Un team di ricercatori ha finalmente fatto luce su un’importante questione: perché i pazienti affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) tendono a ricadere circa 12 mesi dopo un trattamento inizialmente efficace? La risposta, come rivelato da uno studio condotto presso l’Università di Medicina di Vienna, sembra risiedere nella formazione di complessi resistenti alla chemioterapia, che si sviluppano da cellule tumorali circolanti inizialmente sensibili.
I risultati sono stati pubblicati su una rivista scientifica di rilievo e offrono nuovi spunti per comprendere la biologia del tumore. Negli Stati Uniti, il cancro del polmone rappresenta circa il 14% di tutti i nuovi tumori diagnosticati. Escludendo il cancro della pelle, è il secondo tumore più comune sia negli uomini che nelle donne: per gli uomini, è secondo solo al cancro alla prostata, mentre per le donne è secondo al tumore al seno.
Ogni anno, più persone muoiono di cancro ai polmoni rispetto ai tumori del colon, della mammella e della prostata messi insieme. Secondo le stime, nel 2017 circa 222.500 persone hanno ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni, con 155.870 decessi attribuiti alla malattia.
Esistono tre principali categorie di cancro ai polmoni: il carcinoma polmonare non a piccole cellule, il carcinoma polmonare a piccole cellule e il tumore carcinoide polmonare.
Cancro Aggressivo che Si Diffonde Rapidamente
Il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC) è il tipo di cancro oggetto di questo studio innovativo. È noto per la sua rapida diffusione e rappresenta circa il 10-15% di tutti i tumori polmonari. I ricercatori sottolineano che la maggior parte dei pazienti con una diagnosi di SCLC è composta da fumatori con una lunga storia di consumo di tabacco.
Quando i pazienti presentano SCLC per la prima volta, i tumori sono spesso già aggressivi e metastatizzati, escludendo quindi la possibilità di intervento chirurgico. Purtroppo, dopo un anno di risposta positiva al trattamento con chemioterapia e radioterapia, molti pazienti ricadono in tumori che si dimostrano resistenti ai farmaci chemioterapici. Questo porta a una prognosi molto sfavorevole, con pochi pazienti che riescono a vivere oltre qualche mese.
«Tumori» Altamente Resistenti
Fino ad ora, era chiaro che la ricaduta era dovuta a tumori che sviluppavano resistenza alla chemioterapia, ma non esisteva una spiegazione biologica precisa. Il nuovo studio rivela che il meccanismo della resistenza è legato alla formazione di aggregati di cellule tumorali circolanti altamente resistenti. Il dott. Gerhard Hamilton, del Dipartimento di Chirurgia, spiega: «Le cellule tumorali circolanti si aggregano per proteggersi dalla chemioterapia, creando una sorta di barriera impenetrabile».
Questi aggregati multicellulari, che il Dr. Hamilton e i suoi colleghi definiscono «tumori», possono includere centinaia di migliaia di cellule e raggiungere dimensioni fino a 2 millimetri di diametro. Queste neoplasie possono risultare fino a otto volte più resistenti ai farmaci chemioterapici rispetto ai tumori originari.
‘Modello Tumorale Unico’
I ricercatori hanno identificato tre fattori chiave che contribuiscono all’aumento della resistenza alla chemioterapia nei tumori. Prima di tutto, la natura aggregata delle cellule tumorali le rende meno accessibili ai farmaci. In secondo luogo, la carenza di ossigeno all’interno dell’aggregato crea condizioni «ipossiche», sfavorevoli alla terapia. Infine, la percentuale di cellule in fase di crescita attiva è significativamente ridotta, il che diminuisce la loro vulnerabilità ai trattamenti.
Questo studio è stato possibile grazie allo sviluppo di sette diverse linee di cellule tumorali circolanti, un’impresa inedita che ha permesso di ottenere un gran numero di cellule necessarie per le analisi. Le linee cellulari sono state isolate da campioni di sangue di pazienti con SCLC avanzato a Vienna.
Gli autori notano che fenomeni simili di resistenza tumorale sono stati osservati in altri tipi di cancro. «La chemio-resistenza universale dovuta alla formazione di grandi cluster non è limitata alla SCLC, ma è stata osservata anche in tumori come il glioblastoma e i tumori neuroectodermici», affermano. «SCLC sembra rappresentare un modello di tumore unico per studiare la complessa interazione tra cellule tumorali circolanti, metastasi e resistenza ai farmaci».
Prospettive per il Futuro della Ricerca
Le implicazioni di queste scoperte sono significative. La comprensione dei meccanismi di resistenza potrebbe aprire la strada a terapie più mirate e efficaci. Attualmente, i ricercatori stanno esplorando nuove strategie per affrontare la formazione di questi aggregati e migliorare l’efficacia delle terapie esistenti. Inoltre, studi futuri potrebbero concentrarsi sulla personalizzazione dei trattamenti in base alle caratteristiche specifiche di ogni paziente. Con ulteriori ricerche, potremmo finalmente arrivare a migliorare le prospettive per i pazienti affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule, un passo fondamentale verso una lotta più efficace contro questa forma di cancro devastante.