Due nuovi studi confermano l’ipotesi che il composto psicoattivo trovato nei «funghi magici» possa essere un’opzione terapeutica promettente per la depressione, evitando alcuni degli effetti collaterali degli antidepressivi convenzionali.
In precedenza, abbiamo riportato una serie di ricerche che hanno indicato la psilocibina – la sostanza psicoattiva presente nei «funghi magici» – come un potenziale rimedio efficace per la depressione.
Due di questi studi hanno dimostrato che il composto psicoattivo può ridurre i sentimenti di ansia e depressione in pazienti con tumore avanzato, mentre un altro studio di dimensioni più contenute ha suggerito che il composto potrebbe avere successo dove altre terapie hanno fallito.
Affrontare la depressione può essere estremamente complesso non solo perché alcuni tipi di depressione sono resistenti al trattamento, ma anche a causa degli effetti collaterali indesiderati che accompagnano le terapie attuali.
Uno di questi effetti collaterali frequentemente riportati da chi vive con la depressione è lo «smarrimento emotivo», ossia l’indifferenza o l’apatia che spesso derivano dall’assunzione di antidepressivi.
Un nuovo studio – condotto dai ricercatori dell’Imperial College London (ICL) nel Regno Unito – suggerisce che i funghi magici potrebbero offrire un trattamento per la depressione senza tali effetti collaterali.
La nuova ricerca consiste in due studi, entrambi guidati da Leor Roseman, membro del Psychedelic Research Group di ICL.
I partecipanti si sentivano «emotivamente ricollegati»
Nel primo studio, pubblicato su una rivista di settore, 20 persone con diagnosi di depressione da moderata a grave, che non avevano trovato sollievo nei trattamenti convenzionali, hanno partecipato a due sessioni di dosaggio con il composto di funghi magici.
Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori hanno scansionato il cervello dei partecipanti mentre osservavano immagini di espressioni emotive. Le scansioni sono state effettuate prima e dopo ogni intervento terapeutico.
Per valutare l’impatto del trattamento sulla depressione, tutti i soggetti hanno ricevuto supporto psicologico prima, durante e dopo il trattamento.
Dopo il trattamento, i partecipanti hanno riferito di sentirsi meglio, descrivendosi come «emotivamente ricollegati e accettanti».
Le scansioni fMRI hanno anche rivelato una risposta cerebrale più intensa ai volti emotivi. In particolare, gli scienziati hanno osservato un aumento dell’attività nell’amigdala, una regione del cervello coinvolta nell’elaborazione delle emozioni e frequentemente associata alla depressione. Gli autori dello studio affermano:
«Sulla base dei risultati attuali, suggeriamo che la psilocibina, combinata con supporto psicologico, possa essere un approccio terapeutico che riattiva la reattività emotiva nella depressione, consentendo ai pazienti di riconnettersi con le proprie emozioni».
Roseman commenta le nuove scoperte, affermando che «sono significative perché rivelano cambiamenti biologici dopo la terapia con psilocibina e, più specificamente, suggeriscono che un trattamento emotivo più intenso è cruciale affinché il trattamento funzioni».
Tuttavia, gli autori avvertono che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare con certezza se gli effetti positivi siano attribuibili al composto psicoattivo stesso, al supporto psicologico, o all’interruzione di trattamenti antidepressivi precedenti ai quali i soggetti erano sottoposti prima dello studio.
«Avere un gruppo di controllo sano negli studi futuri sarà utile per rispondere a tali domande», ammette Roseman.
«Esperienza mistica» migliora l’efficacia
Il secondo studio, anch’esso pubblicato su una rivista scientifica, ha esaminato se la qualità dell’esperienza psichedelica fosse correlata al successo del trattamento.
Roseman e colleghi hanno inviato questionari a un altro gruppo di 20 volontari che hanno partecipato a due sessioni di trattamento con psilocibina.
I ricercatori hanno osservato il cosiddetto sentimento di «sconfinamento oceanico», una «esperienza mistica» caratterizzata da sentimenti di unità e da una percezione di assenza di confini tra il sé e l’universo.
Lo studio ha rivelato che maggiore era l’intensità di questa esperienza, migliore era la salute mentale a lungo termine dei partecipanti.
I sintomi depressivi si sono attenuati e i benefici mentali sono perdurati per settimane dopo il trattamento tra coloro che hanno riportato una forte esperienza mistica.
«Il lavoro terapeutico con sostanze psichedeliche potrebbe beneficiare dallo studio di modalità che potenziano l’esperienza mistica e riducono l’ansia, considerando l’evidenza crescente che questo contribuisce all’efficacia del trattamento», concludono gli autori.
Indicazioni per la ricerca futura
I ricercatori pianificano di condurre studi più ampi con un gruppo di controllo sano, in cui gli effetti della psilocibina possano essere confrontati con quelli di un antidepressivo attualmente disponibile.
«Desideriamo anche indagare su come l’amigdala risponda a lungo termine dopo il trattamento», aggiunge Roseman, «ciò ci informerà sugli effetti a lungo termine – rispetto al [primo] studio, che ha esaminato solo 1 giorno dopo la terapia.»
Inoltre, alla luce dei risultati del loro secondo studio, il gruppo raccomanda che le future indagini con sostanze psichedeliche dovrebbero focalizzarsi sull’ottimizzazione dell’aspetto «mistico» dell’esperienza, per massimizzare i benefici terapeutici.