La terapia per l’HIV è tradizionalmente complessa, richiedendo una combinazione di farmaci da assumere quotidianamente, il che può rendere difficile l’aderenza al trattamento per molti pazienti. Tuttavia, i ricercatori hanno sviluppato una promettente soluzione: una pillola che deve essere assunta solo una volta alla settimana.
Un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e del Brigham and Women’s Hospital, entrambi a Boston, ha progettato una capsula ingeribile in grado di rilasciare lentamente una settimana di farmaci antiretrovirali. Questa innovazione potrebbe trasformare radicalmente il panorama della terapia per l’HIV, semplificando il regime di trattamento per i pazienti.
Il coautore dello studio, Robert Langer, professore all’MIT, e il suo team credono che il loro «pillbox in a capsule» possa affrontare il problema dell’aderenza, evidenziato da studi che rivelano come fino al 30% delle persone con HIV non riescano a seguire il proprio regime terapeutico.
I dettagli di questa nuova creazione sono stati recentemente pubblicati in una rivista scientifica di rilievo.
HIV e terapia antiretrovirale
L’HIV è un virus insidioso che attacca e distrugge le cellule immunitarie, essenziali per combattere infezioni e malattie. Se non trattato, l’HIV può progredire verso l’AIDS, una condizione in cui il sistema immunitario diventa vulnerabile a infezioni gravi.
Nel 2016, circa 36,7 milioni di persone nel mondo vivevano con l’HIV o l’AIDS, con circa 1,8 milioni di nuove infezioni registrate ogni anno.
Solo tre decenni fa, l’HIV era visto come una condanna a morte. Oggi, grazie ai farmaci antiretrovirali, è possibile gestire il virus in modo efficace, riducendo la carica virale nel corpo.
Per una terapia efficace, è necessaria una combinazione di diversi farmaci antiretrovirali, da assumere quotidianamente, ma molti pazienti trovano difficile mantenere tale regolarità. Come sottolinea Giovanni Traverso, coautore dello studio e ricercatore al MIT, «Uno dei principali ostacoli per il trattamento e la prevenzione dell’HIV è l’aderenza. Rende meno frequenti le dosi potrebbe migliorare significativamente l’aderenza e avere un impatto positivo sui pazienti».
«Questi sistemi di dosaggio a rilascio prolungato si sono dimostrati uguali o superiori alle attuali dosi giornaliere in modelli preclinici», aggiunge.
Costruire il «fortino in una capsula»
Con questa premessa, i ricercatori hanno ripreso un’idea del 2016, che prevedeva una capsula capace di rimanere nello stomaco per due settimane e rilasciare farmaci. In uno studio precedente, Langer e il suo team avevano dimostrato come questa capsula potesse trattare la malaria rilasciando lentamente dosi controllate di ivermectina.
Per il nuovo studio, il team ha esplorato l’efficacia della capsula nel trattamento dell’HIV, apportando necessarie modifiche al design originale. La capsula inizialmente era composta da sei bracci di un polimero resistente, ognuno carico di farmaci e ripiegato. Dopo l’ingestione, i bracci si aprivano, rilasciando i medicinali.
Tuttavia, per il trattamento dell’HIV, era essenziale che la capsula potesse rilasciare diversi farmaci a differenti ritmi. Così, il team ha adattato il design, mantenendo la struttura principale in un singolo polimero potente, ma permettendo a ciascun braccio di contenere un farmaco diverso, grazie all’introduzione di «polimeri a rilascio».
«In un certo senso, è come mettere un portapillole in una capsula; ora hai le camere per ogni giorno della settimana in un’unica capsula», afferma Traverso.
Pillola efficace nei maiali
Per testare l’efficacia della nuova capsula contro l’HIV, i ricercatori l’hanno caricata con tre diversi farmaci antiretrovirali: dolutegravir, rilpivirina e cabotegravir, attualmente utilizzati per prevenire e curare l’HIV.
Nella sperimentazione su maiali, la capsula si è depositata correttamente nello stomaco degli animali, rilasciando gradualmente i tre farmaci nel corso di una settimana. Una volta completato il rilascio, la capsula si disintegra, consentendo di passare attraverso il tratto gastrointestinale.
Naturalmente, la capsula deve ancora essere testata sugli esseri umani prima di poter essere utilizzata per la prevenzione e il trattamento dell’HIV, ma i risultati preliminari sembrano promettenti. I ricercatori hanno calcolato che, se utilizzata a livello di popolazione, questa pillola settimanale potrebbe aumentare l’efficacia del trattamento preventivo dell’HIV del 20%, prevenendo tra 200.000 e 800.000 nuove infezioni in Sudafrica nei prossimi 20 anni.
Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive e finanziatore dello studio, commenta: «Una formulazione orale meno invasiva potrebbe diventare un elemento fondamentale del nostro arsenale contro la pandemia di HIV/AIDS».
«Abbiamo bisogno di strumenti nuovi e migliorati per il trattamento e la prevenzione dell’HIV e di una più ampia implementazione di approcci innovativi per porre fine alla pandemia così come la conosciamo. Studi come questo ci avvicinano a questo obiettivo».