La carenza di vitamina D è stata collegata a un aumentato rischio di asma, cancro e dolore cronico, tra le altre condizioni. Tuttavia, un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università della Georgia associa bassi livelli di vitamina D a un maggiore rischio di disturbi affettivi stagionali (SAD).
Il gruppo di ricerca, guidato da Alan Stewart del College of Education presso l’Università della Georgia, ha pubblicato i risultati sulla rivista specializzata.
Il disturbo affettivo stagionale (SAD) è una forma di depressione che di solito inizia in autunno e continua per tutto l’inverno, colpendo fino al 10% della popolazione statunitense. I sintomi includono sentimenti di tristezza o ansia, affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità e un senso di colpa e disperazione.
Sebbene la causa esatta del SAD non sia del tutto chiara, numerosi studi suggeriscono che la condizione potrebbe essere scatenata dalla mancanza di luce solare. Infatti, il SAD è più comune tra le persone che vivono ad alte latitudini o in aree con un clima nuvoloso.
Una delle ipotesi riguardo al SAD è che la ridotta esposizione alla luce solare interferisca con l’orologio biologico del corpo, il quale regola l’umore, il sonno e gli ormoni. Un’altra teoria è che la mancanza di luce solare provochi uno squilibrio nei neurotrasmettitori, come dopamina e serotonina, che influenzano l’umore.
Un legame tra carenza di vitamina D e depressione è «logico»
Nel recente studio, Stewart e i suoi colleghi propongono che la carenza di vitamina D possa essere alla base di tutte le teorie riguardanti il SAD.
Fatti veloci su SAD
- L’insorgenza di SAD è più comune all’inizio dell’età adulta.
- Circa il 75% delle persone con SAD sono donne.
- I trattamenti per il SAD includono antidepressivi, terapia della luce o una combinazione di entrambi.
«Noi ipotizziamo che, invece di funzionare principalmente come un fattore diretto nell’eziologia del SAD, la vitamina D svolga un ruolo più fondamentale e regolativo, potenziando i meccanismi associati ai fattori depressivi e stagionali», affermano i ricercatori.
In primo luogo, i ricercatori notano che i livelli di vitamina D nel corpo fluttuano con le stagioni, in risposta alla luce solare disponibile.
«Ad esempio,» afferma Stewart, «gli studi dimostrano che vi è un ritardo di circa 8 settimane tra il picco di intensità della radiazione ultravioletta (UV) e l’insorgenza del SAD, correlato al tempo necessario per l’elaborazione della radiazione UV dal corpo in vitamina D.»
Il coautore Michael Kimlin, della Queensland University of Technology in Australia, sottolinea che la vitamina D gioca anche un ruolo nella sintesi della dopamina e della serotonina, osservando che ricerche precedenti hanno associato bassi livelli di questi neurotrasmettitori alla depressione.
«Pertanto,» aggiunge, «è logico pensare che ci possa essere una relazione tra bassi livelli di vitamina D e sintomi depressivi, e studi hanno anche rilevato che i pazienti depressi presentano comunemente livelli più bassi di vitamina D.»
Inoltre, i ricercatori ritengono che vi sia un legame tra la pigmentazione della pelle e i livelli di vitamina D, che possono influenzare il rischio di sviluppare il SAD. Gli studi hanno dimostrato che le persone con una pigmentazione della pelle più scura sono a maggior rischio di carenza di vitamina D, e se questi individui si trasferiscono in regioni ad alta latitudine, potrebbero avere una maggiore probabilità di sviluppare il SAD.
Commentando le loro teorie, Kimlin afferma: «Quello che sappiamo ora è che ci sono forti indicazioni che mantenere adeguati livelli di vitamina D sia importante anche per la salute mentale: bastano pochi minuti di esposizione alla luce solare ogni giorno per la maggior parte delle persone per mantenere uno stato adeguato di vitamina D».
Vitamina D e schizofrenia
Questo non è il primo studio ad associare la carenza di vitamina D a condizioni di salute mentale. A luglio, uno studio ha suggerito che bassi livelli di vitamina D possano aumentare il rischio di schizofrenia.
Ahmad Esmaillzadeh, PhD, dell’Isfahan University of Medical Sciences in Iran, e colleghi hanno scoperto che i partecipanti con deficit di vitamina D avevano 2,16 volte più probabilità di sviluppare schizofrenia rispetto a coloro con livelli normali di vitamina D.
«I nostri risultati supportano l’idea che la vitamina D possa avere un impatto significativo sulla salute psichiatrica,» ha dichiarato Esmaillzadeh. «Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare come il crescente problema della carenza di vitamina D possa influire sulla nostra salute generale.»
Prospettive recenti sulla vitamina D e la salute mentale
Negli ultimi anni, la ricerca sulla vitamina D ha preso slancio, evidenziando l’importanza di questa vitamina non solo per la salute fisica, ma anche per quella mentale. Studi recenti suggeriscono che la supplementazione con vitamina D possa migliorare i sintomi di depressione in alcuni pazienti, specialmente durante i mesi invernali quando i livelli di esposizione al sole sono ridotti. Inoltre, la combinazione di terapia della luce e integrazione di vitamina D si sta rivelando promettente nel trattamento dei disturbi affettivi stagionali.
In conclusione, mantenere livelli adeguati di vitamina D potrebbe essere un aspetto cruciale per la prevenzione e il trattamento dei disturbi affettivi stagionali e di altre condizioni di salute mentale. Pertanto, è fondamentale che i professionisti della salute considerino la valutazione dei livelli di vitamina D nei pazienti con sintomi depressivi, in modo da offrire un approccio di trattamento più completo e personalizzato.