I ricercatori del San Francisco University Science Center di San Antonio hanno trovato un modo promettente per curare il diabete di tipo 1 nei topi. La nuova tecnica, che incrementa la secrezione di insulina nel pancreas, è attesa per approdare agli studi clinici sull’uomo nei prossimi 3 anni, con la speranza di rivoluzionare il trattamento di questa patologia.
Il coautore dello studio, il dott. Bruno Doiron, Ph.D., specializzato nella divisione del diabete, ha recentemente condiviso i risultati della ricerca sulla prestigiosa rivista scientifica.
Il diabete di tipo 1 colpisce circa 1,25 milioni di bambini e adulti negli Stati Uniti, con un’esordio che è più comune durante l’infanzia, ma che può insorgere a qualsiasi età. È fondamentale comprendere che, in questa condizione, il sistema immunitario attacca e distrugge le cellule beta produttrici di insulina nel pancreas, il quale è responsabile della regolazione dei livelli di glucosio nel sangue. Questo porta a un innalzamento pericoloso dei livelli di glucosio, creando la necessità di un monitoraggio costante e di terapie quotidiane.
Attualmente non esiste una cura definitiva per il diabete di tipo 1; i pazienti gestiscono la malattia attraverso una dieta rigorosa e l’utilizzo di insulina. Tuttavia, negli ultimi anni, i ricercatori hanno rivolto la loro attenzione verso la sostituzione delle cellule beta come un potenziale metodo per sradicare definitivamente il diabete di tipo 1.
Nel nuovo studio, il Dr. Doiron e il suo team hanno adottato un approccio innovativo attraverso un metodo noto come trasferimento genico, per stimolare altre cellule pancreatiche a produrre insulina.
Grazie a questa tecnica, i ricercatori sono riusciti a curare il diabete di tipo 1 nei topi, avvicinandoci così a una possibile cura per gli esseri umani.
Il Metodo di Trasferimento Genico e la Secrezione Insulinica a Lungo Termine
La tecnica di trasferimento genico – definita rete cellulare, integrazione e elaborazione – prevede l’introduzione di specifici geni nel pancreas, utilizzando un virus come vettore. È interessante notare che nei pazienti affetti da diabete di tipo 1, le cellule beta vengono rifiutate. Utilizzando il trasferimento genico, i nuovi geni introducono una modifica nelle cellule non beta, spingendole a produrre insulina senza effetti collaterali.
«Il pancreas è composto da vari tipi di cellule oltre alle cellule beta. Il nostro approccio mira a modificare queste cellule affinché inizino a secernere insulina in risposta al glucosio, proprio come farebbero le cellule beta,» afferma il co-autore dello studio, Ralph DeFronzo, esperto nella divisione del diabete. «Il risultato è che la secrezione di insulina avviene solo quando il glucosio è presente.»
Dopo aver testato questa innovativa tecnica in modelli murini di diabete di tipo 1, i ricercatori hanno osservato una secrezione insulinica a lungo termine e una corretta regolazione dei livelli di glucosio nel sangue, senza effetti collaterali negativi.
«Abbiamo ottenuto risultati fantastici, curando i topi per un anno senza alcun effetto collaterale. È un risultato inedito. Tuttavia, dato che si tratta di un modello animale, è necessario procedere con cautela. Vogliamo estendere questo approccio a modelli di grandi animali, che presentano una fisiologia endocrina più simile a quella umana,» afferma il Dr. Bruno Doiron, Ph.D.
Un Futuro Promettente per il Diabete di Tipo 2
È importante sottolineare che la terapia di trasferimento genico rilascia insulina solo in risposta ai livelli di zucchero nel sangue, il che potrebbe trasformare i trattamenti attuali per il diabete di tipo 1. «Un problema significativo nel diabete di tipo 1 è l’ipoglicemia, ovvero i livelli troppo bassi di zucchero nel sangue,» spiega il Dr. Doiron. «Il nostro approccio di trasferimento genico è notevole perché le cellule modificate si comportano come le cellule beta, rilasciando insulina solo quando necessario.»
Oltre a rappresentare una potenziale cura per il diabete di tipo 1, i ricercatori affermano che questa strategia potrebbe anche eliminare la necessità di terapia insulinica nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, una condizione in cui il corpo non riesce a utilizzare l’insulina in modo efficace.
Il costo per testare questa tecnica su modelli animali di grandi dimensioni è stimato intorno ai 5 milioni di dollari, ma i ricercatori sono fiduciosi di poter raggiungere questo obiettivo. La loro ambizione è di avviare studi clinici sull’uomo entro i prossimi 3 anni.
Inoltre, è interessante notare che recenti studi suggeriscono che l’assunzione materna di omega-3 potrebbe influenzare significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 nei neonati, aprendo così nuove strade di ricerca e prevenzione.