Un nuovo studio conferma il legame tra l’infiammazione del cervello e la prevalenza di pensieri suicidi in persone con diagnosi di depressione maggiore. Questo è il primo studio nel suo genere a misurare i biomarker rilevanti negli individui viventi, aprendo nuove vie per la comprensione e il trattamento di questa grave condizione.
La depressione maggiore è una condizione mentale estremamente diffusa, con il 6,7% di tutti gli adulti negli Stati Uniti che ha riportato almeno un episodio depressivo grave nel 2014 o nel 2015. Questa statistica rappresenta solo un frammento del problema globale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la depressione è attualmente la principale causa di anni trascorsi con disabilità a livello mondiale, evidenziando l’urgenza di affrontare questa malattia.
Alcune persone diagnosticate con depressione maggiore sperimentano pensieri suicidi, che possono portare a tentativi di suicidio. Negli Stati Uniti, «il suicidio è la decima causa di morte». Ora, i ricercatori si chiedono se l’ideazione suicidaria nelle persone con depressione maggiore possa essere collegata a un’anormale infiammazione del cervello.
Il dott. Peter Talbot e il suo team di ricerca dell’Università di Manchester nel Regno Unito hanno condotto uno studio per testare i livelli di un biomarker associato all’infiammazione cerebrale nei pazienti con diagnosi di depressione clinica.
I risultati degli scienziati sono stati pubblicati in una rivista scientifica di grande prestigio.
«Questo documento è un’aggiunta importante alla visione secondo cui l’infiammazione è una caratteristica della neurobiologia di un sottogruppo di pazienti depressi […] con ideazione suicidaria», afferma il direttore della rivista, il dottor John Krystal.
«Questa osservazione», continua, «è particolarmente importante alla luce delle recenti prove a sostegno di un approccio alla depressione basato sulla medicina personalizzata, vale a dire che i farmaci antinfiammatori possono avere effetti antidepressivi limitati ai pazienti con infiammazione dimostrabile».
Attivazione Microgliale e Suicidalità
Il dott. Talbot e colleghi hanno misurato i livelli di proteina translocator (TSPO) nel cervello di persone con diagnosi di disturbo depressivo maggiore. La TSPO gioca un ruolo cruciale nel sistema immunitario e nella morte cellulare.
Nel cervello, livelli elevati di TSPO attivano la microglia, cellule immunitarie specifiche di questo organo. L’attivazione microgliale è un indicatore di infiammazione cerebrale, e questo è il target che gli scienziati hanno deciso di esplorare.
Per questo studio, hanno lavorato con 14 persone affette da depressione moderata o grave che non stavano assumendo antidepressivi. La tomografia ad emissione di positroni è stata utilizzata per analizzare il cervello dei partecipanti e identificare segni di infiammazione.
Le persone con depressione che stavano vivendo pensieri suicidi hanno mostrato livelli significativamente più elevati di TSPO, associati all’attivazione della microglia e all’indicazione di un’infiammazione cerebrale.
Questo risultato suggerisce che l’infiammazione è legata specificamente all’ideazione suicidaria, e non alla depressione in generale. Questa è la prima volta che questo collegamento è stato confermato in individui viventi. Studi precedenti, come indicato dai ricercatori, avevano ottenuto risultati simili, ma avevano esaminato solo il tessuto cerebrale estratto post-mortem.
«I nostri risultati sono i primi risultati in pazienti depressi viventi a suggerire che questa attivazione microgliale è più significativa in coloro che hanno pensieri suicidi», afferma il dott. Talbot.
L’infiammazione cerebrale è stata notata prevalentemente in una regione chiamata corteccia cingolata anteriore, coinvolta nella cognizione e nei processi emotivi. Questo supporta precedenti scoperte che collegano questa regione del cervello alla depressione e ad altri disturbi dell’umore.
Segni di infiammazione sono stati anche riscontrati, seppur in misura minore, nell’insula (o corteccia insulare), che regola la funzione emotiva, e nella corteccia prefrontale, implicata nei processi cognitivi legati al comportamento.
Il dott. Talbot sottolinea che un altro studio pubblicato nel 2015 dalla dottoressa Elaine Setiawan, dell’Università di Toronto in Canada, ha rivelato legami simili tra l’infiammazione cerebrale e gli eventi depressivi gravi.
«Il campo ora ha due rapporti indipendenti – il nostro studio e un rapporto del 2015 di Setiawan e colleghi a Toronto – che mostrano essenzialmente la stessa cosa: che ci sono prove di infiammazione, e più specificamente dell’attivazione della microglia, nel cervello di pazienti viventi durante un episodio di depressione maggiore.»
Dr. Peter Talbot
Aggiunge che i risultati del presente studio giustificano «ulteriori ricerche sulla questione se i nuovi trattamenti che riducono l’attivazione microgliale possano essere efficaci nella depressione maggiore e nella suicidalità».
Prospettive Future
Alla luce di queste scoperte, è fondamentale continuare a esplorare il legame tra infiammazione e salute mentale. Le ricerche future dovrebbero concentrarsi sull’identificazione di potenziali trattamenti antinfiammatori che potrebbero migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da depressione maggiore, in particolare per coloro che manifestano pensieri suicidi. La comprensione di come l’infiammazione cerebrale possa influenzare il comportamento e l’umore rappresenta un passo cruciale verso nuove strategie terapeutiche.
In sintesi, l’interazione tra il sistema immunitario e la salute mentale è un campo in rapida evoluzione, e queste nuove evidenze puntano a un futuro promettente per la medicina personalizzata nella lotta contro la depressione e il suicidio. Investire nella ricerca e nella formazione in questo settore potrebbe portare a risultati significativi per milioni di persone in tutto il mondo.