Sepsi Grave Negli Anziani: Impatti Cognitivi e Fisici a Lungo Termine

I pazienti di età superiore ai 65 anni che hanno una sepsi grave presentano un rischio notevolmente aumentato di problemi cognitivi e di funzionamento fisico a lungo termine. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dalla Medical School dell’Università del Michigan, Ann Arbor, pubblicato sulla rivista JAMA (Journal of American Medical Association). Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, circa 750.000 persone ogni anno sviluppano una grave sepsi negli Stati Uniti, e un numero significativo di queste non sopravvive.

La sepsi, nota anche come infezione del flusso sanguigno, si verifica quando batteri, virus, funghi o le loro tossine entrano nel flusso sanguigno, raggiungendo talvolta organi e tessuti. Questa condizione rappresenta una risposta sistemica a un’infezione, potenzialmente fatale, che può causare disfunzione d’organo, amputazioni e morte. Le cause scatenanti possono essere molteplici, inclusi traumi, interventi chirurgici, ustioni o malattie come la polmonite e il cancro.

Gli autori dello studio hanno sottolineato:

Sebbene la sepsi grave rappresenti la causa non cardiaca più comune di malattia critica, l’impatto a lungo termine su funzioni cognitive e fisiche è ancora poco conosciuto.
Theodore J. Iwashyna, M.D., Ph.D. e il suo team si sono proposti di determinare se un episodio di grave sepsi aumenti il rischio di compromissione delle funzioni cognitive e fisiche nei pazienti sopravvissuti. Lo studio ha coinvolto 1.194 pazienti con 1.520 ricoveri per sepsi grave, raccogliendo dati dall’Health and Retirement Study del periodo 1998-2006, che fornisce informazioni rappresentative a livello nazionale sui residenti americani.

Il campione includeva anche 9.223 persone valutate per il loro funzionamento cognitivo e fisico all’inizio dello studio. Di queste, 516 avevano sopravvissuto a un grave episodio di sepsi, mentre 4.517 erano stati ricoverati per altri motivi e avevano superato l’evento. Tutti i partecipanti sono stati seguiti almeno una volta.

Oltre alla valutazione della funzione cognitiva, sono state esaminate anche le ADLs (attività della vita quotidiana) e le IADLs (attività strumentali della vita quotidiana) per le quali i pazienti necessitavano di assistenza.

I sopravvissuti avevano un’età media di 76,9 anni al momento del ricovero.

I risultati hanno rivelato che il rischio di deterioramento cognitivo, da moderato a grave, era 3,3 volte maggiore tra i pazienti sopravvissuti a sepsi grave rispetto a quelli ricoverati per altre patologie.

Per coloro che presentavano limitazioni funzionali preesistenti, lievi o moderate, si sono aggiunti 1,5 nuovi limiti funzionali per ogni episodio di sepsi.

Al contrario, i pazienti ricoverati per motivi non correlati alla sepsi non hanno mostrato un incremento del rischio di sviluppare disturbi cognitivi da moderati a gravi.

Gli autori hanno concluso:

Il declino cognitivo e funzionale di tale entità osservato dopo un episodio di sepsi grave è associato a un aumento significativo nel tempo del coinvolgimento dei caregiver, ricoveri in strutture assistenziali, depressione e mortalità. Questi dati indicano che il peso della sopravvivenza alla sepsi rappresenta un problema di salute pubblica sostanziale e sottovalutato, con importanti conseguenze per i pazienti, le loro famiglie e il sistema sanitario.
Gli autori stimano che la sepsi grave tra gli anziani in America contribuisca annualmente con circa 20.000 nuovi casi di compromissione cognitiva da moderata a grave.

I ricercatori hanno aggiunto:

Di conseguenza, un episodio di grave sepsi, anche se superato, può rappresentare un evento sentinella nella vita dei pazienti e delle loro famiglie, comportando disabilità nuove e spesso persistenti, in alcuni casi simili alla demenza.

La ricerca futura volgerà l’attenzione verso l’identificazione dei meccanismi che collegano la sepsi al deterioramento cognitivo e alla disabilità funzionale, nonché sugli interventi volti a prevenire o rallentare tali cali. Questo è particolarmente cruciale, considerando l’invecchiamento della popolazione.

Nuove Scoperte e Prospettive Future

Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha intensificato gli sforzi per comprendere meglio le conseguenze a lungo termine della sepsi. Studi recenti hanno dimostrato che i pazienti anziani che sopravvivono a episodi di sepsi grave presentano una maggiore incidenza di demenza e altri disturbi neurocognitivi, suggerendo che la sepsi possa avere effetti devastanti sul cervello.

Ad esempio, una ricerca pubblicata nel 2023 ha evidenziato che il 30% dei sopravvissuti alla sepsi grave ha mostrato segni di deterioramento cognitivo entro sei mesi dal ricovero, una percentuale ben più alta rispetto alla popolazione generale della stessa fascia d’età. Inoltre, è emerso che il supporto post-ospedaliero e le terapie riabilitative mirate possono svolgere un ruolo cruciale nel migliorare gli esiti funzionali e cognitivi, riducendo il rischio di disabilità a lungo termine.

È fondamentale, quindi, che i medici e i caregiver siano consapevoli di questi rischi e sviluppino piani di cura personalizzati per affrontare le esigenze specifiche di questi pazienti. La sensibilizzazione sui rischi associati alla sepsi e l’importanza di un follow-up adeguato possono fare la differenza nella vita di molti anziani sopravvissuti a questa condizione critica.

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