Nuove Linee Guida sul Diabete di Tipo 2: Obiettivi di Glicemia Rivisti

L’American College of Physicians ha recentemente pubblicato le nuove linee guida riguardanti i livelli desiderati di controllo della glicemia per le persone affette da diabete di tipo 2. Queste raccomandazioni hanno come obiettivo principale la modifica delle attuali pratiche terapeutiche, suggerendo ai medici di mirare a un livello moderato di zucchero nel sangue durante il trattamento dei loro pazienti.

Un medico che effettua un test della glicemia su un paziente

Le stime più recenti indicano che quasi 30 milioni di persone negli Stati Uniti convivono con il diabete di tipo 2, rappresentando oltre il 9% dell’intera popolazione statunitense.

Una volta diagnosticato il diabete di tipo 2, i pazienti vengono spesso invitati a sottoporsi a un test dell’emoglobina glicata (HbA1c) per monitorare i livelli di zucchero nel sangue.

Questo test fornisce una media dei livelli di zucchero nel sangue negli ultimi 2 o 3 mesi, con un punteggio di HbA1c pari al 6,5% che indica la presenza di diabete.

Ai pazienti che presentano un punteggio superiore al 6,5% viene prescritto un trattamento giornaliero con insulina, che possono iniettare autonomamente. Le iniezioni ad azione rapida iniziano a fare effetto entro 5 o 15 minuti, ma la loro durata è limitata a 3-5 ore. Al contrario, le iniezioni ad azione prolungata hanno effetto dopo 1 o 2 ore e durano tra 14 e 24 ore.

Tuttavia, alcuni studi recenti hanno rivelato che il test HbA1c potrebbe essere abusato negli Stati Uniti, suggerendo che test eccessivi possono portare a un trattamento eccessivo dei pazienti con farmaci ipoglicemici.

Questi farmaci, infatti, possono comportare numerosi effetti collaterali, quali disturbi gastrointestinali, ipoglicemia, aumento di peso e persino insufficienza cardiaca congestizia.

Inoltre, come sottolineato da alcuni ricercatori, «un eccesso di test contribuisce al crescente problema dei rifiuti nel settore sanitario e aumenta il carico sui pazienti nella gestione del diabete».

In tale contesto, l’American College of Physicians (ACP) si è proposto di esaminare le linee guida esistenti di diverse organizzazioni e le evidenze disponibili, per aiutare i medici a prendere decisioni più informate e migliori nel trattamento delle persone con diabete di tipo 2.

Queste nuove linee guida sono state pubblicate sulla rivista

Si consiglia un A1C del 7-8 percento

Come spiegano gli ACP, la logica attuale alla base delle raccomandazioni esistenti, che suggeriscono un punteggio del 6,5% o inferiore al 7%, si basa sull’idea che mantenere bassi i livelli di zucchero nel sangue riduca il rischio di complicanze microvascolari nel tempo. Tuttavia, l’ACP ha riscontrato che le evidenze a sostegno di tale riduzione sono «incoerenti».

Il dott. Jack Ende, presidente dell’ACP, afferma: «[La nostra] analisi delle prove dietro le linee guida esistenti ha mostrato che il trattamento con farmaci mirati a un A1C del 7% o inferiore, rispetto a obiettivi intorno all’8%, non riduceva né i decessi né le complicazioni macrovascolari come infarto o ictus, causando però danni significativi».

Continua, dicendo: «Le evidenze dimostrano che per la maggior parte delle persone con diabete di tipo 2, raggiungere un A1C tra il 7 e l’8% rappresenta il miglior equilibrio tra benefici a lungo termine e danni, come episodi di ipoglicemia, carico farmacologico e costi associati».

In aggiunta, l’ACP raccomanda che i pazienti di età pari o superiore a 80 anni o affetti da malattie croniche come demenza, cancro o insufficienza cardiaca congestizia, ricevano un trattamento che si concentri sulla gestione dei sintomi legati ai livelli di zucchero nel sangue, piuttosto che sull’abbassamento dei livelli di HbA1c.

La motivazione è che per questi pazienti, i potenziali effetti collaterali dei farmaci ipoglicemizzanti superano i benefici attesi.

«I risultati degli studi inclusi in tutte le linee guida dimostrano che i risultati di salute non migliorano trattando i livelli di A1C inferiori al 6,5%», spiega il dott. Ende.

«Tuttavia, riducendo gli interventi farmacologici per i pazienti con livelli di A1C persistentemente inferiori al 6,5%,» continua, «si possono mitigare danni inutili, oneri e costi dei farmaci senza compromettere negativamente il rischio di morte, infarti, ictus, insufficienza renale, amputazioni, compromissione visiva o neuropatia dolorosa.»

«Sebbene la dichiarazione di orientamento dell’ACP si concentri sulla terapia farmacologica per controllare i livelli di zucchero nel sangue, un obiettivo di trattamento più basso è appropriato se può essere raggiunto attraverso modifiche nella dieta e nello stile di vita, come esercizio fisico, cambiamenti nutrizionali e perdita di peso.»

Dott. Jack Ende

Nuove Prospettive e Ricerche Recenti

Negli ultimi anni, la ricerca sul diabete di tipo 2 ha fatto progressi significativi. Diverse nuove terapie stanno emergendo, inclusi i farmaci appartenenti alla classe dei GLP-1 e gli SGLT-2, che non solo aiutano nel controllo glicemico, ma mostrano anche benefici cardiovascolari. Un recente studio pubblicato nel 2024 ha evidenziato che i pazienti trattati con questi farmaci presentano una significativa riduzione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori rispetto a quelli trattati con terapie tradizionali.

In aggiunta, la telemedicina sta rivoluzionando l’approccio alla gestione del diabete, consentendo ai pazienti di monitorare e gestire la propria condizione in modo più efficiente e con maggiore comodità. Le piattaforme digitali stanno diventando strumenti preziosi per l’educazione e il supporto nella gestione del diabete, consentendo un’interazione più personalizzata tra medici e pazienti.

Infine, l’importanza dell’alimentazione e dell’esercizio fisico non può essere sottovalutata. Nuove ricerche suggeriscono che un approccio olistico, che combina terapia farmacologica con modifiche dello stile di vita, porta a risultati migliori e a una qualità di vita superiore per i pazienti con diabete di tipo 2. È fondamentale che i pazienti siano informati e supportati nel loro percorso di salute.

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