Uno studio recente suggerisce che vivere con ansia da moderata a grave nella mezza età può portare alla demenza negli anni successivi.
La nuova ricerca è stata condotta da un team di scienziati guidati da Amy Gimson, ricercatrice presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Southampton nel Regno Unito.
Gimson ed i suoi colleghi hanno osservato che sempre più studi evidenziano un legame tra i problemi di salute mentale e la demenza a insorgenza tardiva – la forma più diffusa di demenza, che colpisce persone di età superiore ai 65 anni.
Ad esempio, gli autori del nuovo studio scrivono che la depressione ha dimostrato di aumentare il rischio di Alzheimer di quasi due volte.
L’ansia spesso si manifesta insieme alla depressione e molti pazienti hanno segnalato sintomi ansiosi prima di ricevere una diagnosi di demenza.
Ma fino ad ora non è chiaro se queste associazioni indichino che l’ansia e la depressione siano i primi sintomi che compaiono prima che si sviluppi la demenza, o se siano fattori di rischio indipendenti.
Per indagare su questo, Gimson e il suo team hanno analizzato 3.500 studi alla ricerca di documenti che esaminassero il legame tra la depressione di mezza età, con o senza ansia, e la demenza a insorgenza tardiva.
I risultati della loro meta-analisi sono stati pubblicati sulla rivista
Ansia – un fattore di rischio per la demenza
Del corpo di ricerca esaminato, solo quattro studi si sono concentrati sull’argomento desiderato; essi hanno tenuto conto di potenziali fattori confondenti come le condizioni vascolari, psichiatriche e i fattori demografici.
I ricercatori non sono stati in grado di effettuare un’analisi aggregata di questi quattro studi a causa delle differenze nei loro design, ma gli autori hanno sottolineato che i metodi utilizzati erano solidi e le loro conclusioni affidabili.
Inoltre, la dimensione del campione combinato dei quattro studi era ampia, includendo quasi 30.000 persone.
Tutti e quattro gli studi hanno trovato una correlazione positiva tra ansia da moderata a severa e successivo sviluppo della demenza: «L’ansia clinicamente significativa nella mezza età era associata ad un aumentato rischio di demenza in un intervallo di almeno 10 anni», scrivono i ricercatori.
Questi risultati suggeriscono che l’ansia può essere un fattore di rischio indipendente per la demenza a esordio tardivo, escludendo l’ansia che potrebbe rappresentare i sintomi iniziali della demenza, affermano Gimson e colleghi.
Il legame tra ansia e demenza, nota l’autore, può essere spiegato dall’eccessiva risposta allo stress innescata dalla condizione di salute mentale.
Questa risposta allo stress anormalmente elevata potrebbe accelerare il processo di invecchiamento delle cellule cerebrali, contribuendo così al declino cognitivo legato all’età.
Alleviare l’ansia può prevenire la demenza
Se una risposta allo stress innescata dall’ansia è la causa di un declino cognitivo accelerato, ciò significa che alleviare l’ansia potrebbe tenere a bada la demenza?
Questa «rimane una domanda aperta», scrivono gli autori. Tuttavia, suggeriscono che vale la pena provare le opzioni di trattamento anti-ansia non farmacologico.
A questo proposito, Gimson e i suoi colleghi concludono:
«Le terapie non farmacologiche, comprese le terapie parlate, gli interventi basati sulla consapevolezza e le pratiche di meditazione, noti per ridurre l’ansia nella mezza età, potrebbero avere un effetto di riduzione del rischio, anche se questo deve ancora essere studiato a fondo».
Nuove Prospettive di Ricerca nel 2024
A partire dal 2024, la ricerca continua a esplorare il complesso rapporto tra ansia e demenza. Studi recenti stanno analizzando l’effetto di interventi precoci, come la terapia cognitivo-comportamentale, per mitigare l’ansia e il suo impatto sul declino cognitivo. Inoltre, nuove ricerche suggeriscono che tecniche di rilassamento e attività fisica regolare possono avere un ruolo protettivo significativo.
Statistiche recenti indicano che circa il 30% delle persone con ansia manifesta anche sintomi di demenza lieve, evidenziando l’importanza di un intervento tempestivo. È fondamentale promuovere la consapevolezza sulla salute mentale e incoraggiare una diagnosi precoce, che può portare a strategie di trattamento più efficaci.
Infine, un approccio integrato che combina supporto psicologico, terapia fisica e pratiche di mindfulness sta emergendo come una strategia promettente per la prevenzione della demenza, sottolineando l’importanza di una salute mentale robusta per il benessere cognitivo futuro.