Una nuova ricerca ha utilizzato un’indagine specifica per il transgender per valutare il benessere delle persone che hanno subito un intervento di riassegnazione di genere.
Attualmente, si stima che negli Stati Uniti vivano circa 1,4 milioni di adulti transgender, corrispondenti a circa lo 0,6% della popolazione totale. Questo dato è significativo e rappresenta una parte importante della nostra società.
Studi precedenti hanno dimostrato che le persone transgender, in media, sperimentano una qualità della vita inferiore rispetto alla popolazione generale. I tassi elevati di depressione, tentativi di suicidio e abuso di sostanze sono stati ampiamente documentati tra questi individui.
Per molte persone transgender, la qualità della vita migliora notevolmente dopo la transizione. La riassegnazione di genere è spesso considerata fondamentale per il loro benessere, portando a un miglioramento del funzionamento psicosociale, relazioni più stabili e livelli più alti di soddisfazione e felicità, come riportato da uomini e donne che hanno intrapreso questo percorso.
Recentemente, i ricercatori dell’Ospedale Universitario di Essen, in Germania, hanno sviluppato, per la prima volta, un questionario specifico sulla qualità della vita per le persone trans che hanno subito un intervento chirurgico di riassegnazione di genere.
Guidati dal dott. Jochen Hess, gli scienziati hanno progettato e convalidato l’inventario «Essen Transgender Quality of Life». Questo strumento è stato utilizzato per valutare la qualità della vita e la soddisfazione di 156 persone che si erano sottoposte a un intervento chirurgico di riassegnazione di genere da maschio a femmina.
Le loro scoperte sono state presentate alla 33a conferenza della European Association of Urology, tenutasi a Copenaghen, in Danimarca.
La chirurgia di genere migliora la qualità della vita
Il dott. Hess e colleghi hanno intervistato 156 persone che avevano subito un intervento chirurgico di riassegnazione di genere, in media, 6,61 anni prima dello studio. Il sondaggio includeva domande a risposta aperta riguardanti la «generale, ottica e funzionalità» dei partecipanti in relazione alla chirurgia.
In aggiunta, ai partecipanti è stato chiesto di valutare il loro benessere psicosociale e la qualità della vita, che è stata monitorata in due momenti diversi durante il processo di transizione.
In totale, il 71% dei partecipanti ha dichiarato di sentirsi molto soddisfatto dei «risultati ottici e funzionali» dell’intervento, con il 76,2% che ha riferito di riuscire a raggiungere l’orgasmo.
Oltre l’80% dei partecipanti si identifica come donna, mentre il 16% ha affermato di sentirsi «piuttosto femminile». Gli autori hanno concluso:
«Abbiamo osservato un netto miglioramento della qualità generale e trans-specifica della vita, nonché delle risorse psicosociali nella nostra coorte transgender all’interno del processo di transizione».
«Tuttavia», aggiungono, «le persone transgender presentano una qualità di vita complessivamente inferiore e meno risorse psicosociali rispetto agli individui non transgender».
Il dott. Hess ha continuato dicendo: «Circa tre quarti dei pazienti hanno dimostrato un miglioramento della qualità della vita dopo l’intervento chirurgico».
Punti di forza e limiti dello studio
Secondo gli autori, questo rappresenta il primo studio a confermare i benefici psicosociali della chirurgia di genere per la maggior parte delle persone coinvolte.
Tuttavia, gli autori notano anche alcune limitazioni nella loro ricerca. Tra queste, un alto tasso di abbandono (su un totale di 610 persone sottoposte all’intervento chirurgico, solo 156 sono state incluse nello studio) e il fatto che i dati siano stati raccolti da un singolo centro.
«Tuttavia,» osserva il dott. Hess, «ora abbiamo il primo strumento validato per misurare la qualità della vita nei pazienti transgender, speriamo che questo ci consenta di raccogliere informazioni migliori per migliorare i trattamenti».
«È essenziale avere dati affidabili sulla qualità della vita delle persone transgender», continua. «In generale, questa popolazione ha una qualità della vita più bassa rispetto a quella non transgender, con tassi più elevati di stress e malattie mentali. È incoraggiante sapere che la chirurgia può apportare un cambiamento positivo, e ora possiamo dimostrare che ha un impatto benefico».
«Fino ad ora», conclude il dott. Hess, «abbiamo utilizzato metodi generali per valutare la qualità della vita nelle persone transgender, ma questo nuovo approccio ci permette di approfondire il benessere in modo più dettagliato».
Nuove Prospettive e Ricerche Future
Mentre i risultati di questo studio sono incoraggianti, è fondamentale continuare a investire nella ricerca riguardante la popolazione transgender. Gli studi futuri dovrebbero mirare a una campionatura più ampia e diversificata, includendo persone di diverse età, etnie e contesti socioeconomici. Inoltre, l’integrazione di approcci qualitativi potrebbe fornire una comprensione più profonda delle esperienze vissute delle persone transgender.
Recenti indagini hanno anche evidenziato che la terapia psicologica e il supporto sociale sono cruciali durante e dopo la transizione, contribuendo significativamente al miglioramento della qualità della vita. L’approccio multidisciplinare che include medici, psichiatri e terapeuti è essenziale per fornire un supporto completo e personalizzato.
Infine, è importante sensibilizzare la società sulle problematiche che affrontano le persone transgender, poiché un ambiente sociale inclusivo e accogliente può migliorare notevolmente la loro qualità della vita. Educare il pubblico e promuovere l’accettazione sono passi fondamentali per garantire che tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere, possano vivere una vita soddisfacente e appagante.