Secondo uno studio della Mayo Clinic, pubblicato su Radiology, una condizione comune chiamata leucoaraiosi, costituita da minuscole aree del cervello che sono state private dell’ossigeno e appaiono come punti luminosi bianchi su scansioni MRI, non è una parte innocua del processo di invecchiamento; è una malattia che altera la funzione cerebrale nelle persone anziane.
Kirk M. Welker, MD, assistente professore di radiologia presso il College of Medicine della Mayo Clinic di Rochester, ha dichiarato: «C’è stata molta polemica su queste anomalie comunemente identificate sulle scansioni MRI e sul loro impatto clinico. In passato, la leucoaraiosi è stata considerata una parte benigna del processo di invecchiamento, come capelli grigi e rughe.»
La leucoaraiosi, nota anche come ischemia dei piccoli vasi, viene spesso indicata come oggetti luminosi non identificati (UBO) sulle scansioni cerebrali. È comune nel cervello di persone di età superiore ai 60 anni, anche se la gravità della condizione varia da persona a persona. È una condizione in cui i vasi sanguigni malati alla fine causano piccole lesioni o danni nella sostanza bianca del cervello.
Il Dr. Welker ha detto:
«Sappiamo che l’invecchiamento è un fattore di rischio per la leucoaraiosi e sospettiamo che anche l’ipertensione possa avere un ruolo». Lo studio ha comportato l’esecuzione di scansioni di immagini a risonanza magnetica funzionale (fMRI) su partecipanti anziani cognitivamente normali che sono stati reclutati dalla Mayo Clinic Study of Aging tra il 2006 e il 2010. I risultati hanno rivelato che 18 partecipanti avevano una moderata quantità di leucoaraiosi (25 millilitri) e 18 partecipanti al controllo di età corrispondente avevano una quantità inferiore a 5 millilitri.
Mentre i partecipanti eseguivano un compito di decisione semantica in cui dovevano identificare coppie di parole e un compito di percezione visiva che comportava la differenziazione delle linee diagonali, il team ha effettuato scansioni fMRI dei pazienti per misurare i cambiamenti metabolici in una parte attiva del cervello. Hanno notato che, anche se i risultati in entrambi i gruppi erano simili, le scansioni fMRI hanno mostrato una differenza nei modelli di attivazione cerebrale tra i due gruppi di pazienti.
I risultati delle scansioni fMRI hanno dimostrato che i pazienti con livelli moderati di leucoaraiosi avevano schemi di attivazione atipici, caratterizzati da una minore attivazione delle aree del cervello coinvolte nell’elaborazione del linguaggio durante il compito di decisione semantica, e una maggiore attivazione delle aree visuo-spaziali del cervello durante il compito di percezione visiva, rispetto a quelli del gruppo di controllo.
Il Dr. Welker ha spiegato:
«Diversi sistemi del cervello rispondono in modo diverso alle malattie: il danno alla sostanza bianca colpisce le connessioni all’interno della rete linguistica del cervello, il che porta a una riduzione complessiva dell’attività di rete».
Welker ha sottolineato l’importanza dell’identificazione della leucoaraiosi nel cervello per i pazienti sottoposti a mappatura cerebrale per interventi chirurgici o altri trattamenti, nonché per studi di ricerca, aggiungendo che dovrebbero essere fatti sforzi per prevenire questa condizione.
Ha concluso: «I nostri risultati si aggiungono a un crescente numero di prove che questa è una malattia alla quale dobbiamo prestare attenzione. La leucoaraiosi non è una manifestazione benigna dell’invecchiamento, ma un’importante condizione patologica che altera la funzione cerebrale».
Prospettive Recenti sulla Leucoaraiosi
Negli ultimi anni, la ricerca sulla leucoaraiosi ha fatto notevoli progressi. Uno studio condotto nel 2023 ha evidenziato come le tecniche di imaging avanzate possano migliorare la diagnosi precoce, permettendo di identificare i segni di deterioramento cognitivo prima che diventino clinicamente evidenti. Inoltre, è stato confermato che la gestione attiva dei fattori di rischio, come il controllo della pressione sanguigna e la promozione di uno stile di vita sano, possa ridurre significativamente l’incidenza della leucoaraiosi.
Studi recenti hanno anche suggerito che l’intervento tempestivo attraverso terapie riabilitative possa migliorare le funzioni cognitive nei pazienti affetti. Infine, la comunità scientifica sta esaminando l’impatto dei trattamenti farmacologici mirati, con l’obiettivo di preservare la salute cerebrale negli anziani e migliorare la qualità della vita.
Questi sviluppi offrono nuove speranze e strategie per affrontare una condizione che, come dimostrato, non deve essere sottovalutata.