Gli scienziati hanno sviluppato un vaccino che ha mostrato risultati promettenti nel trattamento della psoriasi e delle allergie ai gatti, con potenziali applicazioni nella prevenzione del morbo di Alzheimer.
Questa nuova ricerca rappresenta uno sforzo collaborativo tra università nel Regno Unito e in Svizzera, con risultati pubblicati su una rivista scientifica di alto livello.
Il dott. John Foerster, dermatologo e docente universitario presso l’Università di Dundee in Scozia, ha condotto la ricerca insieme a Martin Bachmann, professore di vaccinologia presso l’Istituto Jenner di Oxford.
Il Dr. Foerster, il Prof. Bachmann e il loro team hanno progettato un vaccino innovativo combinando un vaccino antitetanico esistente con una proteina proveniente da un virus che infetta diverse piante.
Questa proteina virale è stata isolata dal virus del mosaico del cetriolo (CMV), un patogeno che ha preso il nome dal suo primo ritrovamento nei cetrioli.
Gli scienziati hanno integrato un epitopo del tetano nelle particelle CMV e hanno testato il vaccino risultante in modelli animali affetti da psoriasi, allergie e malattia di Alzheimer.
Un epitopo è la porzione di una sostanza estranea, in questo caso il tetano, in grado di innescare una risposta immunitaria nel corpo.
Vaccino Efficace per Condizioni Croniche
Come spiegano i ricercatori, il vaccino ha dimostrato di essere efficace contro la psoriasi e le allergie ai gatti, con i topi che evidenziavano segni di un sistema immunitario attivo contro l’infezione.
La sua efficacia è stata confermata anche nei topi più anziani e a dosi ridotte.
Il Dr. Foerster chiarisce il meccanismo attraverso cui la sua scoperta potrebbe prevenire o trattare malattie croniche già sviluppate. «L’idea alla base è piuttosto semplice. Per malattie come la psoriasi o l’eczema, i farmaci più recenti e avanzati sono rappresentati dai cosiddetti ‘anticorpi’, che noi stessi produciamo in risposta a infezioni come il comune raffreddore».
«Per le malattie croniche», aggiunge, «questi anticorpi vengono creati specificamente contro una delle proteine del nostro organismo: bloccando quella proteina, possiamo migliorare la condizione».
«Prendendo come esempio la psoriasi», continua, «una proteina chiamata Interleuchina 17 deve essere attiva affinché la malattia progredisca». Gli autori dello studio sottolineano che i farmaci attuali mirati a questa proteina sono molto costosi, nonostante la loro efficacia e sicurezza.
«Creando un vaccino che stimola l’organismo a produrre anticorpi contro l’interleuchina 17 stessa», spiega il Dr. Foerster, «possiamo ridurre la necessità di iniezioni frequenti e costose».
«[Possiamo] rendere questo tipo di trattamento molto più accessibile per i pazienti che altrimenti non potrebbero permettersi anticorpi progettati su misura», osserva.
«La nostra ricerca dimostra che questa tecnica è efficace nei modelli murini e, cosa importante, la nostra nuova tecnologia vaccinale suggerisce che potrebbe risultare più efficace rispetto ai vaccini esistenti per le persone anziane».
Dr. John Foerster
«Poiché molti pazienti affetti da condizioni croniche come la psoriasi sono anziani», continua, «questa tecnologia potrebbe rivelarsi molto più vantaggiosa».
Un Vaccino Contro l’Alzheimer
In un modello murino del morbo di Alzheimer, il vaccino ha incrementato i livelli di alcuni anticorpi ritenuti protettivi contro questa malattia neurodegenerativa.
In particolare, il vaccino ha aumentato i livelli di anticorpi della immunoglobulina G, che sono ritenuti in grado di riconoscere e combattere gli aggregati della placca beta-amiloide nel cervello, un indicatore chiave del morbo di Alzheimer.
Sulla base di questi risultati, gli autori suggeriscono che «un approccio di vaccinazione preventiva potrebbe rappresentare un valido intervento di sanità pubblica» contro il morbo di Alzheimer.
È evidente che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi benefici negli esseri umani. Il vaccino potrebbe essere adattato a quasi qualsiasi sostanza estranea o antigene, scrivono gli autori, e sarebbe «idealmente predisposto per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione».
Queste scoperte sono particolarmente incoraggianti, afferma il Prof. Bachmann. Egli osserva:
«Il morbo di Alzheimer tende a svilupparsi negli anziani e il fatto che il vaccino qui descritto sia ottimizzato per gli individui di questa fascia d’età sembra quindi particolarmente utile.»
«Un ulteriore aspetto degno di nota», conclude il Prof. Bachmann, «è che abbiamo sviluppato una piattaforma tecnologica e stiamo attualmente ampliando i nostri studi preclinici ai vaccini contro il morbo di Parkinson e il dolore cronico».
Ricerche Recenti e Sviluppi Futuri
Recenti studi hanno evidenziato l’importanza di comprendere i meccanismi immunologici alla base delle malattie neurodegenerative. Secondo dati pubblicati nel 2024, l’infiammazione cronica è stata identificata come un fattore chiave nella progressione dell’Alzheimer. Nuove ricerche stanno esplorando come il vaccino possa modulare non solo la risposta immunitaria ma anche l’infiammazione, aprendo la strada a trattamenti più efficaci.
In aggiunta, un’indagine condotta su campioni di sangue di pazienti ha mostrato una correlazione tra i livelli di anticorpi anti-beta-amiloide e la progressione della malattia, suggerendo che l’uso di vaccini potrebbe non solo prevenire ma anche rallentare il decorso dell’Alzheimer. Questi studi offrono una prospettiva promettente sul futuro della vaccinazione contro le malattie neurodegenerative e potrebbero rivoluzionare il modo in cui affrontiamo queste condizioni.