L’MDMA, il principio attivo dell’ecstasy, si sta rivelando un potenziale alleato per chi affronta disturbi da stress post-traumatico (DPTS), come suggerito da uno studio recente. I risultati, sebbene preliminari, sono decisamente promettenti.
Il disturbo da stress post-traumatico è, come il nome stesso indica, un disturbo d’ansia che emerge in seguito a eventi traumatici gravi.
I sintomi colpiscono fino al 17,1% dei veterani e fino a un terzo dei primi soccorritori. Questi includono ricordi intrusivi, flashback, incubi e un profondo stato di stress.
Nonostante gli sforzi per trovare trattamenti efficaci, il DPTS continua a rappresentare una sfida. Le terapie psicologiche e conversazionali sono spesso il primo approccio, ma non sempre producono i risultati desiderati.
Farmaci come antidepressivi e antipsicotici sono comunemente prescritti, tuttavia, anche in questo caso, non tutti i pazienti rispondono positivamente e gli effetti collaterali possono essere problematici.
La ricerca continua a cercare metodi innovativi per affrontare il trattamento del DPTS, ma la conduzione di studi efficaci è complicata, con tassi di abbandono elevati.
Questa problematica è spesso legata alla natura dei sintomi del DPTS, ma può anche derivare dal deterioramento della condizione, che talvolta porta a ricoveri ospedalieri.
Inoltre, le caratteristiche individuali dei pazienti, come la condizione di senzatetto o i disturbi da uso di sostanze, possono influenzare i risultati. Queste sfide si riflettono nella vita quotidiana; molti pazienti con PTSD interrompono le terapie, limitando così l’efficacia dei trattamenti.
MDMA e PTSD
Per affrontare questi problemi, i ricercatori stanno esplorando strade innovative per il trattamento del DPTS. Recentemente, uno studio finanziato dall’Associazione multidisciplinare per gli studi psichedelici a Santa Cruz, California, ha esaminato l’uso potenziale dell’MDMA – l’ingrediente attivo dell’ecstasy.
A prima vista, l’idea di usare MDMA potrebbe sembrare insolita, ma non è la prima volta che questa sostanza viene studiata in contesti terapeutici.
Sintetizzato per la prima volta nel 1912, l’MDMA è stato inizialmente sviluppato per fermare il sanguinamento, ma il suo uso significativo è emerso solo decenni dopo. Dagli anni ’70, l’MDMA è stato studiato per trattare una varietà di condizioni, tra cui depressione, problemi relazionali e autismo.
Lo studio in questione ha coinvolto 26 membri del personale di servizio (22 veterani, tre vigili del fuoco e un ufficiale di polizia) che avevano vissuto esperienze traumatiche e sviluppato PTSD almeno sei mesi prima. Tutti i partecipanti non avevano risposto a trattamenti precedenti.
I soggetti sono stati suddivisi in tre gruppi, ognuno dei quali ha ricevuto dosi diverse di MDMA: 30, 75 o 125 milligrammi, senza alcun gruppo placebo. L’obiettivo era valutare se l’assunzione di MDMA durante la psicoterapia potesse potenziarne l’efficacia.
Inizialmente, i partecipanti hanno completato tre sessioni di psicoterapia di 90 minuti senza MDMA, per costruire un rapporto di fiducia con i terapeuti. Successivamente, hanno ricevuto MDMA durante una sessione di psicoterapia personalizzata della durata di otto ore.
Dopo la sessione, i partecipanti sono stati monitorati per sette giorni con contatti telefonici, seguiti da un incontro di psicoterapia di 90 minuti. I risultati sono stati recentemente divulgati.
Risultati precoci positivi
Pur essendo uno studio di dimensioni ridotte e privo di gruppo placebo, i risultati sono incoraggianti. Un mese dopo l’ultima sessione, il 58% dei partecipanti nel gruppo da 125 milligrammi non soddisfaceva più i criteri per il PTSD, rispetto all’86% nel gruppo da 75 milligrammi e al 29% in quello da 30 milligrammi.
Questi risultati devono, ovviamente, essere confermati in studi più ampi di fase III. È importante notare che oltre tre quarti dei partecipanti hanno riportato eventi avversi, tra cui ansia, mal di testa, affaticamento, tensione muscolare e insonnia.
I ricercatori suggeriscono che, nel contesto adeguato, l’MDMA potrebbe rivelarsi utile nel trattamento del DPTS.
«Il nostro studio suggerisce che l’MDMA potrebbe aumentare le esperienze psicoterapeutiche e potrebbe avere un ruolo significativo nel futuro trattamento del DPTS», afferma la Dott.ssa Allison Feduccia, autrice dello studio.
Tuttavia, la Dott.ssa Feduccia sottolinea che tali trattamenti devono avvenire sotto rigorosa supervisione. «[W] e certamente non raccomanderei che le persone provino questi farmaci senza il supporto di psicoterapeuti formati».
Questo studio si basa su ricerche precedenti, inclusi progetti che hanno confrontato la psicoterapia assistita da MDMA con gruppi placebo e studi su dosi diverse di MDMA.
In totale, sei studi di fase II hanno riportato risultati positivi, portando la Food and Drug Administration (FDA) a definire la psicoterapia assistita da MDMA come «Terapia rivoluzionaria».
Sebbene questo riconoscimento non garantisca prove definitive dell’efficacia dell’MDMA, indica che la FDA darà priorità alla ricerca in questo ambito.
In conclusione, ci si aspetta che studi più ampi e approfonditi vengano condotti a breve, con l’obiettivo di confermare se l’MDMA possa realmente contribuire al trattamento del DPTS.
Nuove Ricerche sul DPTS e MDMA nel 2024
Nel 2024, la ricerca sull’MDMA e il DPTS continua a progredire. Diversi studi clinici sono in corso, con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza a lungo termine dell’MDMA in contesti terapeutici.
Studi recenti hanno iniziato a esplorare l’uso di MDMA in combinazione con approcci terapeutici innovativi, come la terapia cognitivo-comportamentale, per ottimizzare i risultati. Si prevede che queste ricerche possano fornire una comprensione più profonda dei meccanismi attraverso i quali l’MDMA può influenzare il trattamento del DPTS.
Inoltre, la comunità scientifica sta prestando attenzione agli effetti collaterali e alla sicurezza dell’uso di MDMA, cercando di stabilire protocolli chiari per garantire un uso responsabile e controllato di questa sostanza nei contesti terapeutici.
Mentre si attendono i risultati di questi studi, è chiaro che l’interesse per l’MDMA come strumento nel trattamento del DPTS è in crescita, e molti professionisti della salute mentale sono ottimisti riguardo a ciò che il futuro potrebbe riservare per i pazienti affetti da questo disturbo debilitante.