La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è il disturbo gastroenterologico più comune negli Stati Uniti. Recentemente, è emerso un metodo innovativo per diagnosticarla attraverso soli due esami del sangue, portando a una diagnosi precoce per milioni di persone affette. Questo cambiamento rappresenta un grande passo avanti nella gestione di una condizione spesso debilitante.
Fino a poco tempo fa, l’IBS veniva diagnosticata solo dopo un lungo e complicato processo di esclusione di altre condizioni, che spesso prevedeva procedure invasive come colonscopie e sigmoidoscopie. Questo approccio non solo era dispendioso in termini di tempo, ma anche emotivamente gravoso per i pazienti.
Il dott. Mark Pimentel, gastroenterologo presso il Cedars-Sinai di Los Angeles, ha sviluppato questi test. Egli sottolinea che, fino ad ora, non esistevano test definitivi per l’IBS, costringendo i pazienti a vagare da un medico all’altro, ripetendo test e procedure prima di ottenere una diagnosi affidabile.
«Una diagnosi precoce consente ai pazienti di evitare anni di test invasivi e visite a specialisti, che spesso lasciano più domande che risposte», afferma il dott. Pimentel. «Con questi nuovi esami del sangue, molti pazienti possono ora accedere direttamente alla terapia per la loro condizione.»
Si stima che circa il 10% della popolazione globale soffra di IBS, con una prevalenza del 10-15% negli Stati Uniti. I sintomi variano notevolmente e comprendono dolore addominale, gonfiore e attacchi alternati di diarrea e stitichezza, causando stress e affaticamento nei pazienti.
«Immagina un paziente che si sveglia al mattino e non sa quando avrà un movimento intestinale, se sarà diarrea o costipazione», dice il dott. Pimentel. «Andando a cena con gli amici o partecipando a una riunione, l’incertezza è traumatica e imprevedibile.»
I test, sviluppati dal dott. Pimentel in otto anni, identificano l’IBS riconoscendo la presenza di anticorpi specifici – anti-Cdtb e anti-vinculin – che reagiscono alle tossine associate all’intossicazione alimentare. Queste tossine, prodotte da batteri come la salmonella, danneggiano i nervi essenziali per il corretto funzionamento intestinale.
I test rilevano biomarker con una precisione superiore al 90%
Per validare l’accuratezza degli esami del sangue, il dott. Pimentel e il suo team hanno analizzato quasi 3.000 persone di età compresa tra 18 e 65 anni, confrontando i pazienti con IBS con quelli affetti da malattie infiammatorie intestinali, celiachia o senza patologie gastrointestinali.
I ricercatori hanno scoperto che gli esami del sangue hanno identificato con successo gli anticorpi anti-Cdtb e anti-vinculin con una precisione superiore al 90%. Questi anticorpi erano significativamente elevati nei partecipanti con IBS rispetto a quelli senza la condizione.
Pertanto, gli autori affermano che questi biomarcatori possono essere particolarmente utili per distinguere l’IBS dalla malattia infiammatoria intestinale durante la diagnosi di diarrea cronica.
Tuttavia, gli autori riconoscono che i nuovi test presentano una specificità inferiore per l’identificazione dell’IBS rispetto alla celiachia; propongono di risolvere questo problema testando gli anticorpi contro la celiachia insieme agli esami per l’IBS.
Lo studio è stato pubblicato e il dott. Pimentel ha presentato i risultati alla Digestive Disease Week 2015 a Washington, DC.
«Per i 40 milioni di americani affetti da IBS, ora esiste un test che afferma ‘Hai IBS, è reale, è una malattia organica e non è solo psicologica’, permettendo loro di accedere direttamente alla terapia o, almeno, di ricevere una risposta», conclude il dott. Pimentel.
A novembre, ha riportato le nuove linee guida pubblicate dall’American Gastroenterological Association per l’IBS. Lo scopo del documento è semplificare per i pazienti e i loro medici la selezione dei farmaci più appropriati in base ai sintomi specifici.
Nuove Scoperte e Prospettive per il 2024
Nel 2024, la ricerca sull’IBS ha fatto ulteriori progressi, con studi che evidenziano l’importanza di un approccio multidisciplinare nella gestione della condizione. Recenti indagini hanno dimostrato che oltre il 70% dei pazienti ha riportato miglioramenti significativi nei sintomi quando hanno combinato terapie farmacologiche con modifiche dietetiche e supporto psicologico. Inoltre, l’uso di probiotici specifici ha mostrato risultati promettenti nella regolazione della flora intestinale, contribuendo a una riduzione dei sintomi.
Uno studio recente ha anche suggerito che la personalizzazione del trattamento in base al profilo genetico del paziente potrebbe migliorare ulteriormente i risultati. Questo approccio innovativo potrebbe aprire nuove strade per la gestione dell’IBS e garantire un trattamento più efficace e mirato. Le prospettive future per i pazienti con IBS sono quindi sempre più ottimistiche, grazie a queste nuove scoperte e all’evoluzione continua della ricerca.