Tra gli individui suscettibili, le statine – farmaci comunemente utilizzati per ridurre il colesterolo – potrebbero aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 del 30%. Queste nuove scoperte riaccenderanno sicuramente un dibattito già acceso.
Le statine funzionano abbassando i livelli di colesterolo nel sangue, riducendo la sua produzione nel fegato. Questo avviene bloccando un enzima chiamato idrossi-metil-glutaril-coenzima A reduttasi, essenziale nella sintesi del colesterolo.
Negli Stati Uniti, le statine sono tra i farmaci più prescritti. Tra il 2011 e il 2012, oltre un quarto degli adulti statunitensi oltre i 40 anni stava assumendo farmaci per ridurre il colesterolo, la maggior parte dei quali erano statine.
Oltre alla loro funzione di abbassare il colesterolo, le statine hanno effetti favorevoli anche sull’infiammazione e sullo stress ossidativo. Tuttavia, non sarebbe sorprendente se, insieme a questi benefici, le statine potessero anche contribuire a un aumento del rischio di sviluppare il diabete.
Al contrario, ci sono evidenze crescenti che suggeriscono come l’uso prolungato di statine possa effettivamente aumentare il rischio di diabete di tipo 2. Il primo studio a segnalare questo potenziale rischio risale al 2008.
Dalla pubblicazione di quel primo studio, sono state condotte numerose meta-analisi. Alcune hanno confermato il legame tra l’uso di statine e il diabete di tipo 2, mentre altre hanno messo in dubbio tale associazione. Pertanto, una risposta definitiva è ancora lontana.
Riapertura del dibattito sulle statine e il diabete
Molti studi precedenti che hanno evidenziato un legame non erano stati specificamente concepiti per indagare la relazione tra diabete e statine; il loro focus principale era sugli eventi cardiovascolari. Poiché il numero di casi di diabete all’interno dei gruppi sperimentali era relativamente basso, è stato difficile ottenere una chiara comprensione dei rischi associati.
Per approfondire questa interazione, i ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine di New York City hanno deciso di concentrarsi su una sottosezione a rischio di utilizzatori di statine, focalizzandosi specificamente sul diabete di tipo 2.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati di recente.
Il team ha utilizzato i dati dello studio sul programma di prevenzione del diabete negli Stati Uniti (DPPOS), un follow-up di uno studio clinico a lungo termine che ha coinvolto soggetti obesi o in sovrappeso, quindi ad aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
Lo studio originale ha esaminato se «la perdita di peso attraverso cambiamenti nello stile di vita o trattamento con metformina» potesse «ridurre o ritardare» il diabete di tipo 2 nelle persone ad alto rischio.
Terminato questo studio, i partecipanti sono stati invitati a partecipare al DPPOS. La pressione sanguigna e i grassi ematici venivano misurati annualmente, mentre la glicemia era controllata ogni sei mesi. Durante questo periodo, è stato registrato anche l’uso di statine.
Sono stati analizzati i dati di 3.234 partecipanti. All’inizio dello studio, solo il 4% utilizzava statine, ma dopo dieci anni, circa un terzo le assumeva. La maggior parte di loro utilizzava sia simvastatina che atorvastatina.
Rischi associati alle statine emersi dallo studio
Sebbene la probabilità di prescrivere statine aumentasse dopo una diagnosi di diabete, l’uso stesso di statine era correlato a un aumento del rischio di diagnosi di diabete. Questa associazione si è rivelata significativa, indipendentemente dal gruppo di trattamento a cui i partecipanti erano stati assegnati durante la precedente sperimentazione.
In generale, l’uso di statine è stato associato a un aumento del 36% nel rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Anche se i partecipanti a cui erano state prescritte statine mostravano livelli di glucosio più elevati all’inizio, questa differenza non era sufficiente a spiegare i tassi più elevati di diabete osservati.
Per approfondire ulteriormente questa relazione, il team ha classificato i dati delle statine in base alla loro potenza, distinguendo tra statine a bassa e alta potenza. Non sono state riscontrate differenze significative tra i rischi associati a questi gruppi.
Tuttavia, gli autori dello studio avvertono che presenta alcune limitazioni: è di natura osservativa, quindi non è possibile stabilire un legame di causa ed effetto. Inoltre, le prescrizioni di statine erano basate sulla valutazione clinica dei medici, e quindi i partecipanti non erano stati assegnati in modo casuale. Infine, non erano disponibili informazioni dettagliate sul dosaggio delle statine per un’analisi completa.
Nonostante questi avvertimenti, gli autori ritengono che sia necessaria prudenza, in quanto le loro conclusioni si allineano a studi precedenti con risultati simili. Sottolineano che:
«Lo stato del glucosio deve essere monitorato e devono essere promossi comportamenti di stile di vita sani nei pazienti ad alto rischio che sono prescritti statine per la profilassi delle malattie cardiovascolari.»
Il dibattito sul rapporto tra statine e diabete non è certo concluso e continuerà a essere oggetto di discussione. Dato che l’uso di statine e il diabete sono entrambi estremamente diffusi negli Stati Uniti, è fondamentale raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sulle potenziali interazioni.
Sicuramente seguiranno ulteriori studi, ma potrebbe passare del tempo prima che il dibattito possa essere chiuso definitivamente.
Prospettive future e nuovi studi
Recentemente, sono stati avviati nuovi studi clinici per esplorare ulteriormente il legame tra l’uso di statine e il diabete di tipo 2. I ricercatori stanno investighando non solo i meccanismi biologici che potrebbero contribuire a questo rischio, ma anche l’impatto di fattori come la genetica, l’età e lo stile di vita.
Una ricerca pubblicata nel 2023 ha evidenziato come le variazioni genetiche nei pazienti possano influenzare la risposta alle statine e il rischio di sviluppare diabete, suggerendo che un approccio personalizzato nella prescrizione di questi farmaci possa essere fondamentale per ridurre i rischi.
Inoltre, l’educazione dei pazienti sull’importanza di uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare, è diventata un tema centrale nelle campagne di sensibilizzazione. I medici sono incoraggiati a monitorare attivamente i livelli di glucosio nei pazienti in trattamento con statine, affinché possano intervenire tempestivamente se emergono segni di prediabete.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma la continua ricerca e l’attenzione medica possono fare la differenza per garantire che l’uso di statine rimanga sicuro e benefico per i pazienti a rischio.