Marijuana e Spezia: Rischi di Convulsioni secondo Nuovi Studi

Mentre diversi studi hanno suggerito che la marijuana può essere efficace nel ridurre le convulsioni, una nuova ricerca mette in guardia sul fatto che le forme potenti e sintetiche di questa sostanza possono avere effetti opposti.

Marijuana e il cervello umano durante gli esperimenti scientifici

Un team di ricercatori dell’Università di Tsukuba in Giappone ha scoperto che il tetraidrocannabinolo naturale (THC), il principale composto psicoattivo della marijuana, e il cannabinoide sintetico JWH-018 hanno provocato convulsioni nei topi.

La direttrice dello studio, Olga Malyshevskaya, insieme ai suoi collaboratori, afferma che i risultati pubblicati dovrebbero fungere da «allerta pubblica» riguardo ai potenziali danni associati all’uso di marijuana sintetica e ad alta potenza.

Negli Stati Uniti, la marijuana rimane la «droga illecita più comunemente usata», ma la sua legalizzazione per scopi medicinali e ricreativi sta guadagnando terreno in vari stati.

C’è un interesse crescente nella ricerca riguardante l’utilizzo della marijuana, in particolare del cannabinoide noto come cannabidiolo (CBD), nel trattamento delle convulsioni nei pazienti affetti da epilessia, anche se il dibattito sulla sua reale efficacia continua.

Lo studio di Malyshevskaya e del suo team suggerisce che l’uso di marijuana ad alta potenza, caratterizzata da elevati livelli di THC, potrebbe effettivamente innescare convulsioni.

In aggiunta, la ricerca ha evidenziato che le convulsioni possono essere indotte dal JWH-018, un cannabinoide artificiale che rappresenta il principale componente della marijuana sintetica conosciuta come «spezia».

Frequenza delle crisi più alta con JWH-018

Per giungere a queste conclusioni, i ricercatori hanno analizzato l’attività cerebrale di topi maschi dopo l’amministrazione di THC o JWH-018.

Il THC è stato somministrato ai roditori in dosi di 10 milligrammi per chilogrammo (equivalente a circa 0,8 milligrammi per chilogrammo per gli esseri umani), mentre il JWH-018 è stato somministrato in dosi di 2,5 milligrammi per chilogrammo (circa 0,2 milligrammi per chilogrammo per gli umani).

Utilizzando elettrodi di elettroencefalografia (EEG) ed elettromiogrammi, i ricercatori hanno monitorato l’attività elettrica cerebrale dei topi in risposta ai composti somministrati.

Inoltre, il comportamento e il movimento dei roditori sono stati registrati tramite video.

Lo studio ha rivelato che i topi manifestavano crisi convulsive poco dopo l’amministrazione sia di THC che di JWH-018, con una frequenza di crisi significativamente più alta associata al JWH-018.

L’attività cerebrale correlata alle convulsioni è persista per 4 ore dopo l’assunzione di entrambi i farmaci, ma è tornata alla normalità entro il giorno successivo.

È interessante notare che i ricercatori hanno scoperto che il pre-trattamento con AM-251, un composto in grado di legarsi al recettore cannabinoide-1, ha prevenuto le convulsioni indotte da THC e JWH-018.

Pertanto, il team suggerisce che gli antagonisti dei recettori dei cannabinoidi potrebbero rivelarsi utili nel prevenire le convulsioni in caso di sovradosaggio di marijuana.

Lo studio avverte di possibili pericoli

Secondo i ricercatori, i loro risultati «forniscono prove evidenti» che sia i cannabinoidi sintetici che quelli naturali possono innescare convulsioni.

«D’altra parte», notano gli autori, «una considerevole quantità di letteratura sui cannabinoidi nei modelli animali evidenzia per lo più effetti anticonvulsivi».

«Tuttavia,» aggiungono, «pochi di questi studi hanno utilizzato registrazioni EEG per valutare eventi epilettici e molti di essi hanno indotto convulsioni sia elettricamente che farmacologicamente, alterando le vie di segnalazione e gli stati cerebrali prima dell’applicazione dei cannabinoidi».

Il team avverte anche che le dosi di THC e JWH-018 utilizzate nel loro studio erano elevate e potrebbero non riflettere le dosi comunemente osservate nell’uso medicinale o ricreativo negli esseri umani.

«Sarebbe interessante in futuro testare anche dosi più basse, tipicamente impiegate in ambito medico o ricreativo, per determinare se l’effetto si attenua o scompare», concludono.

Tuttavia, ritengono che le loro scoperte debbano essere interpretate come un avvertimento sui potenziali pericoli associati ai cannabinoidi, in particolare alla marijuana sintetica.

«Il nostro studio è di notevole importanza perché, ignorando l’effetto particolarmente grave di tali cannabinoidi, la popolazione tende a considerare la marijuana come una droga leggera, priva di effetti dannosi per la salute».

Olga Malyshevskaya

Prospettive future sulla ricerca sui cannabinoidi

Con l’evolversi delle normative e l’aumento dell’uso della marijuana in contesti legali, è fondamentale approfondire la ricerca sui cannabinoidi. Studi recenti stanno iniziando a esaminare le interazioni tra diversi cannabinoidi e i loro effetti sul sistema nervoso centrale. Ad esempio, recenti ricerche suggeriscono che il CBD potrebbe effettivamente modulare gli effetti del THC, potenzialmente riducendo l’incidenza di convulsioni nei pazienti epilettici. Inoltre, l’analisi delle diverse forme di somministrazione, come oli, edibili e vaporizzatori, è cruciale per comprendere appieno i rischi e i benefici associati all’uso della marijuana. È importante che i medici e i ricercatori continuino a monitorare questi sviluppi e a educare il pubblico sui rischi e sui benefici, garantendo che le informazioni siano basate su evidenze scientifiche solide.

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