Aspirina e Fertilità: Un Nuovo Studio Sulla Gravidanza

Un nuovo studio pubblicato ha rivelato che una dose giornaliera ridotta di aspirina può aumentare le possibilità di concepire e di avere un parto vivo per le donne che hanno subito una recente perdita di gravidanza. Questo è un tema di grande rilevanza, considerando le sfide emotive e fisiche che le donne affrontano dopo un aborto.

L’Istituto Nazionale della Salute ha osservato che, sebbene molti medici prescrivano l’aspirina a basse dosi per le donne che hanno subito un aborto spontaneo o un parto prematuro, ci sono poche prove concrete che dimostrino l’efficacia di questo trattamento. Tuttavia, la ricerca condotta dal dott. Enrique Schisterman e dal suo team rappresenta un passo importante in questa direzione.

Il dott. Schisterman, capo del ramo di epidemiologia presso l’Eunice Kennedy Shriver National Institute di Child Health e Human Development a Bethesda, MD, ha guidato lo studio – il più grande del suo genere – assegnando casualmente più di 1.000 donne con una storia di emicrania o di parto in uno dei due gruppi: un gruppo di aspirina e un gruppo placebo.

Nel gruppo che ha assunto l’aspirina, le donne hanno assunto quotidianamente una bassa dose (81 mg al giorno) insieme all’acido folico, mentre nel gruppo placebo hanno ricevuto una pillola simile all’acido folico ma priva di effetti terapeutici.

I medici raccomandano l’acido folico a tutte le donne in età fertile, poiché riduce il rischio di difetti del tubo neurale, che possono influenzare gravemente il cervello e la colonna vertebrale dei neonati.

Lo studio è stato condotto in doppio cieco, il che significa che né le donne né i medici sapevano chi stesse assumendo l’aspirina o il placebo. Le partecipanti avevano un’età compresa tra i 18 e i 40 anni e venivano seguite in quattro centri medici.

Le donne sono state seguite per un massimo di sei cicli mestruali mentre cercavano di concepire e, nel caso rimanessero incinte, anche durante la gravidanza. Coloro che sono rimaste incinte hanno interrotto l’assunzione di aspirina a 36 settimane di gestazione.

Dallo studio è emerso che il 13% delle donne che hanno assunto l’aspirina e che sono rimaste incinte ha successivamente subito un’altra perdita di gravidanza, rispetto al 12% di chi ha assunto il placebo. Alla fine, il 58% delle donne che hanno preso l’aspirina è rimasta incinta e ha dato alla luce, contro il 53% di quelle nel gruppo placebo.

L’aspirina e le Perdite di Gravidanza: Nuove Riflessioni

Scansione di un bambino nel grembo materno

Analizzando i risultati, i ricercatori hanno scoperto che, complessivamente, non c’era differenza nei tassi di perdita di gravidanza tra i gruppi di aspirina e placebo. Come ha affermato il Dr. Schisterman: «I nostri risultati indicano che l’aspirina non è efficace per ridurre le probabilità di perdita di gravidanza nella maggior parte dei casi.»

Tuttavia, ulteriori analisi hanno rivelato che un sottogruppo di donne che avevano sperimentato un singolo aborto spontaneo recente (prima delle 20 settimane di gestazione e nell’ultimo anno) ha mostrato tassi più elevati di nati vivi mentre erano in trattamento con aspirina. In questo sottogruppo, il 78% delle donne in trattamento con aspirina e il 66% di quelle con placebo hanno concepito, e il 62% delle donne che hanno assunto aspirina e il 53% di quelle nel gruppo placebo hanno avuto un parto.

Sebbene lo studio non abbia indagato i meccanismi attraverso cui l’aspirina possa aiutare a concepire, i ricercatori suggeriscono che il farmaco potrebbe migliorare il flusso sanguigno verso l’utero, creando un ambiente più favorevole per l’impianto dell’embrione.

Ulteriori ricerche dovrebbero ora essere condotte per esplorare se l’aspirina possa migliorare la fertilità di altre donne che affrontano difficoltà nel rimanere incinte, come quelle in cui gli embrioni non riescono ad impiantarsi nell’utero.

Nel frattempo, uno studio recentissimo ha evidenziato che lo stress può influenzare la fertilità. I ricercatori hanno seguito più di 400 donne nel corso di 12 mesi, scoprendo che quelle con i livelli di stress più elevati avevano più del doppio delle probabilità di soddisfare i criteri clinici per l’infertilità. Questi dati sottolineano l’importanza di considerare non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli psicologici nella salute riproduttiva.

ITMedBook