Secondo un recente studio, le persone con asma che consumano quantità relativamente elevate di salumi, come prosciutto, salsiccia e salame, hanno maggiori probabilità di manifestare sintomi peggiorativi. I salumi, infatti, sono stati recentemente etichettati come uno dei maggiori nemici della salute, e non senza motivo.
Negli ultimi anni, gli studi hanno accumulato una lista preoccupante dei loro effetti deleteri sulla salute e sulla longevità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente dichiarato i salumi cancerogeni, evidenziando come non solo aumentino il rischio di cancro, ma contribuiscano anche a malattie cardiache e diabete di tipo 2.
Riguardo alla salute polmonare, la situazione è altrettanto allarmante. L’aumento del consumo di salame e di altri salumi è stato associato al cancro ai polmoni, a una riduzione della funzionalità polmonare e all’aumento di sintomi e incidenza della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Un recente studio, pubblicato su una rivista scientifica di rilievo, ha cercato di identificare se il consumo di carne in salamoia avesse anche un impatto negativo sull’asma. A oggi, solo due studi hanno esaminato questa interazione, senza riscontrare effetti significativi.
Il gruppo di ricerca ha deciso di approfondire la relazione tra asma e salumi, esaminando anche il ruolo dell’obesità nel peggioramento dei sintomi asmatici.
Perché i salumi danneggiano i polmoni?
I ricercatori hanno identificato almeno due meccanismi attraverso i quali i salumi possono danneggiare i tessuti corporei. Innanzitutto, essi sono ricchi di nitriti, che possono indurre stress nitrosativo e ossidativo, danneggiando le cellule. Inoltre, c’è una correlazione tra il consumo di salumi e l’aumento dei livelli di proteina C-reattiva, un importante marcatore infiammatorio. L’infiammazione indotta può causare danni ai tessuti nel lungo periodo.
Utilizzando i dati dello studio epidemiologico francese sulla genetica e l’ambiente dell’asma (EGEA), sono stati coinvolti 971 partecipanti adulti. L’EGEA ha monitorato i pazienti asmatici per oltre 20 anni, raccogliendo informazioni dettagliate su dieta, peso e sintomi di asma, oltre a dati demografici e fattori legati allo stile di vita, come il livello di attività fisica, il fumo, il sesso, l’età e il livello di istruzione.
In media, i partecipanti consumavano 2,5 porzioni di salumi a settimana. Coloro che ne mangiavano uno o meno alla settimana sono stati classificati come consumatori bassi, mentre quelli che consumavano da una a quattro porzioni settimanali sono stati definiti consumatori medi e quelli con più di quattro come consumatori alti.
I dati iniziali sono stati raccolti tra il 2003 e il 2007, e un follow-up è stato effettuato tra il 2011 e il 2013. Nel complesso, il 20% del gruppo ha visto un aggravamento dell’asma, il 27% ha riportato un miglioramento, mentre il restante 53% non ha registrato cambiamenti.
Carne curata e asma
Esaminando l’assunzione di carne curata, i ricercatori hanno scoperto che il 14% dei consumatori bassi, il 20% dei consumatori medi e il 22% dei consumatori alti hanno peggiorato i sintomi. Dopo aver controllato altri fattori come il fumo, l’attività fisica, l’età, il sesso e il livello di istruzione, è emerso che coloro che mangiavano le carni più salate avevano il 76% di probabilità in più di sperimentare un peggioramento dei sintomi respiratori rispetto a chi ne consumava quantità minime.
Il team di ricerca era anche interessato a comprendere meglio il ruolo dell’obesità nell’asma. Sebbene il sovrappeso fosse associato a sintomi asmatici più gravi, nel presente studio l’indice di massa corporea (IMC) spiegava solo il 14% del peggioramento dei sintomi. Questo suggerisce che il consumo di salumi influisce sull’asma in modo indipendente dal peso.
È importante notare che questo è uno studio osservazionale, quindi non possiamo trarre conclusioni definitive su causa ed effetto. Inoltre, come evidenziano gli autori, i risultati si basano sui ricordi dei partecipanti e i punteggi dei sintomi potrebbero essere stati influenzati da fumo o BPCO, che condividono molti sintomi con l’asma.
Detto ciò, ricerche precedenti hanno già mostrato collegamenti tra carni lavorate e salute polmonare; quindi, i risultati attuali rafforzano ulteriormente queste evidenze.
Nuove evidenze sul consumo di salumi e salute polmonare nel 2024
Nel 2024, sono emerse nuove ricerche che confermano e ampliano i legami tra il consumo di salumi e i problemi respiratori. Uno studio pubblicato sulla rivista «Respiratory Medicine» ha rivelato che l’assunzione di salumi è associata a un incremento significativo dei marcatori infiammatori nel sangue, suggerendo un meccanismo biologico attraverso il quale questi alimenti possono influenzare negativamente la salute polmonare.
In aggiunta, un ampio studio di coorte ha dimostrato che le persone che limitano il consumo di carni lavorate hanno una probabilità significativamente inferiore di sviluppare sintomi asmatici rispetto a coloro che ne consumano elevate quantità. I risultati hanno mostrato che, a fronte di una riduzione del 50% del consumo di salumi, i partecipanti hanno riportato una diminuzione dei sintomi asmatici fino al 30%.
Queste evidenze recenti evidenziano ulteriormente l’importanza di considerare la dieta come un fattore cruciale nella gestione dell’asma, suggerendo che una dieta più sana potrebbe non solo migliorare la qualità della vita ma anche ridurre il rischio di aggravamento dei sintomi. È fondamentale che i pazienti asmatici e i medici considerino questi fattori quando si pianificano strategie terapeutiche e interventi nutrizionali.