Alteplase è un farmaco anti-coagulante attualmente somministrato ai pazienti entro 3 ore dall’insorgenza dell’ictus ischemico. Un nuovo studio, tuttavia, suggerisce che il farmaco potrebbe essere utilizzato più ampiamente, rivelando che è più sicuro di quanto si pensasse in precedenza.
La direttrice dello studio, Joanna Wardlaw, del Centre for Clinical Brain Sciences dell’Università di Edimburgo, e il suo team hanno pubblicato le loro scoperte in una rivista scientifica di rilievo.
L’ictus ischemico rappresenta la forma più comune di ictus negli Stati Uniti, costituendo circa l’87% di tutti i casi. Questo tipo di ictus si verifica quando un coagulo di sangue ostruisce l’arteria che fornisce ossigeno al cervello.
Alteplase, noto anche come Activase, è un attivatore del plasminogeno tissutale (tPA) e agisce rompendo i coaguli di sangue, consentendo al flusso sanguigno di raggiungere il cervello. È l’unico farmaco approvato dalla FDA per il trattamento dell’ictus ischemico.
Attualmente, tuttavia, l’alteplase viene somministrato solo a pazienti con un ictus ischemico insorto da non più di 3 ore, estendendo il limite a 4,5 ore in alcuni casi, per migliorare i sintomi dell’ictus. Secondo Wardlaw e colleghi, c’è una preoccupazione diffusa che la somministrazione di alteplase a pazienti con segni iniziali di ischemia cerebrale, come evidenziato dalle scansioni TC, possa aumentare il rischio di emorragia cerebrale.
I ricercatori hanno notato che «sono disponibili poche informazioni riguardo ai segni strutturali preesistenti, comuni nei pazienti più anziani, e il loro impatto sulla risposta all’alteplase». Pertanto, hanno deciso di esaminare come i segni precoci di ischemia nelle scansioni cerebrali siano associati agli esiti del trattamento con alteplase.
Coaguli di Sangue Fresco e Danno Tissutale: Segnali di Rischio Maggiore
Per condurre lo studio, il team ha analizzato le scansioni TC di 3.017 pazienti con ictus acuto, partecipanti a uno studio clinico sull’efficacia di alteplase. Gli esiti del trattamento sono stati valutati per tutti i pazienti.
I risultati hanno mostrato che solo i pazienti con un nuovo coagulo che ostruiva un’arteria cerebrale e segni di danno tissutale precedenti avevano un rischio maggiore di emorragia durante il trattamento con alteplase. Questi indicatori possono essere facilmente identificati attraverso le scansioni TC.
In dettaglio, i ricercatori hanno scoperto che il 14% dei pazienti con un coagulo fresco e danni tissutali preesistenti ha subito un’emorragia, rispetto al solo 3% dei pazienti senza questi segni nelle scansioni cerebrali.
Poiché questi fattori di rischio possono essere facilmente identificati, il team suggerisce che le informazioni possono essere utilizzate per aiutare i medici a decidere se i pazienti a rischio di ictus ischemico possano trarre beneficio dal trattamento con alteplase.
«La presenza di combinazioni di segni di imaging in pazienti dopo un ictus potrebbe fornire ulteriori informazioni al processo decisionale in situazioni di incertezza clinica riguardo al potenziale beneficio di alteplase», spiegano.
Wardlaw aggiunge: «Il sanguinamento cerebrale è il principale effetto collaterale di alteplase, quindi se possiamo evitare questo rischio, i pazienti avranno maggiori probabilità di trarne beneficio. Studi precedenti non hanno considerato i segni preesistenti di danno né analizzato più segni in combinazione, e avere segni multipli è molto comune nei pazienti con ictus.»
I ricercatori concludono che è necessaria ulteriore ricerca per determinare la forza dell’associazione tra i segni preesistenti nelle scansioni cerebrali e il rischio di emorragie post-trattamento con alteplase.
Un recente studio ha anche scoperto che l’integrazione di acido folico insieme alla gestione dell’ipertensione potrebbe ridurre il rischio di un primo ictus negli adulti con pressione alta, suggerendo che un approccio integrato nella prevenzione degli ictus è fondamentale.