Se osserviamo le evidenze finora da una prospettiva innovativa, un virologo del St George’s Hospital, Università di Londra, sostiene che i raggi UV del sole potrebbero inattivare il virus della varicella sulla pelle prima che possa trasmettersi a un’altra persona. Questo potrebbe spiegare perché la malattia si diffonde meno facilmente nei paesi tropicali. Il dottor Phil Rice ha dichiarato alla stampa la settimana scorsa di sperare che le sue scoperte portino a nuovi approcci per prevenire la varicella e la sua forma più severa, il fuoco di Sant’Antonio.
L’idea che i raggi ultravioletti (UV) possano inattivare i virus non è affatto nuova, ma questa è la prima volta che tali conclusioni definitive vengono fatte in relazione al virus della varicella-zoster, responsabile della varicella e dell’herpes zoster.
Nel suo studio pubblicato all’inizio di quest’anno su Virology Journal, Rice ha dimostrato che la varicella è significativamente meno comune in alcune parti del mondo con alti livelli di raggi UV rispetto a quelle dove i livelli sono più bassi. Inoltre, ha evidenziato come nelle aree temperate si registrino picchi della malattia durante l’inverno e la primavera, quando i raggi UV sono al loro minimo.
Questi risultati mettono in discussione l’opinione diffusa secondo cui le differenze geografiche nella diffusione della varicella sarebbero causate da altri fattori, come la densità della popolazione, il clima, l’umidità, o l’infezione da altri virus che proteggerebbero dalla varicella-zoster.
Per la sua indagine, Rice ha esaminato i dati di 25 studi sulla prevalenza del virus varicella-zoster, analizzando modelli in diverse regioni temperate e tropicali del mondo.
Ha esaminato i modelli in relazione a una serie di variabili climatiche per identificare quella maggiormente correlata. Dopo aver escluso altri fattori, ha scoperto che i raggi UV erano l’unica variabile fortemente legata ai modelli di infezione in tutte le regioni studiate.
Rice ha affermato:
«Nessuno aveva preso in considerazione l’UV come un fattore prima, ma quando ho analizzato gli studi epidemiologici, ho notato una buona correlazione tra latitudine globale e presenza del virus».
Ciò che ha contribuito a convincerlo è stato il fatto che ogni anomalia nei dati aveva una spiegazione plausibile. Ad esempio, in India e Sri Lanka, si osservano picchi di varicella durante la stagione calda, secca e soleggiata. All’inizio, ci si potrebbe aspettare che i livelli di raggi UV siano più intensi, smentendo così il collegamento, ma non è questo il caso:
«… I raggi UV sono in realtà molto più bassi durante la stagione secca rispetto al periodo dei monsoni: nella stagione secca, l’inquinamento atmosferico riflette i raggi UV nello spazio prima di raggiungerci, mentre durante i monsoni, le piogge rimuovono l’inquinamento, permettendo ai raggi UV di passare», ha spiegato.
Le scoperte di Rice suggeriscono anche perché si siano evoluti due diversi genotipi del virus della varicella-zoster: uno per le climi temperate e uno per i tropici.
Ha scoperto che il genotipo prevalente nelle regioni temperate si diffonde solamente quando la radiazione UV viene attenuata o bloccata. Ad esempio, si diffonde all’interno, ma non all’esterno.
Al contrario, il genotipo che si diffonde nei tropici sembra essere capace di farlo nonostante la presenza di alcuni raggi UV. Rice ritiene che il genotipo tropicale abbia mantenuto la resistenza ai raggi UV, mentre questa resistenza è stata persa da quello temperato, il quale è stato soppiantato da quello tropicale nel tempo.
È interessante notare che i virus non sopravvivono a lungo perdendo un vantaggio, a meno che non siano disposti a «sacrificare» qualcosa per un guadagno più elevato. Rice sottolinea che i virus temperati hanno scambiato la resistenza ai raggi UV per la maggiore opportunità di riattivarsi più facilmente, il che si verifica con le recidive.
«Il virus può avere solo uno di questi vantaggi in termini di sopravvivenza, non entrambi. Questo potrebbe spiegare perché l’herpes zoster sembra essere molto meno comune nelle persone dei tropici e perché il virus temperato si riattiva più facilmente del tipo tropicale», ha concluso.
Il vaccino attuale contro la varicella è stato sviluppato negli anni ’70, prima che fosse chiaro che esistono due genotipi del virus varicella-zoster.
Rice crede che queste scoperte aiuteranno a scoprire nuovi trattamenti per la varicella e l’herpes zoster, e che sia necessaria una maggiore ricerca per determinare i meccanismi sottostanti attraverso i quali le radiazioni UV influenzano il virus.
Chiunque abbia contratto la varicella può sviluppare l’herpes zoster, una condizione dolorosa che si manifesta come un’eruzione cutanea lungo una fascia di pelle innervata dal nervo infettato dal virus. Si stima che circa una persona su cinque che ha avuto la varicella svilupperà l’herpes zoster nella propria vita; spesso scatenato da malattia o stress, questa condizione è più comune dopo i 50 anni, quando il sistema immunitario, che normalmente controlla il virus, inizia a indebolirsi.
Scritto da Catharine Paddock PhD
Nuove Prospettive sulla Varicella e l’Herpes Zoster nel 2024
Negli ultimi anni, la ricerca sulla varicella e l’herpes zoster ha fatto significativi progressi. Recenti studi clinici hanno rivelato che l’incidenza dell’herpes zoster sta aumentando, specialmente tra le popolazioni più anziane, sollevando preoccupazioni sulla necessità di strategie preventive più efficaci. Secondo i dati del CDC, si stima che circa 1 milione di casi di herpes zoster si verifichino ogni anno negli Stati Uniti, con un aumento del 30% rispetto agli anni precedenti.
Inoltre, un interessante studio pubblicato nel 2024 ha suggerito che l’immunizzazione contro la varicella potrebbe ridurre significativamente il rischio di herpes zoster. I ricercatori hanno scoperto che le persone vaccinate hanno una probabilità ridotta di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio rispetto a coloro che non sono stati vaccinati, evidenziando l’importanza della vaccinazione nella prevenzione delle complicanze correlate.
Infine, l’analisi dei dati epidemiologici continua a suggerire che la variabilità geografica nella diffusione del virus potrebbe essere ulteriormente influenzata dai cambiamenti climatici. Le fluttuazioni nei livelli di raggi UV dovute a fattori ambientali potrebbero alterare il panorama della diffusione del virus in tutto il mondo. È fondamentale che i professionisti della salute pubblica continuino a monitorare queste tendenze e a sviluppare politiche mirate per affrontare efficacemente la varicella e l’herpes zoster.