Ricerche recenti condotte dalla Mayo Clinic hanno identificato un microbo intestinale con potenziale terapeutico per le malattie autoimmuni, compresa la sclerosi multipla (SM). Questi risultati affascinanti sono stati pubblicati questa settimana su una prestigiosa rivista scientifica.
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune che si verifica quando il sistema immunitario attacca erroneamente la mielina, il rivestimento protettivo dei nervi. La mielina svolge un ruolo cruciale nella protezione dei nervi e nell’accelerazione della trasmissione dei segnali nervosi. La sua perdita compromette gravemente la comunicazione tra il cervello e il resto del corpo.
I sintomi della SM possono variare notevolmente e includono intorpidimento o debolezza, visione doppia, difficoltà di parola, problemi di coordinazione, difficoltà a camminare e, in alcuni casi, paralisi. Questi sintomi tendono a manifestarsi a ondate, aggravandosi durante gli attacchi e successivamente diminuendo.
Attualmente non esiste una cura definitiva per la SM; i trattamenti sono focalizzati principalmente sull’accelerazione del recupero dagli attacchi, sulla gestione dei sintomi e sul rallentamento della progressione della malattia.
Batteri intestinali e Sclerosi Multipla
Il nostro intestino è un ecosistema ricco di microrganismi. Infatti, i ricercatori stimano che il numero di batteri nel nostro intestino sia pari al numero delle cellule nel nostro corpo. Nel tempo, questi microrganismi sono diventati componenti essenziali per il funzionamento del nostro organismo, ma il loro ruolo nella salute e nelle malattie è ancora oggetto di studio.
Le malattie autoimmuni sono in aumento nei paesi sviluppati, attirando l’attenzione della comunità scientifica. In particolare, il ruolo dei batteri intestinali nella modulazione di queste malattie è di grande interesse.
Le differenze nei microbi intestinali tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo sono ancora poco comprese, ma potrebbero essere attribuibili a vari fattori, come la diminuzione dell’esposizione a parassiti, le diete occidentali e l’aumento dell’uso di antibiotici.
Data la natura infiammatoria della SM, i ricercatori si sono chiesti se modificare il microbioma intestinale potesse influenzare la progressione della malattia. È possibile reintrodurre un ceppo di batteri o un probiotico in grado di alterare il microbioma e migliorare i sintomi della SM?
Per rispondere a questa domanda, un team di ricercatori della Mayo Clinic, con sede a Rochester, MN, ha studiato tre ceppi di batteri. Hanno coltivato batteri intestinali umani e li hanno testati su un modello murino di sclerosi multipla.
Risultati dello Studio
Dei tre ceppi analizzati, uno specifico ha dimostrato di sopprimere efficacemente i sintomi nei topi. In particolare, ha ridotto i livelli di due tipi di cellule pro-infiammatorie, note come citochine. Al contrario, ha aumentato il numero di cellule immunitarie protettive, compresi i dendriti, le cellule T e un tipo di macrofagi. Di conseguenza, sia l’infiammazione che la demielinizzazione sono risultate ridotte, suscitando entusiasmo ma anche cautela tra i ricercatori.
«Questa è una scoperta preliminare, ma apre la strada a ulteriori studi. Se riuscissimo a utilizzare i microbi presenti nel nostro corpo per trattare malattie al di là del semplice intestino, potremmo essere all’inizio di una nuova era nella medicina», ha affermato il Dr. Joseph Murray, autore senior dello studio.
L’idea di utilizzare i microbi come farmaci, abbreviato dal Dr. Murray in «brugs», rappresenterebbe un passo significativo nel trattamento della SM. Trattare una condizione complessa come questa in modo semplice ed economico sarebbe un vero cambiamento di paradigma.
Le scoperte attuali si sommano a studi recenti su pazienti con SM, che hanno mostrato livelli inferiori di certi batteri benefici. Inoltre, è stato osservato che l’assunzione di farmaci per la SM aumenta i livelli di questi batteri. Un altro aspetto interessante è che le diete occidentali sembrano ridurre la presenza di questi batteri, mentre una dieta ricca di fibre sembra favorirne l’abbondanza, suggerendo possibili strategie dietetiche per migliorare la salute intestinale.
Sebbene questo studio si concentri sulla sclerosi multipla, le implicazioni delle sue scoperte potrebbero estendersi ad altre malattie autoimmuni e a diversi sistemi nervosi. Come afferma Ashutosh Mangalam, Ph.D., primo autore dello studio, «[…] non si tratta solo di SM, poiché questo potrebbe avere effetti simili su altre patologie».
In conclusione, i batteri intestinali sono al centro dell’attenzione scientifica; il loro ruolo nella salute e nelle malattie è oggetto di ricerche continue. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare, l’interesse crescente e il potenziale per scoperte innovative promettono di portare a sviluppi significativi nel prossimo futuro.