Bassa Ossitocina e Empatia: Nuove Prospettive dalla Ricerca

L’ormone responsabile dell’attaccamento romantico e del legame genitoriale potrebbe anche influenzare la nostra empatia, secondo un nuovo studio. I ricercatori sono giunti a questa conclusione esaminando pazienti con condizioni neurologiche che causano un basso livello di ossitocina.

Due donne si abbracciano in segno di conforto reciproco

L’ossitocina è un ormone prodotto nell’ipotalamo, una piccola ma cruciale parte del cervello che regola molte delle nostre funzioni corporee, inclusi appetito, sete, sonno, umore e libido.

Questo ormone viene secreto e immagazzinato dalla ghiandola pituitaria, un organo grande quanto un pisello situato alla base del nostro cervello, che controlla funzioni vitali come il metabolismo, la crescita fisica, la maturazione sessuale e la riproduzione.

L’ossitocina, spesso soprannominata «ormone dell’amore», viene rilasciata quando formiamo legami con il nostro partner romantico, i nostri figli e persino i nostri animali domestici.

Viene liberata durante il sesso e il parto, facilitando la riproduzione, ed è secreta anche quando guardiamo negli occhi i nostri cari o li abbracciamo.

Questo ormone ha dimostrato di regolare il comportamento sociale, incrementando la fiducia e promuovendo comportamenti pro-sociali e morali, mentre riduce aggressività e livelli di stress.

Una nuova ricerca rafforza il legame tra empatia e ossitocina, esaminando come i pazienti con bassi livelli di ossitocina rispondano a compiti di empatia.

L’ossitocina aumenta l’empatia

I livelli di ossitocina sono stati precedentemente correlati all’empatia. Alcuni studi suggeriscono che un incremento dei livelli di ossitocina possa migliorare l’empatia cognitiva e facilitare l’adattamento sociale nei pazienti con disturbo dello spettro autistico (ASD).

Uno studio condotto su 13 partecipanti con autismo ha mostrato che, dopo l’inalazione di ossitocina, i pazienti avevano interazioni più forti con coetanei socialmente più cooperativi, riportando anche livelli maggiori di fiducia.

Altri studi evidenziano come l’ossitocina possa aumentare l’empatia emotiva e migliorare l’apprendimento socialmente rinforzato in individui sani.

In effetti, l’ossitocina potrebbe aiutarci a ricordare selettivamente le esperienze positive vissute in ambienti sociali, dimenticando invece quelle più stressanti.

Ridotta empatia nei pazienti neurologici con bassa ossitocina

Ricercatori dell’Università di Cardiff nel Regno Unito hanno esaminato pazienti con condizioni mediche che potrebbero compromettere la produzione di ossitocina.

Le condizioni considerate erano il diabete insipido craniale (CDI) e l’ipopituitarismo (HP). Nel CDI, il corpo produce livelli ridotti di arginina vasopressina, ormone simile all’ossitocina, anch’esso prodotto nell’ipotalamo.

In HP, la ghiandola pituitaria non produce una quantità sufficiente di ormoni.

L’ipotesi dei ricercatori era duplice: in primo luogo, ci si aspettava che i livelli di ossitocina fossero inferiori nei pazienti con CDI e HP. In secondo luogo, si prevedeva che livelli più bassi di ossitocina portassero a una diminuzione dell’empatia in questi pazienti.

Guidato da Katie Daughters, dell’Istituto di ricerca sulla neuroscienza e la salute mentale dell’Università di Cardiff, il team di ricerca ha esaminato un totale di 55 persone: 20 con CDI, 20 con HP e 15 controlli sani.

Le ricercatrici hanno prelevato campioni di saliva dai partecipanti sia prima che dopo i test di empatia, che consistevano nel compito «Leggere la mente negli occhi» e nel compito «Riconoscimento dell’espressione facciale».

Questi test hanno rivelato livelli di ossitocina più bassi sia nei pazienti con CDI che in quelli con HP, anche se non abbastanza bassi da risultare statisticamente significativi.

Tuttavia, i pazienti con CDI e HP hanno mostrato risultati significativamente peggiori nei test di empatia rispetto ai loro omologhi sani.

In particolare, i pazienti con CDI e HP hanno avuto difficoltà nel riconoscere espressioni facciali ad alta intensità e nel «leggere la mente» attraverso gli sguardi. La capacità di riconoscere le espressioni facciali si è rivelata correlata ai loro livelli di ossitocina.

I pazienti con i livelli di ossitocina più bassi hanno anche ottenuto i risultati peggiori nel compito di riconoscimento delle espressioni facciali.

Lo studio è stato presentato come estratto alla conferenza annuale della Society for Endocrinology nel Regno Unito.

Ulteriori studi necessari per confermare i risultati

Come sottolinea Daughters, «questo è il primo studio che analizza la bassa ossitocina causata da disturbi medici, piuttosto che psicologici».

«Se replicati», continua Daughters, «i risultati dei nostri gruppi di pazienti suggeriscono che è fondamentale considerare le condizioni mediche che comportano un rischio di bassi livelli di ossitocina».

Le ricercatrici suggeriscono di introdurre pratiche di test che verifichino i livelli di ossitocina in alcuni pazienti.

«I pazienti sottoposti a chirurgia ipofisaria, in particolare quelli che sviluppano CDI come conseguenza, possono presentare livelli di ossitocina inferiori, il che potrebbe influire sul loro comportamento emotivo e, di conseguenza, sul loro benessere psicologico. È quindi importante considerare l’introduzione di controlli del livello di ossitocina in questi casi.»

Katie Daughters

Gli autori sperano che la loro ricerca stimoli nuovi studi simili che possano rafforzare ulteriormente le loro scoperte.

Leggi come la fiction potrebbe migliorare la nostra empatia.

Prospettive future sulla ricerca dell’ossitocina

Nel 2024, nuove ricerche stanno approfondendo il ruolo dell’ossitocina non solo nell’empatia, ma anche nel trattamento di disturbi affettivi e nei contesti terapeutici. Studi recenti suggeriscono che la somministrazione di ossitocina potrebbe avere effetti benefici per i pazienti con depressione e ansia, migliorando le loro capacità relazionali e la loro qualità della vita.

Inoltre, si sta esplorando la potenziale applicazione di spray nasali a base di ossitocina per migliorare l’interazione sociale in pazienti con autismo, con risultati promettenti che richiedono ulteriori conferme.

La continua ricerca sull’ossitocina potrebbe aprire la strada a nuove modalità di trattamento e supporto per chi vive con disturbi sociali e affettivi, sottolineando l’importanza di un approccio integrato che consideri sia gli aspetti medici che quelli psicologici della salute umana.

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