In una svolta significativa per il trattamento del morbo di Parkinson, i ricercatori che lavorano con i ratti da laboratorio hanno dimostrato che è possibile derivare cellule dopaminergiche da cellule staminali embrionali e trapiantarle nel cervello, ripristinando così le cellule perse a causa della malattia.
La malattia di Parkinson è causata dalla progressiva perdita di cellule produttrici di dopamina nel cervello, una sostanza chimica fondamentale per la regolazione del movimento e delle emozioni.
Attualmente non esistono cure definitive per questa patologia; esistono farmaci che alleviano i sintomi, ma non sono in grado di rallentare la progressione della malattia. La stimolazione cerebrale profonda ha dimostrato di poter migliorare i sintomi in alcuni pazienti.
Le cellule staminali embrionali umane, che possiedono il potenziale di trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo, rappresentano una promettente fonte di nuove cellule dopaminergiche, anche se il loro utilizzo ha presentato notevoli difficoltà.
Recentemente, uno studio condotto dall’Università di Lund in Svezia ha mostrato che è possibile ottenere cellule staminali embrionali umane in grado di generare una nuova generazione di cellule dopaminergiche che si comportano come le cellule native della dopamina una volta trapiantate nel cervello dei ratti.
Il capo dello studio, il professor Malin Parmar, associato nel Dipartimento di medicina di Lund, e il suo team hanno pubblicato i risultati sulla rivista scientifica.
«Lo studio dimostra che le cellule generate dalle cellule somatiche funzionano come le cellule presenti nel cervello», afferma il professor Parmar.
Il team ha osservato che le nuove cellule presentano tutte le caratteristiche e le funzioni dei neuroni dopaminergici che vengono persi a causa della malattia di Parkinson, e la possibilità di ottenere un numero potenzialmente illimitato di queste cellule dalle linee di cellule staminali apre a nuove opportunità per applicazioni cliniche.
Per la loro ricerca, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli di ratto della malattia di Parkinson, distruggendo le cellule dopaminergiche in una specifica area del cervello del ratto per creare un modello di malattia.
I risultati hanno dimostrato che le cellule dopaminergiche derivate da cellule staminali embrionali umane, quando trapiantate nel cervello dei ratti, si comportano come cellule native della dopamina. Gli autori dello studio osservano che le cellule trapiantate:
- Hanno mostrato una sopravvivenza a lungo termine e un ripristino della produzione di dopamina nel cervello.
- Funzionano in modo simile alle cellule della dopamina del «cervello fetale umano».
- Possono stabilire connessioni a lungo raggio con le aree corrette del cervello.
- Gli assoni sviluppati soddisfano i requisiti per un utilizzo nell’uomo.
I ricercatori approfondiscono ulteriormente i loro risultati nel video qui sotto:
Il Prossimo Passo: Studi Clinici sull’Uomo
Commentando questa scoperta, il professor Parmar dichiara:
«Queste cellule possiedono la stessa capacità delle normali cellule dopaminergiche del cervello, non solo di raggiungere il loro target, ma anche di connettersi su lunghe distanze. Questo è stato il nostro obiettivo per un certo periodo, e il passo successivo sarà produrre le stesse cellule nel rispetto delle normative necessarie per l’uso umano.»
Il team prevede che queste nuove cellule saranno pronte per essere testate in studi clinici su esseri umani in circa tre anni.
Gli autori evidenziano che il loro studio fornisce «un forte supporto preclinico» per l’utilizzo di cellule dopaminergiche derivanti da cellule staminali embrionali umane, adottando approcci simili a quelli già utilizzati con cellule fetali per il trattamento del morbo di Parkinson.
Seppur vi sia stato un certo successo nell’uso di cellule fetali, queste ultime sono più difficili da reperire e ci sono questioni etiche legate all’uso di tessuti provenienti da aborti.
Lo studio è stato condotto presso l’Università di Lund e il MIRCen di Parigi, Francia, nell’ambito delle reti della Unione Europea NeuroStemCell e NeuroStemcellRepair.
Recentemente, è emerso che i ricercatori di Harvard hanno scoperto cellule staminali in grado di rilasciare tossine per combattere i tumori cerebrali, offrendo così nuove prospettive nel trattamento di questa malattia.
Nuove Scoperte e Statistiche Recenti
Nel contesto della ricerca sul morbo di Parkinson, è fondamentale considerare anche i progressi recenti. Un articolo pubblicato nel 2023 ha evidenziato che circa il 10% dei pazienti con Parkinson presenta un miglioramento clinico significativo grazie alla terapia con cellule staminali. Inoltre, studi più recenti hanno confermato che l’uso di cellule staminali potrebbe non solo migliorare i sintomi motori, ma anche avere un impatto positivo sulle capacità cognitive dei pazienti.
Le ricerche, in continuo sviluppo, suggeriscono che la combinazione di terapie farmacologiche con trattamenti cellulari potrebbe rappresentare una strategia vincente per affrontare questa complessa malattia neurodegenerativa. Ogni anno, nuove scoperte contribuiscono a delineare un futuro più promettente per i pazienti affetti da Parkinson, rendendo la ricerca in questo campo un’area di grande interesse e speranza.