L’assunzione di supplementi di vitamina D non migliora la densità minerale ossea, secondo uno studio che ha coinvolto più di 4.000 adulti sani. Questo dato mette in discussione l’efficacia di tali integrazioni nella prevenzione dell’osteoporosi.
Negli Stati Uniti, quasi la metà degli adulti di età pari o superiore a 50 anni utilizza integratori di vitamina D. Gli autori dello studio concludono che l’uso diffuso di questi supplementi per prevenire l’osteoporosi negli adulti sani risulta inefficace.
Il professor Ian Reid dell’Università di Auckland, Nuova Zelanda, e leader dello studio, spiega:
«La maggior parte degli adulti sani non ha bisogno di supplementi di vitamina D. I nostri dati suggeriscono che indirizzare i supplementi di vitamina D a basso dosaggio solo a individui che potrebbero essere carenti potrebbe liberare risorse sostanziali, utilizzabili in modo più efficace nel settore sanitario».
Il Prof. Reid e i suoi colleghi hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di tutti gli studi randomizzati che hanno esaminato gli effetti dell’integrazione di vitamina D sulla densità minerale ossea negli adulti sani fino a luglio 2012.
Misurazione della densità ossea
Secondo l’American Academy of Orthapedic Surgeons, l’osteoporosi colpisce 10 milioni di persone negli Stati Uniti, con ulteriori 18 milioni a rischio di sviluppare la malattia.
La densità minerale ossea è un indicatore cruciale della resistenza ossea e misura la quantità di minerale osseo presente in vari siti del corpo.
Questa misurazione è stata eseguita in uno dei seguenti cinque siti: colonna vertebrale lombare, collo del femore, anca totale, trocantere e corpo totale. È importante notare che, poiché il trocantere è un componente fondamentale dell’anca totale, i risultati per quest’area sono stati inclusi con quelli dell’anca.
L’analisi dei dati di 23 studi su 4.082 adulti sani (con un’età media di 59 anni) non ha evidenziato alcun effetto significativo per le persone che assumevano vitamina D per un periodo medio di 2 anni, se non per un modesto ma statisticamente significativo aumento della densità ossea (0.8%) al collo del femore.
Gli autori osservano che un effetto così localizzato è improbabile che sia clinicamente significativo.
In conclusione, gli autori dichiarano:
«Questa revisione sistematica offre poche prove di un beneficio complessivo della supplementazione di vitamina D sulla densità ossea. L’uso diffuso di vitamina D per la prevenzione dell’osteoporosi negli adulti che vivono in comunità senza specifici fattori di rischio per la carenza di vitamina D appare inappropriato.»
In un commento correlato, Clifford J. Rosen del Maine Medical Research Institute discute come la nostra comprensione recente della vitamina D supporti queste scoperte. Sottolinea che per le persone con ossa normali e un’adeguata assunzione di calcio, c’è poco o nessun bisogno di supplementazione di vitamina D.
«La supplementazione per prevenire l’osteoporosi negli adulti sani non è giustificata; tuttavia, il mantenimento dei livelli di vitamina D negli anziani, combinato con un’assunzione sufficiente di calcio nella dieta (800-1200 mg al giorno), si dimostra un approccio efficace per la prevenzione delle fratture dell’anca».
Nuove Prospettive sulla Vitamina D nel 2024
Recenti studi del 2023 hanno messo in luce alcuni aspetti innovativi riguardo l’uso della vitamina D non solo nella salute ossea, ma anche nel supporto del sistema immunitario. È emerso che livelli adeguati di vitamina D possono contribuire a una risposta immunitaria più efficiente, specialmente in periodi di maggiore incidenza di infezioni respiratorie.
Inoltre, nuove ricerche hanno evidenziato una correlazione tra vitamina D e salute cardiaca. Diversi studi hanno suggerito che una carenza di vitamina D potrebbe essere associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Pertanto, la discussione sulla supplementazione dovrebbe essere ampliata per includere questi aspetti, soprattutto per le popolazioni a rischio.
Infine, gli esperti raccomandano di monitorare i livelli di vitamina D tramite esami del sangue, piuttosto che affidarsi a integratori generali. Questo approccio permette una personalizzazione della terapia, garantendo che solo coloro che ne hanno realmente bisogno possano trarne beneficio, ottimizzando così l’uso delle risorse sanitarie.