Le persone che hanno subito un intervento chirurgico per rimuovere il cancro al pancreas possono trarre notevoli benefici da un miglioramento della sopravvivenza, senza che la malattia progredisca, se trattati con gemcitabina per 6 mesi dopo l’intervento. Questo è quanto dimostra uno studio recente.
Lo studio randomizzato ha analizzato l’uso della gemcitabina (un farmaco chemioterapico noto con il nome commerciale Gemzar) somministrata in aggiunta alla chirurgia, confrontandolo con un gruppo di pazienti sottoposti semplicemente a osservazione. I risultati sono stati pubblicati in una prestigiosa rivista scientifica.
Gli autori concludono che il trattamento adiuvante con gemcitabina per sei mesi «porta a un miglioramento del 24% nella sopravvivenza globale».
I ricercatori hanno evidenziato un miglioramento statisticamente significativo nel numero assoluto di pazienti sopravvissuti a 5 anni: il 20,7% di coloro che avevano ricevuto gemcitabina contro il 10,4% del gruppo di sola osservazione, traducendosi in un incremento della sopravvivenza assoluta del 10,3%.
È stato registrato anche un modesto miglioramento nel tasso di sopravvivenza a 10 anni, che ha raggiunto il 4,5%. Tra i pazienti trattati con gemcitabina, il 12,2% ha vissuto altri 10 anni, rispetto al 7,7% di chi è rimasto in osservazione.
Nella loro introduzione, gli autori scrivono:
«Il tumore al pancreas è una malattia con una prognosi sfavorevole, principalmente a causa della difficoltà di rilevamento precoce, l’alto potenziale di diffusione e la limitata risposta a chemioterapia e radioterapia.»
Inoltre, sottolineano che «il rapporto globale mortalità/incidenza è quasi del 98%». Solo una ristretta percentuale di pazienti presenta una malattia localizzata, che offre la possibilità di una resezione chirurgica del tumore.
Anche dopo la completa rimozione chirurgica, «la stragrande maggioranza dei pazienti recidiva entro due anni, portando a un tasso di sopravvivenza a 5 anni inferiore al 25%».
Aumento della sopravvivenza libera da malattia dopo 6 mesi
Helmut Oettle, dell’ospedale universitario di Berlino Charité in Germania, insieme ai suoi colleghi, ha condotto un follow-up di uno studio randomizzato che precedentemente aveva riportato un miglioramento della sopravvivenza libera da malattia grazie alla gemcitabina come terapia adiuvante a fianco della chirurgia. Questo follow-up è stato progettato per verificare se il trattamento avesse migliorato i tassi di sopravvivenza globale e la libertà dalla progressione della malattia.
I pazienti con cancro del pancreas completamente asportato chirurgicamente (definito «macroscopicamente» – a occhio nudo) sono stati inclusi nello studio tra luglio 1998 e dicembre 2004 in 88 ospedali in Germania e Austria.
Il follow-up si è concluso a settembre 2012, analizzando un totale di 354 pazienti, con 308 (87%) che hanno mostrato recidive del cancro.
Il periodo mediano di sopravvivenza senza progressione della malattia nello studio è stato:
- 13,4 mesi nel gruppo di trattamento
- 6,7 mesi nel gruppo di osservazione.
È emersa anche una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza globale tra i gruppi di studio, con una mediana di:
- 22,8 mesi nel gruppo gemcitabina
- 20,2 mesi nel gruppo di osservazione.
«[Questi] dati dimostrano che tra i pazienti con rimozione completa macroscopica del cancro del pancreas, l’uso di gemcitabina adiuvante per 6 mesi rispetto all’osservazione ha portato a un aumento della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da malattia. Questi risultati supportano l’uso di gemcitabina in questo contesto», concludono gli autori.
Il cancro del pancreas quasi sempre letale
Gli autori citano uno studio di altri ricercatori che ha scoperto che il cancro del pancreas è responsabile di 227.000 morti all’anno a livello mondiale, risultando l’ottava causa di morte per cancro.
Un documento globale sulle statistiche sul cancro, pubblicato dalla American Cancer Society, mette in evidenza una «prognosi molto sfavorevole», con il 98% delle diagnosi che portano alla morte.
La chemioterapia a base di gemcitabina è considerata il trattamento standard per il carcinoma pancreatico avanzato, ma i suoi effetti sulla sopravvivenza dopo l’intervento chirurgico non erano stati precedentemente dimostrati. Gli autori aggiungono: «Non c’era consenso su un approccio terapeutico standard per la terapia adiuvante».
I risultati dello studio sono applicabili alla pratica clinica generale «non solo in Austria e Germania, ma anche in molti altri paesi», affermano gli autori, grazie alla progettazione dello studio. Lo studio CONKO-001 era basato sulla comunità e progettato per essere applicabile agli oncologi della comunità che non hanno «standard uniformi per la revisione della patologia e della patologia centralizzata» riscontrati nei centri accademici.
I ricercatori continuano a investigare sulla gemcitabina, eseguendo prove che esplorano la sua combinazione con altri farmaci.
Come evidenziato sul sito di Gemzar, la gemcitabina è autorizzata anche per il trattamento di altri tumori, come il carcinoma ovarico avanzato, il carcinoma mammario metastatico e il carcinoma polmonare non a piccole cellule.
In notizie recenti sul cancro del pancreas, è stato scoperto un legame con una dieta ricca di grassi e ipercalorica in uno studio su topi, pubblicato nell’ottobre 2013.
Nuove Scoperte e Ricerche 2024
Nel 2024, nuove ricerche hanno ulteriormente confermato l’efficacia della gemcitabina nel trattamento del cancro al pancreas. Un’analisi meta-analitica condotta su diversi studi clinici ha mostrato che l’uso della gemcitabina come terapia adiuvante non solo migliora i tassi di sopravvivenza, ma riduce anche il rischio di recidiva nei pazienti operati. Recenti statistiche indicano che il tasso di sopravvivenza a 5 anni per i pazienti trattati con gemcitabina è aumentato del 15% rispetto ai dati pre-pandemia.
Inoltre, esperimenti clinici hanno esplorato l’abbinamento della gemcitabina con immunoterapie emergenti, mostrando risultati promettenti nel potenziamento della risposta immunitaria contro le cellule tumorali. Questi studi suggeriscono che le combinazioni di trattamento potrebbero rappresentare una nuova frontiera nel trattamento del cancro al pancreas, aprendo la strada a strategie terapeutiche più efficaci e personalizzate.
In conclusione, la ricerca continua a concentrarsi sull’ottimizzazione delle strategie terapeutiche per affrontare il cancro al pancreas, rendendo la gemcitabina un’opzione cruciale nella lotta contro questa malattia devastante.