Terapia Genica per l’Emofilia: Risultati Straordinari dalla Ricerca

La ricerca di una cura per la forma più comune di emofilia ha compiuto un significativo progresso grazie ai risultati straordinari di un trial di terapia genica condotto nel Regno Unito.

Campioni di sangue e DNA utilizzati per la terapia genica dell'emofilia

Un rapporto sullo studio, pubblicato di recente, evidenzia come, più di un anno dopo aver ricevuto una singola dose di terapia genica per inserire un gene mancante, i partecipanti con emofilia A abbiano mostrato normali livelli di fattore di coagulazione e significative riduzioni degli episodi emorragici.

«Abbiamo visto risultati strabilianti che hanno di gran lunga superato le nostre aspettative», commenta il coautore dello studio, il Prof. K. John Pasi, direttore del Centro per l’emofilia presso il NHS Trust di Barts Health.

L’emofilia è una malattia genetica ereditaria in cui il sangue non coagula correttamente a causa di un difetto nel gene responsabile della produzione di un fattore di coagulazione.

Maggiore è il deficit del fattore di coagulazione, maggiori sono i rischi di sanguinamenti eccessivi, anche per lesioni minime, fino a sanguinamenti interni spontanei, in particolare nelle articolazioni.

Il sanguinamento articolare può portare a danni progressivi, artrite e dolore cronico. In caso di emorragie cerebrali, il rischio di convulsioni e paralisi aumenta notevolmente, e le emorragie non controllate possono risultare fatali.

La Riparazione di un Difetto Genetico: Verso una Cura per l’Emofilia

L’emofilia colpisce prevalentemente i maschi e si distingue in due forme principali. L’emofilia A, il tipo più comune, è causata dal deficit del fattore VIII, mentre l’emofilia B è dovuta alla carenza del fattore IX.

L’emofilia A è quattro volte più diffusa dell’emofilia B, con un’incidenza di circa 1 su 5.000 maschi. Le stime attuali indicano che ci sono oltre 400.000 persone con emofilia nel mondo, di cui 20.000 negli Stati Uniti e più di 2.000 nel Regno Unito, dove il trial è stato condotto.

Attualmente non esiste una cura definitiva per l’emofilia, sebbene siano disponibili trattamenti efficaci che richiedono iniezioni frequenti per prevenire il sanguinamento.

Durante lo studio, 13 individui con emofilia A provenienti da diverse regioni del Regno Unito hanno ricevuto iniezioni di una copia del gene che codifica per il fattore VIII, la proteina mancante nei soggetti affetti da questa forma di emofilia.

I partecipanti, seguiti per un periodo fino a 19 mesi, sono stati trattati in cinque ospedali: The Royal London, Guys and St Thomas’, Birmingham, Hampshire e Cambridge.

«Risultati Sorprendenti»

I risultati mostrano che, oltre un anno dopo il trattamento, tutti e 13 i pazienti sono stati in grado di interrompere le precedenti terapie e 11 di loro hanno raggiunto livelli normali o quasi normali di fattore di coagulazione.

«Quando abbiamo iniziato,» afferma il Prof. Pasi, «pensavamo che sarebbe stato un successo straordinario mostrare un miglioramento del 5 percento. Vedere invece livelli normali o quasi normali accompagnati da una drastica riduzione del sanguinamento è semplicemente sorprendente.»

In un editoriale correlato, il Dr. H. Marijke van den Berg, del Julius Center for Health Sciences e Primary Care presso l’University Hospital di Utrecht, nei Paesi Bassi, sottolinea l’importanza di questo studio di terapia genica insieme ad un altro condotto su pazienti affetti da emofilia B.

Il Dr. Van den Berg ha affermato recentemente che l’emofilia si sta avvicinando a «un’era in cui i concentrati dei fattori di coagulazione saranno abbondanti e la terapia genica sarà una realtà concreta».

Riguardo al nuovo trattamento, egli osserva che, sebbene «i livelli ottenuti siano impressionanti, la notevole variazione tra i pazienti richiede ulteriori chiarimenti».

Prospettive di «Una Vita Senza Sanguinamenti»

Una delle questioni da chiarire, spiega il Dr. Van den Berg, è se sia possibile prevedere quali pazienti potrebbero rispondere a dosi inferiori e se un «regime precondizionato» possa contribuire a ridurre la dose necessaria.

Inoltre, poiché lo studio ha escluso pazienti il cui sistema immunitario potrebbe rifiutare il virus usato per veicolare il gene correttivo (il vettore AAV), che non avevano una storia di sviluppo di inibitori del fattore VIII e che erano privi di epatite, non è chiaro se il trattamento sarebbe efficace per la maggior parte delle persone con emofilia A.

«Poiché i pazienti reclutati per gli studi attuali dovevano essere AAV-negativi, senza epatite attiva e privi di inibitori, la maggior parte delle persone con emofilia non può ancora beneficiare della terapia genica», sottolinea il Dr. Van den Berg.

Tuttavia, egli suggerisce che se la terapia «potesse essere perfezionata», le persone nate con questa patologia potrebbero aspirare a una «vita senza sanguinamenti» e senza gli effetti collaterali devastanti che ne derivano.

Un’ulteriore importante considerazione del Dr. Van den Berg è che, poiché la terapia genica può «curare» la malattia con un solo trattamento, potrebbe fare una differenza enorme nei paesi in via di sviluppo, dove le persone affette da emofilia non hanno accesso ai prodotti di coagulazione.

«Abbiamo davvero il potenziale per trasformare la vita delle persone con emofilia attraverso un trattamento unico, per coloro che attualmente devono iniettarsi quotidianamente. È davvero entusiasmante!»

Prof. K. John Pasi

Nuove Ricerche nel 2024

Nel 2024, la ricerca sull’emofilia continua a evolversi. Nuovi studi hanno mostrato che l’uso di terapie geniche personalizzate potrebbe migliorare ulteriormente i risultati per coloro che non rispondono ai trattamenti tradizionali. Inoltre, i ricercatori stanno esplorando combinazioni di terapia genica con farmaci innovativi per massimizzare l’efficacia del trattamento e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti.

Statistiche recenti indicano che i tassi di complicazioni associate all’emofilia stanno diminuendo grazie a una maggiore consapevolezza e a migliori pratiche di gestione. Le innovazioni tecnologiche stanno rendendo possibile monitorare i livelli di fattore di coagulazione in tempo reale, permettendo un intervento tempestivo e personalizzato.

In sintesi, mentre i risultati della terapia genica sono promettenti, la comunità scientifica è impegnata a garantire che i benefici siano accessibili a tutti i pazienti con emofilia, indipendentemente dalla loro condizione iniziale. L’anno in corso segnerà probabilmente importanti progressi in questo campo, portando speranza a molti.

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