Chirurgia Valvolare e Mortalità nei Pazienti con Endocardite Infettiva

Secondo un’indagine pubblicata nel numero di JAMA del 23 e 30 novembre, circa due terzi degli individui affetti da scompenso cardiaco e endocardite infettiva ricevono interventi di chirurgia valvolare, i quali sono associati a una notevole diminuzione del rischio di morte sia in ospedale che a un anno dall’intervento. L’endocardite infettiva rappresenta un’infezione del rivestimento del cuore che può coinvolgere le valvole cardiache.

Le informazioni di background nel report indicano:

«L’endocardite infettiva è associata a morbilità e mortalità significative. Diversi studi pubblicati hanno riportato tassi di mortalità ospedaliera che variano dal 15% al 20%, con una mortalità a un anno che può raggiungere il 40%. Negli Stati Uniti, si diagnosticano circa 15.000 nuovi casi di endocardite infettiva ogni anno. Numerose complicanze contribuiscono agli alti tassi di morbilità e mortalità, in particolare nei pazienti con insufficienza cardiaca (HF), che si verifica in circa il 40% dei casi.»
Il rischio di morte per endocardite infettiva complicata da insufficienza cardiaca può essere significativamente ridotto attraverso la chirurgia valvolare, come evidenziato in studi precedenti. Tale procedura è fortemente raccomandata dall’American College of Cardiology, dall’American Heart Association e dalla European Society of Cardiology.

Todd Kiefer, M.D., Ph.D., del Duke University Medical Center di Durham, California, e il suo team hanno condotto un’indagine per analizzare le variabili microbiologiche, cliniche ed ecocardiografiche associate allo sviluppo dell’insufficienza cardiaca in soggetti con endocardite infettiva.

Il team ha anche esaminato le variabili correlate ai tassi di mortalità in ospedale e a un anno, inclusi l’uso e gli effetti dell’intervento sugli esiti. Lo studio, condotto in 61 centri in 28 paesi, ha coinvolto 4.166 pazienti con endocardite infettiva da valvola nativa o protesica tra giugno 2000 e dicembre 2006.

Dei 4.075 partecipanti con endocardite infettiva e noto stato di insufficienza cardiaca, 1.359 (33,4%) hanno presentato insufficienza cardiaca. Il 66,7% (906 pazienti) è stato classificato come avente uno stato sintomatico di classe III secondo la classificazione della cardiochirurgia (che indica un grado maggiore di limitazione e sintomi durante l’attività fisica). Di questi, 839 (61,7%) pazienti con insufficienza cardiaca sono stati sottoposti a chirurgia valvolare durante il ricovero per l’episodio indice. Il team ha scoperto che, per l’intera coorte di pazienti con insufficienza cardiaca, la mortalità intra-ospedaliera era del 29,7%. Una mortalità significativamente più bassa è stata osservata nei soggetti sottoposti a chirurgia valvolare (20,6%) rispetto ai pazienti trattati solo con terapia medica (44,8%). Inoltre, i ricercatori hanno rilevato che la mortalità a un anno era del 29,1% nei pazienti sottoposti a procedura chirurgica, rispetto al 58,4% in quelli che ricevevano solo terapia medica.

I fattori indipendenti associati alla mortalità a un anno includono:

  • Diabete
  • Età avanzata
  • Infezione associata all’assistenza sanitaria
  • Insufficienza renale
  • Ictus
  • Complicazioni paravalvolari
  • Microrganismi causali (Staphylococcus aureus o funghi)
  • Grave insufficienza cardiaca (classi III o IV della New York Heart Association)

Una mortalità inferiore è risultata correlata all’esecuzione della chirurgia valvolare durante il ricovero iniziale.

Gli autori dello studio sottolineano che quasi un terzo degli individui con scompenso cardiaco e alta propensione chirurgica non sottoposti a intervento evidenzia l’urgenza di una gestione multidisciplinare e conforme alle linee guida per l’endocardite infettiva.

Affermano:

«Un miglior riconoscimento dell’insufficienza cardiaca e l’implementazione di sistemi istituzionali che promuovano un trattamento adeguato per l’endocardite infettiva potrebbero aumentare il tasso di chirurgia per questa indicazione.

Sono necessari ulteriori studi per stratificare meglio i pazienti con endocardite infettiva e insufficienza cardiaca e ottimizzare l’uso della chirurgia per questa grave condizione.»

Prospettive Recenti e Ricerche Future

Nel 2024, la ricerca sull’endocardite infettiva continua a evolversi, con un focus crescente sull’importanza della diagnosi precoce e della gestione tempestiva. Recenti studi hanno evidenziato come un intervento chirurgico precoce possa migliorare gli esiti nei pazienti ad alto rischio, suggerendo che la tempestività dell’intervento è cruciale. Inoltre, l’analisi dei dati epidemiologici ha messo in luce un aumento dell’incidenza di endocardite infettiva, soprattutto nei pazienti immunocompromessi e in quelli con dispositivi cardiaci impiantabili.

Le nuove linee guida raccomandano anche l’uso di strategie multidisciplinari per la gestione dei pazienti, integrando cardiologi, microbiologi e chirurghi in un approccio collaborativo. È fondamentale, quindi, che i professionisti della salute siano consapevoli delle ultime evidenze e pratiche raccomandate per migliorare la prognosi dei pazienti con endocardite infettiva e insufficienza cardiaca. La continua raccolta di dati e l’analisi delle complicanze post-operatorie rimangono essenziali per ottimizzare gli esiti clinici e ridurre la mortalità in questa popolazione vulnerabile.

Scritto da Grace Rattue

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