La natura della relazione tra cannabis e disturbi psichiatrici è stata oggetto di accesi dibattiti per decenni. Un nuovo studio, condotto su topi geneticamente modificati, aggiunge ulteriore carburante a una fiamma già bollente.
La cannabis è, senza dubbio, la droga illecita più comunemente usata sia negli Stati Uniti che a livello globale.
Secondo il National Survey on Drug Use and Health del 2015, 22,2 milioni di persone hanno utilizzato la cannabis nel mese precedente. Inoltre, il Monitoring the Future Study del 2016 ha rivelato che quasi la metà degli studenti di dodicesima ha provato la marijuana almeno una volta nella vita.
A causa della sua diffusione e delle recenti legislazioni che ne influenzano la legalità negli Stati Uniti, la ricerca sui pro e contro della cannabis è ai massimi storici.
Nel corso degli anni, la questione se la cannabis sia collegata a condizioni psichiatriche è stata investigata numerose volte, producendo risultati contrastanti.
Ciò che sembra chiaro è che, se esiste una relazione, è complessa. Una serie di fattori sembra giocare un ruolo cruciale, come l’età in cui la marijuana viene usata per la prima volta, la quantità e la frequenza di consumo, e le vulnerabilità genetiche.
La domanda sulla psicosi-cannabis
Ad oggi, il consenso è che l’uso di cannabis aumenti il rischio di psicosi, anche se, a livello della popolazione, l’effetto è relativamente ridotto. Tuttavia, l’effetto sembra essere più forte negli individui già a rischio, come coloro che hanno una storia familiare di disturbi psicotici o che hanno subito abusi infantili.
Ultimamente, un team di ricercatori dell’Università di Tel Aviv (TAU) in Israele ha lanciato un nuovo studio. I risultati sono stati pubblicati recentemente su una rivista scientifica. In questo studio particolare, è stato utilizzato un modello murino, precisamente un ceppo di topi con un gene mutante DISC-1, predisposti geneticamente allo sviluppo della schizofrenia. Questi topi sono stati suddivisi in quattro gruppi sperimentali:
- topi sensibili esposti al tetraidrocannabinolo (THC), il composto psicoattivo presente nella cannabis
- topi sensibili non esposti al THC
- topi normali esposti al THC
- topi normali non esposti al THC
L’esposizione al THC è avvenuta in un periodo della loro vita corrispondente all’adolescenza umana.
Analisi biochimiche e test comportamentali condotti sugli animali hanno dimostrato che solo i topi geneticamente suscettibili hanno sviluppato cambiamenti correlati alla schizofrenia dopo l’esposizione alla cannabis.
Il Dr. Ran Barzilay, psichiatra infantile e adolescente della Sackler School of Medicine di TAU, ha spiegato: «Lo studio è stato condotto su topi, ma riproduce un quadro clinico della schizofrenia del primo episodio, che si manifesta durante l’adolescenza in prossimità di un uso consistente di cannabis.»
Questo studio conferma le conclusioni di ricerche precedenti: la cannabis ha maggiori probabilità di produrre effetti psichiatrici a lungo termine in individui più suscettibili.
«La nostra ricerca dimostra che la cannabis presenta un rischio differenziale per individui sensibili e non sensibili. In altre parole, i giovani con una predisposizione genetica alla schizofrenia – coloro che hanno disturbi psichiatrici in famiglia – dovrebbero tenere a mente che fumare erba durante l’adolescenza è un rischio significativo», ha affermato il Dr. Barzilay.
Il ruolo del BDNF e dell’ippocampo
In aggiunta allo studio principale, gli scienziati hanno esaminato percorsi potenziali che potrebbero spiegare l’aumento del rischio di schizofrenia associato all’uso di cannabis. Uno dei ricercatori principali, il Prof. Dani Offen, ha esposto la loro teoria: «Un meccanismo protettivo è stato osservato nei topi non suscettibili. Questo meccanismo implica la sovraregolazione di un fattore neurotrofico protettivo, il BDNF [fattore neurotrofico derivato dal cervello], nell’ippocampo.»
L’ippocampo è una regione del cervello cruciale per l’emozione e la memoria. Gli scienziati hanno scoperto differenze anatomiche e funzionali nell’ippocampo di individui affetti da schizofrenia.
Per testare la loro teoria, i ricercatori hanno somministrato BDNF ai topi suscettibili di schizofrenia, scoprendo che l’esposizione al THC non induceva più sintomi psichiatrici. L’introduzione del BDNF ha impedito lo sviluppo della schizofrenia. Normalmente, il BDNF supporta i neuroni esistenti e stimola la crescita di nuove sinapsi e neuroni.
Nel complesso, i risultati dello studio hanno chiare implicazioni per la salute pubblica. Gli autori avvertono che i giovani con una storia familiare di condizioni psichiatriche o che hanno risposto in modo significativo ai farmaci in precedenza dovrebbero essere particolarmente cauti nei confronti della marijuana durante l’adolescenza.
Inoltre, la relazione tra cannabis, schizofrenia e BDNF potrebbe ora essere esplorata per progettare farmaci che riducano le conseguenze negative della cannabis sulla salute psichiatrica.
Poiché questo studio è stato condotto su topi, non chiuderà il dibattito sulla cannabis e le condizioni psichiatriche, e ci sarà bisogno di ulteriori ricerche. Tuttavia, aggiunge ulteriore peso alla teoria che la cannabis aumenta il rischio di sviluppare la schizofrenia in individui particolarmente sensibili.
Nuove Prospettive sulla Ricerca
Negli ultimi anni, la ricerca si è evoluta, evidenziando l’importanza di considerare non solo i fattori genetici, ma anche quelli ambientali e sociali che possono influenzare il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici. Studi recenti hanno mostrato che la combinazione di cannabis con altre sostanze, come alcol e droghe ricreative, può amplificare ulteriormente i rischi psichiatrici.
Inoltre, la crescente legalizzazione della cannabis in vari paesi ha portato a un aumento dell’uso tra i giovani, rendendo cruciale la necessità di campagne di sensibilizzazione sui potenziali rischi. Ricerche recenti indicano anche che la varietà di cannabis e il contenuto di THC possono variare significativamente, il che potrebbe influenzare gli effetti psichiatrici e la suscettibilità individuale.
È fondamentale che i professionisti della salute mentale e i ricercatori continuino a collaborare per raccogliere dati più robusti e completi, che potrebbero portare a linee guida migliori e più informate per l’uso della cannabis tra i gruppi a rischio. Solo attraverso un approccio multidisciplinare possiamo sperare di comprendere appieno le implicazioni della cannabis sulla salute mentale.
Scopri come la schizofrenia e la cannabis possano essere collegate e quali misure possono essere adottate per ridurre i rischi associati all’uso di cannabis.