Potenziale della Lorcaserina nel Trattamento dell’Abuso di Oppioidi

L’abuso di oppioidi rappresenta un’emergenza sanitaria negli Stati Uniti, caratterizzata da un tasso preoccupante di recidive e di insuccesso nei programmi di trattamento. Recenti ricerche hanno evidenziato come la lorcaserina, un farmaco originariamente destinato alla perdita di peso, possa rivelarsi promettente nel trattamento del disturbo da uso di oppioidi. Studi condotti su ratti hanno dimostrato che la lorcaserina non solo riduce l’auto-somministrazione di ossicodone, ma diminuisce anche la risposta agli stimoli associati al consumo di sostanze, un fattore cruciale nella recidiva.

Individuo che affronta la dipendenza da oppioidi

Lo studio, guidato dalla professoressa Kathryn A. Cunningham, esperta di farmacologia e direttrice del Center for Addiction Research presso la Medical Branch della University of Texas a Galveston, è stato pubblicato su una rivista scientifica di rilievo nel settore.

Secondo il Dipartimento della salute e dei servizi umani, gli Stati Uniti si trovano «nel bel mezzo di un’epidemia di oppiacei senza precedenti».

Gli oppioidi, come eroina, morfina, ossicodone e fentanil, si legano ai recettori nel cervello, influenzando il dolore e le emozioni. Oltre a fornire sollievo dal dolore, questi farmaci possono indurre stati di euforia e rilassamento, rendendoli soggetti ad abuso.

Ogni giorno vengono prescritte oltre 650.000 dosi di antidolorifici oppioidi, con circa 3.900 nuove persone che iniziano a usarli per scopi non medici.

Le statistiche dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) indicano che oltre il 60% delle morti per overdose coinvolge un oppiaceo. Nel 2014, le morti per overdose legate agli oppioidi hanno superato le 28.000 unità.

I trattamenti devono affrontare la «reattività delle cue»

Sebbene esistano vari trattamenti per il disturbo da uso di oppioidi, molti di essi non sono ottimali, mostrando elevati tassi di recidiva e numerosi pazienti che abbandonano il trattamento prematuramente. Questo è uno dei punti evidenziati dagli autori del nuovo studio.

Una delle principali criticità dei trattamenti attuali è che, pur riducendo l’euforia associata all’assunzione di ossicodone, non affrontano la «reattività cue». Questa reattività si riferisce all’impatto che un ambiente familiare per l’uso di sostanze può avere sulla predisposizione alla droga.

La reattività cue è spesso il motivo per cui gli individui che hanno subito un abuso di oppioidi ricadono quando si trovano in contesti, persone o situazioni che evocano ricordi legati all’uso di sostanze. Questo fenomeno deriva dall’associazione ripetuta di stimoli ambientali con l’esperienza dell’uso di droghe.

Nella loro recente ricerca, che ha preso la forma di uno studio preclinico, il team ha dimostrato che la lorcaserina ha ridotto sia l’uso che il desiderio di ossicodone nei ratti.

La lorcaserina è un farmaco prescritto per la perdita di peso che agisce alterando il sistema serotoninergico del cervello, influenzando la sensazione di sazietà. Inoltre, tramite i recettori della serotonina 2C, regola anche il circuito cerebrale responsabile della reattività alle cue e della ricompensa associata all’uso di oppioidi.

Lorcaserina ha ridotto l’uso di oppioidi e la reattività agli stimoli

In studi precedenti, la prof.ssa Cunningham e il suo team avevano dimostrato che la lorcaserina diminuisce la frequenza con cui i ratti completano compiti per ricevere una dose di cocaina. Tuttavia, ciò non chiariva come potesse influenzare la sensazione di ricompensa legata agli oppioidi che agiscono attraverso i recettori della serotonina 2C.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno permesso ai ratti di auto-somministrarsi ossicodone in un ambiente specifico, caratterizzato da uno schema di luci e suoni. Successivamente, dopo aver fatto abituare i ratti all’ossicodone, hanno interrotto la somministrazione di questo farmaco.

I ratti sono stati poi esposti al loro ambiente familiare e a alcuni di essi è stata somministrata la lorcaserina, mentre ad altri un placebo. Quando è stato consentito nuovamente l’accesso all’ossicodone, i ratti trattati con lorcaserina hanno mostrato una minore auto-somministrazione e una risposta ridotta agli stimoli ambientali associati all’uso di droga.

Per confermare che l’effetto fosse attribuibile alla lorcaserina, i ricercatori hanno somministrato a un gruppo di ratti lorcaserina insieme a un farmaco in grado di bloccarne l’effetto, privandoli dell’accesso ai recettori della serotonina 2C. Questi ratti, infatti, hanno mostrato un forte desiderio di auto-somministrarsi ossicodone.

Secondo i ricercatori, lo studio dimostra che la lorcaserina non solo riduce l’auto-somministrazione di ossicodone, ma stimola anche la reattività legata alla recidiva.

«L’efficacia della lorcaserina nel ridurre la ricerca e la brama di ossicodone evidenzia il potenziale terapeutico della lorcaserina nel trattamento del disturbo da uso di oppiacei», afferma la prof.ssa Kathryn A. Cunningham.

Il team sta ora pianificando ulteriori studi su farmaci come la lorcaserina per comprendere meglio come questi possano contribuire a fronteggiare l’epidemia di oppioidi.

È fondamentale esplorare perché le prescrizioni di oppioidi continuano a essere emesse anche dopo episodi di sovradosaggio, per garantire una maggiore sicurezza e un approccio più consapevole nella gestione del dolore.

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