Un nuovo studio sui topi suggerisce che il deficit di serotonina potrebbe non giocare un ruolo influente nella depressione come si pensava in precedenza.
Dalla fine degli anni ’80, una teoria popolare ha affermato che l’aumento dei livelli della molecola di segnalazione della serotonina è fondamentale per il trattamento della depressione. Questo approccio al trattamento della depressione è caratterizzato dall’antidepressivo Prozac, che funziona aumentando i livelli di serotonina.
Quando il Prozac fu lanciato negli anni ’80, divenne molto presto un trattamento popolare per la depressione.
Tuttavia, alcuni esperti accreditano la popolarità del Prozac non perché sia più efficace dei precedenti farmaci antidepressivi – come i triciclici, che agiscono bloccando l’assorbimento di serotonina e noradrenalina nel cervello – ma perché ha meno effetti collaterali rispetto ad altri antidepressivi.
A causa dell’uso diffuso di Prozac, anche la teoria che i bassi livelli di serotonina causassero la depressione è aumentata in popolarità.
Ma c’erano solide prove a sostegno di questa teoria? Molti esperti pensano di no. Come ricercatore antidepressivo Alan Frazer, presidente del dipartimento di farmacologia presso l’Università del Texas Health Science Center di San Antonio, raccontato in un servizio del 2012 sulla teoria della serotonina:
«Non penso che ci sia un corpo di dati convincente che qualcuno abbia mai scoperto che la depressione è associata in misura significativa a una perdita di serotonina».
Nello stesso articolo, il dottor Joseph Coyle, professore di neuroscienza presso la Harvard Medical School di Boston, in Massachusetts, ha dichiarato: «Lo squilibrio chimico è una sorta di pensiero dell’ultimo secolo: è molto più complicato di così».
Fatti veloci su serotonina e depressione
- I triciclici furono i primi antidepressivi, sperimentati alla fine degli anni ’50, e iniziarono la teoria che lo squilibrio chimico causava depressione
- Negli anni ’90, Pedro Delgado, presidente del dipartimento di psichiatria dell’Università del Texas, ha condotto uno studio che ha scoperto che l’esaurimento di soggetti umani di serotonina non li ha fatti depresso
- Si dice che la depressione sia la principale causa di disabilità al mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che oltre 350 milioni di persone ne soffrano.
Ora, gli studi dimostrano che il 60-70% dei pazienti depressi non risponde al Prozac o farmaci simili.
Pertanto, i ricercatori dietro il nuovo studio – dal John D. Dingell VA Medical Center e Wayne State University School of Medicine, entrambi a Detroit, MI – volevano vedere quale ruolo, se del caso, la serotonina gioca nella depressione.
Il team ha sviluppato topi che mancavano della capacità di produrre serotonina e hanno utilizzato una varietà di test per indagare se i topi mostravano sintomi di depressione.
I ricercatori hanno scoperto che i topi hanno mostrato maggiore compulsività e aggressività, ma non hanno mostrato sintomi di depressione.
Inoltre, quando messi sotto stress, non c’era alcuna differenza nei comportamenti tra i topi che mancavano di serotonina e un gruppo di controllo di topi normali. Una proporzione simile di topi normali e topi privi di serotonina ha risposto terapeuticamente ai farmaci antidepressivi.
I ricercatori concludono che la serotonina potrebbe non essere un fattore dominante nella depressione, con il rischio che la condizione sia compresa invece di una serie di fattori diversi. I risultati dello studio – che sono pubblicati sulla rivista – potrebbero «alterare drammaticamente» lo sviluppo dei futuri antidepressivi, affermano i ricercatori.
Nuove Prospettive sulla Depressione e la Serotonina
Nel panorama attuale della ricerca sulla salute mentale, è fondamentale considerare che la depressione non è semplicemente il risultato di un singolo fattore chimico nel cervello. Recenti studi hanno dimostrato che fattori come lo stress ambientale, le esperienze traumatiche e le predisposizioni genetiche giocano un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento della depressione. Un’analisi pubblicata nel 2023 ha evidenziato l’importanza di un approccio multidimensionale nel trattamento della depressione, suggerendo che la combinazione di terapie psicologiche e interventi farmacologici possa essere più efficace rispetto all’uso isolato di antidepressivi.
Inoltre, una revisione della letteratura ha messo in luce che le terapie basate sulla mindfulness e sulla meditazione possono migliorare significativamente i sintomi depressivi, conferendo un valore aggiunto alle strategie di trattamento tradizionali. I pazienti che integrano tecniche di rilassamento e consapevolezza nel loro percorso terapeutico hanno riportato miglioramenti significativi nella qualità della vita.
Infine, un’analisi recente ha dimostrato che l’uso di nutraceutici e integratori, come gli acidi grassi omega-3, può offrire un supporto aggiuntivo nella gestione della depressione, contribuendo a migliorare l’umore e la salute mentale complessiva. Questi sviluppi suggeriscono che la comprensione della depressione sta evolvendo e che è essenziale rimanere aggiornati sulle nuove evidenze per garantire un trattamento efficace e personalizzato.