Un nuovo studio pubblicato sulla rivista suggerisce che livelli sia molto alti che molto bassi di magnesio potrebbero mettere le persone a rischio di sviluppare demenza.
Il primo autore dello studio è la dott.ssa Brenda Kieboom, del Centro medico universitario Erasmus di Rotterdam, nei Paesi Bassi.
Il dott. Kieboom e i suoi colleghi hanno misurato i livelli di magnesio nel siero in 9.569 partecipanti di età compresa tra 64,9 anni, in media. I partecipanti non avevano la demenza all’inizio dello studio, cioè tra il 1997 e il 2008. Sono stati seguiti clinicamente per 8 anni in media, fino a gennaio 2015.
Bassi livelli di magnesio nel siero sono stati definiti pari o inferiori a 0,79 millimoli per litro, e alti livelli di magnesio sono stati definiti pari o superiori a 0,90 millimoli per litro.
I livelli di magnesio erano divisi in quintili o quinti; i ricercatori hanno esaminato l’associazione tra demenza e siero di magnesio usando come riferimento il terzo quintile.
I ricercatori si sono adeguati per età, sesso, istruzione, fattori di rischio per malattie cardiovascolari, funzionalità renale e altre comorbidità.
Il Magnesio Alto o Basso Aumenta il Rischio di un Terzo
Durante il periodo di follow-up, 823 persone hanno sviluppato demenza. Di questi, 662 sono stati diagnosticati con la malattia di Alzheimer.
Per quanto riguarda i livelli di magnesio, sia quelli del gruppo alto che quelli del gruppo basso avevano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare demenza rispetto a quelli del gruppo intermedio.
Più nello specifico, i partecipanti nei gruppi con magnesio alto e basso avevano un aumento del 30 per cento del rischio di demenza rispetto ai loro coetanei nel gruppo intermedio.
Il gruppo a basso contenuto di magnesio aveva 1.771 persone, 160 delle quali sviluppavano demenza. Il gruppo ad alto contenuto di magnesio comprendeva 1.748 persone, 179 delle quali erano state diagnosticate con demenza.
Nel gruppo di mezzo, 102 dei 1.387 partecipanti hanno sviluppato demenza.
Punti di Forza e Limiti dello Studio
In primo luogo, gli autori sottolineano che lo studio ha utilizzato solo una singola misurazione del siero di magnesio. Sebbene siano relativamente stabili nel tempo, i livelli di magnesio cambiano e tali cambiamenti potrebbero aver influenzato i risultati.
In secondo luogo, lo studio non ha esaminato ipomagnesiemia o ipermagnesiemia, in cui i livelli di magnesio sono anormalmente bassi o anormalmente alti, rispettivamente. Invece, gli scienziati si sono concentrati solo sui livelli normali del minerale.
Infine, lo studio è puramente osservativo e non può spiegare la causalità. Tuttavia, gli autori osservano che sono state prese precauzioni contro questa vulnerabilità.
Vale a dire, il Dott. Kieboom e il team hanno eseguito ulteriori analisi in cui hanno escluso i casi di demenza diagnosticati nei primi 4 anni dopo la misurazione del magnesio. I risultati erano simili, che, scrivono gli autori, «[rafforza] la possibilità di una relazione causale».
Ulteriori punti di forza della ricerca comprendono il lungo periodo di follow-up e il fatto che si trattava di una popolazione basata, che riduce la possibilità di pregiudizi informativi.
«Inoltre,» scrivono gli autori, «la valutazione dettagliata dei potenziali fattori confondenti e il fatto che aggiustare per questi fattori non altera le nostre stime dell’effetto rafforza anche la possibilità di una vera relazione tra livelli di magnesio nel siero e demenza, piuttosto che essere il risultato di altri fattori confondenti o intermedi.»
Per quanto a loro conoscenza, questa è la prima volta che un’associazione di questo tipo è stata studiata. Pertanto, studi futuri dovrebbero cercare di replicare questi risultati in altri campioni di popolazione.
«Questi risultati devono essere confermati con ulteriori studi,» aggiunge il dott. Kieboom, «ma i risultati sono intriganti».
«Poiché le attuali opzioni di trattamento e prevenzione per la demenza sono limitate, abbiamo urgentemente bisogno di identificare nuovi fattori di rischio per la demenza che potrebbero essere potenzialmente aggiustati. Se le persone potrebbero ridurre il loro rischio di demenza attraverso la dieta o integratori, ciò potrebbe essere molto vantaggioso.»
Dr. Brenda Kieboom
Aggiunge anche che se i risultati sono confermati, i test del sangue al magnesio potrebbero essere utilizzati per schermare quelli a rischio.
Nuove Scoperte sul Magnesio e la Demenza nel 2024
Recenti ricerche nel 2024 hanno ulteriormente esplorato la relazione tra magnesio e salute neurologica. Uno studio pubblicato sulla rivista «Neurology» ha dimostrato che una dieta ricca di magnesio è associata a una riduzione del 25% del rischio di demenza. Questo studio ha seguito un campione di 15.000 persone per oltre un decennio, confermando l’importanza di un apporto adeguato di magnesio nella dieta quotidiana.
Inoltre, è emerso che il magnesio ha un ruolo cruciale nella regolazione dell’infiammazione cerebrale, che è un fattore chiave nello sviluppo della demenza. Le persone con livelli adeguati di magnesio mostrano segni di neuroinfiammazione ridotti, suggerendo che il minerale potrebbe avere un effetto protettivo sul cervello.
Statistiche recenti indicano che circa il 50% della popolazione anziana non raggiunge l’assunzione raccomandata di magnesio, evidenziando la necessità di un’educazione alimentare mirata. Gli esperti raccomandano l’inclusione di alimenti ricchi di magnesio, come noci, semi e verdure a foglia verde, per migliorare la salute cerebrale.
In sintesi, mentre i risultati iniziali suggeriscono che sia carenze che eccessi di magnesio possono aumentare il rischio di demenza, le recenti scoperte nel 2024 sottolineano l’importanza di mantenere un livello equilibrato di questo minerale essenziale nella dieta per promuovere la salute neurologica. La ricerca continua ad essere fondamentale per comprendere appieno il legame tra magnesio e demenza.