Rischio Di Cancro Gastrico Associato All’Uso Prolungato Di IPP

Gli inibitori della pompa protonica (IPP), farmaci ampiamente prescritti per il trattamento del reflusso acido, sono ora sotto i riflettori di una nuova ricerca. Uno studio recente evidenzia un potenziale aumento del rischio di cancro allo stomaco in pazienti che li utilizzano per periodi prolungati.

Immagine di un cancro gastrico associato a reflusso acido

Il cancro allo stomaco rappresenta, a livello globale, il quinto tumore più comune e la terza causa di morte per cancro. Uno dei principali fattori di rischio è l’infezione da Helicobacter pylori, un batterio che colonizza lo stomaco di circa due terzi della popolazione mondiale senza causare necessariamente malattie. Tuttavia, è noto che H. pylori è responsabile della maggior parte delle ulcere gastriche e contribuisce significativamente al rischio di cancro gastrico.

L’eradicazione di H. pylori riduce notevolmente il rischio di sviluppare cancro allo stomaco, ma sorprendentemente, un numero considerevole di pazienti continua a sviluppare la malattia anche dopo l’eradicazione. Le ragioni di questo fenomeno rimangono poco chiare. Recentemente, un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong ha deciso di esplorare questa problematica, concentrandosi in particolare sugli IPP.

I risultati dello studio sono stati pubblicati nel numero di questa settimana di una nota rivista scientifica.

IPP e Cancro Gastrico

Sebbene gli IPP siano generalmente considerati sicuri, la loro somministrazione diffusa ha stimolato numerosi studi. Secondo gli autori della ricerca, l’uso prolungato di questi farmaci è stato associato a diverse complicazioni, tra cui fratture ossee, infezioni, polmonite, infarti e ictus.

Il team ha focalizzato la propria attenzione sugli IPP poiché una recente revisione e meta-analisi hanno stabilito un legame tra il loro utilizzo prolungato e un incremento del rischio di cancro gastrico. Tuttavia, la revisione precedente non era riuscita a distinguere tra i partecipanti positivi e negativi, rendendo difficile accertare il ruolo specifico degli IPP.

Nella nuova indagine, gli scienziati hanno cercato di determinare il rischio di sviluppare il cancro gastrico in individui che avevano ricevuto un trattamento, concentrandosi sull’impatto a lungo termine degli IPP. Per isolare l’effetto degli IPP, hanno confrontato gli utenti di questi farmaci con coloro che utilizzavano antagonisti del recettore H2, un’altra classe di farmaci per il reflusso acido.

Rischio di Cancro Dopo Tripla Terapia

Lo studio ha incluso un campione di 63.397 adulti, tutti sottoposti a una terapia tripla, che consiste in un IPP e due antibiotici destinati a eradicare H. pylori per un periodo di sette giorni. Ogni partecipante è stato monitorato fino allo sviluppo di un cancro gastrico, alla morte o alla conclusione dello studio, con un follow-up medio di 7,5 anni.

Durante il periodo di studio, 3.271 persone avevano assunto IPP per quasi tre anni, mentre 21.729 utilizzavano bloccanti H2. In totale, 153 individui hanno sviluppato un cancro gastrico dopo la terapia tripla.

I risultati hanno mostrato che i soggetti che assumevano IPP avevano un rischio di sviluppare il cancro allo stomaco oltre il doppio (2,44 volte) rispetto a quelli che utilizzavano bloccanti H2, i quali non presentavano un rischio aumentato. Inoltre, il rischio associato all’uso di IPP aumentava con la frequenza di assunzione: coloro che assumevano questi farmaci quotidianamente avevano un rischio più di quattro volte superiore (4,55) rispetto a chi li assumeva settimanalmente.

In aggiunta, più a lungo venivano usati gli IPP, maggiore era il rischio di cancro gastrico. Infatti, il rischio aumentava di cinque volte dopo un anno di utilizzo, più di sei volte dopo due anni, e oltre otto volte dopo tre anni.

I ricercatori affermano che questo è «il primo studio a dimostrare che l’uso prolungato di IPP, anche dopo l’eradicazione di H. pylori, è ancora associato a un aumento del rischio di cancro gastrico».

Il Professor W. K. Leung ha discusso come questi risultati si inseriscano nel contesto di precedenti studi, evidenziando come fossero «compromessi dalla presenza di infezione, il principale fattore cancerogeno gastrico».

«Molti ricercatori ritengono che l’eradicazione di H. pylori possa ridurre il rischio di cancro, nonostante l’uso continuo di IPP», ha aggiunto. «Questa scoperta fornisce evidenze concrete che l’uso prolungato di IPP aumenta il rischio di cancro gastrico anche dopo l’eradicazione».

I Prossimi Passi

Sebbene questa ricerca sia di natura osservativa e non possa stabilire un rapporto di causa ed effetto, gli autori sono fiduciosi nelle loro scoperte. Sottolineano che gli IPP sono sicuri se usati correttamente, ma consigliano ai medici di «prestare attenzione quando prescrivono IPP a lungo termine, anche dopo un’eradicazione riuscita di H. pylori«.

Abbiamo chiesto al Professor Leung quali siano i suoi piani di ricerca futuri. Ha risposto: «Intendiamo esplorare anche l’altra faccia della medaglia, valutando quanto siano efficaci gli IPP nella prevenzione del sanguinamento da ulcera peptica dopo l’eradicazione, poiché il sanguinamento da ulcera peptica rappresenta un’altra complicazione significativa correlata a H. pylori«.

Con l’attenzione crescente sugli IPP, è certo che questa relazione sarà oggetto di ulteriori approfondimenti nella comunità scientifica.

Nuove Ricerche nel 2024

Nel 2024, la ricerca sugli IPP e la loro associazione con il cancro gastrico si è intensificata. Studi recenti hanno esaminato in dettaglio i meccanismi biologici attraverso cui gli IPP potrebbero influenzare la carcinogenesi gastrica. Ad esempio, si è scoperto che l’uso prolungato di IPP può alterare la flora intestinale, contribuendo a uno squilibrio che potrebbe favorire lo sviluppo di neoplasie. Inoltre, nuove evidenze suggeriscono che i pazienti in trattamento con IPP potrebbero beneficiare di un monitoraggio più attento e di strategie preventive aggiuntive, come screening regolari e interventi nutrizionali, per mitigare i rischi associati. La comunità medica è ora chiamata a riconsiderare l’approccio alla prescrizione di IPP, tenendo conto di questi nuovi dati e raccomandando una valutazione personalizzata per ogni paziente.

ITMedBook