e omega-3 potrebbe avere effetti protettivi sui vasi sanguigni cerebrali, contrastando i danni associati all’invecchiamento. Le prove attuali indicano che l’integrazione di attività fisica regolare e stimolazione cognitiva può anche contribuire a mantenere la salute cerebrale nel tempo.

Queste scoperte evidenziano l’importanza di un approccio multidisciplinare per affrontare i segni parkinsoniani e i problemi di salute cerebrale negli anziani, suggerendo che un’attenzione proattiva e una maggiore consapevolezza potrebbero portare a miglioramenti significativi nella qualità della vita.

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