La Proteina CD52 e la Possibile Reversibilità del Diabete di Tipo 1

Un professore di Melbourne, in Australia, è in missione per trovare una cura per il diabete di tipo 1 e crede che la chiave, o almeno una parte della soluzione, risieda nella proteina immunosoppressore chiamata CD52. Se questa scoperta si dimostrerà efficace per il diabete di tipo 1, potrebbe avere applicazioni anche per altre malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide, dove il sistema immunitario, in uno stato di disfunzione, inizia a attaccare il tessuto sano del corpo.In uno studio pubblicato di recente su Nature Immunology, il ricercatore sul diabete e professore Len Harrison, insieme ai suoi colleghi del Walter and Eliza Hall Institute, avanzano l’ipotesi che il CD52, una proteina che naturalmente regola la risposta del sistema immunitario, potrebbe essere utilizzata per fermare o persino invertire il diabete di tipo 1 nelle sue fasi iniziali, prima che tutte le cellule produttrici di insulina vengano distrutte.In una dichiarazione ai media, Harrison afferma: «La soppressione immunitaria da parte del CD52 è un meccanismo precedentemente sconosciuto che l’organismo utilizza per autoregolarsi e proteggersi da risposte immunitarie eccessive e dannose».

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che inizia tipicamente nell’infanzia e nell’adolescenza. Si verifica quando uno squilibrio nel sistema immunitario porta all’auto-distruzione delle cellule beta del pancreas che producono insulina. Senza insulina, il corpo non riesce a controllare i livelli di glucosio nel sangue e, se questi diventano troppo elevati, possono causare danni gravi agli organi.È una «malattia per tutta la vita», afferma Harrison, evidenziando che in Australia ci sono circa 120.000 persone affette, un numero raddoppiato negli ultimi vent’anni. Questa condizione rende la vita «incredibilmente difficile» per i bambini e gli adolescenti, nonché per le loro famiglie. «Il diabete di tipo 1 causa anche complicazioni a lungo termine significative che interessano gli occhi, i reni e i vasi sanguigni, comportando costi enormi per la comunità,» aggiunge Harrison.Attualmente, le persone con diabete di tipo 1 devono sottoporsi a iniezioni di insulina per tutta la vita e mantenere i loro livelli di glucosio nel sangue sotto controllo. Tuttavia, ci sono segnali di speranza, come suggerito da un recente rapporto in cui gli scienziati descrivono lo sviluppo di un sistema di rilascio di insulina prolungato, che include un gel iniettabile di nanoparticelle.

Il ruolo delle cellule T nella malattia autoimmune

Il sistema immunitario comprende un gruppo di cellule chiamate cellule T, che hanno il compito di identificare e distruggere cellule e materiali indesiderati che possono minacciare la salute dell’organismo, come i batteri invasori. Ci sono vari tipi di cellule T, ognuna con un ruolo specifico nel riconoscere diversi tipi di minacce. Nelle persone sane, le cellule T collaborano per mantenere l’equilibrio del sistema immunitario. Quando questo equilibrio viene compromesso, le cellule T possono iniziare a comportarsi in modo anomalo, attaccando le cellule sane come se fossero patogeni pericolosi. Questo è il meccanismo alla base delle malattie autoimmuni.Uno dei modi in cui le cellule T preservano l’equilibrio del sistema immunitario è attraverso lo scambio di messaggi chimici. Questo studio dimostra come uno di questi messaggi chimici venga veicolato dal CD52, una proteina che può legarsi ai recettori situati sulla superficie delle cellule T:»Abbiamo scoperto che le cellule T umane attivate dagli antigeni e ad alta espressione del marcatore di superficie CD52 sopprimevano altre cellule T,» scrivono gli autori.

CD52 ha un grande potenziale per prevenire e curare il diabete di tipo 1 e altre malattie autoimmuni

Harrison sottolinea che la loro scoperta sul funzionamento del CD52 come immunosoppressore rappresenta una grande opportunità per la prevenzione e il trattamento del diabete di tipo 1 e delle malattie autoimmuni. Lui e i suoi colleghi propongono che il CD52 giochi un ruolo cruciale nel sopprimere l’attività immunitaria nelle fasi iniziali della risposta immunitaria. Harrison spiega che le cellule T che producono o rilasciano alti livelli di CD52 sono fondamentali per mantenere il sistema immunitario in equilibrio, fungendo da «meccanismo di freno precoce».Utilizzando topi da laboratorio predisposti al diabete (escludendo quello causato dall’obesità) come modello per il diabete di tipo 1, i ricercatori hanno osservato che la rimozione delle cellule T produttrici di CD52 porta a un rapido sviluppo della malattia. «Riteniamo che le cellule che rilasciano CD52 siano essenziali per prevenire lo sviluppo di malattie autoimmuni e che il CD52 abbia un grande potenziale come agente terapeutico,» conclude Harrison.Il suo team è «eccitato» dalla possibilità di portare il CD52 in sperimentazioni cliniche al più presto. Alcune aziende farmaceutiche hanno già mostrato interesse. Harrison afferma che il suo obiettivo è prevenire e curare il diabete di tipo 1. «Nei modelli animali, siamo riusciti a prevenire e curare il diabete di tipo 1,» dice, aggiungendo che spera che questi risultati possano essere tradotti in applicazioni per gli esseri umani, idealmente in un futuro non troppo lontano.I finanziamenti del National Health and Medical Research Council dell’Australia e del governo del Victoria hanno sostenuto questo studio.

Nuove Scoperte e Prospettive Future

Recenti ricerche nel campo della medicina immunologica hanno rivelato un crescente interesse per il CD52 come potenziale terapia per il diabete di tipo 1. Studi clinici sono in fase di progettazione, con l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia del CD52 in pazienti con diagnosi recente di diabete di tipo 1. Inoltre, è fondamentale monitorare come queste scoperte possano influenzare non solo il trattamento del diabete, ma anche la gestione di altre patologie autoimmuni. La comunità scientifica è in attesa di risultati promettenti che potrebbero cambiare il paradigma attuale nella cura di queste malattie. Con il progresso delle tecnologie di somministrazione e la comprensione più profonda dei meccanismi immunologici, il CD52 potrebbe rappresentare un nuovo capitolo nella lotta contro il diabete di tipo 1 e le malattie autoimmuni correlate.

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