Nuove Scoperte sul Resveratrolo e l’Alzheimer: Un Approccio Innovativo

Uno studio di follow-up ha esaminato gli effetti del resveratrolo sulla malattia di Alzheimer, rivelando dettagli importanti riguardo la risposta immunitaria nel cervello. Anche se non si tratta di una cura definitiva, la molecola e i suoi effetti potrebbero orientare future ricerche.

Scoperta sul resveratrolo e Alzheimer

Attualmente, la malattia di Alzheimer colpisce circa 5 milioni di americani, e ogni 66 secondi qualcuno negli Stati Uniti sviluppa la malattia. Questi dati sono allarmanti e richiedono un’urgente attenzione alla ricerca.

Nonostante i progressi, i meccanismi esatti alla base della malattia non sono ancora completamente compresi, e le terapie attuali si concentrano principalmente sulla gestione dei sintomi.

Questi fatti sollevano interrogativi e rendono la ricerca sull’Alzheimer un campo di innovazione continua. Ogni potenziale strada viene esplorata approfonditamente, senza trascurare alcuna molecola.

I risultati del recente studio sull’Alzheimer sono stati presentati all’Alzheimer’s Association International Conference 2016 a Toronto, in Canada, con particolare attenzione al resveratrolo.

Cos’è il resveratrolo?

Il resveratrolo è un fenolo naturale prodotto da alcune piante in risposta a stress o lesioni. Questo composto si trova in diversi alimenti, come uva, mirtilli, lamponi, vino rosso e cioccolato fondente.

È noto che la restrizione calorica può ridurre le malattie legate all’età negli animali, e il resveratrolo sembra imitare questo effetto, attivando le sirtuine, proteine associate alla longevità. Questo ha suscitato interesse tra coloro che studiano le malattie neurodegenerative legate all’età.

Nel 2015, è stata pubblicata una delle più grandi sperimentazioni cliniche sul resveratrolo a dosaggio elevato. I ricercatori hanno scoperto che il trattamento a lungo termine con resveratrolo in soggetti con Alzheimer da lieve a moderato sembrava interrompere, o almeno rallentare, la progressione della malattia.

È importante notare che una proteina chiamata amiloide-beta40 (Abeta40) tende a diminuire con il peggioramento della demenza. Lo studio del 2015 ha mostrato che nei soggetti trattati con resveratrolo, i livelli di Abeta40 rimanevano stabili, mentre quelli nel gruppo placebo tendevano a diminuire.

All’epoca, il Dr. Scott Turner, ricercatore principale, ha avvertito che «questo è uno studio singolo, e i risultati richiedono ulteriori ricerche per una corretta interpretazione».

La dottoressa Turner ha continuato a guidare lo studio in corso, in collaborazione con il neurologo Dr. Charbel Moussa, direttore scientifico del programma di neuroterapia della GUMC Translational. In questo ciclo di prove, il team si è concentrato sui livelli di molecole specifiche nel liquido cerebrospinale (CSF) dei pazienti con Alzheimer.

In totale, 19 partecipanti hanno ricevuto una dose giornaliera di resveratrolo (equivalente a 1.000 bottiglie di vino rosso) e altri 19 hanno ricevuto un placebo.

Scoprire gli effetti anti-infiammatori del resveratrolo

La ricerca ha rivelato che il cervello delle persone con Alzheimer è danneggiato dall’infiammazione, che si ritiene sia una reazione all’accumulo di proteine nel cervello, tra cui Abeta40 e Abeta42.

L’aumento dell’infiammazione sembra aggravare la malattia. In passato, si pensava che solo le cellule immunitarie all’interno del cervello fossero responsabili. Tuttavia, lo studio attuale suggerisce che la situazione possa essere più complessa.

Un’altra molecola di interesse per i ricercatori è stata la matrice metalloproteinasi-9 (MMP-9). Il team ha osservato una riduzione del 50% dei livelli di MMP-9 nel liquido cerebrospinale dei soggetti che assumevano resveratrolo.

Questo è un risultato significativo, poiché MMP-9 tende a diminuire quando viene attivata la sirtuina1, una proteina legata alla restrizione calorica. Livelli elevati di MMP-9 possono compromettere la barriera emato-encefalica, un meccanismo di protezione che impedisce a sostanze nocive di entrare nel cervello.

Inoltre, il team ha scoperto che il resveratrolo ha aumentato i livelli di composti legati a una risposta immunitaria «adattativa» a lungo termine; ciò suggerisce un coinvolgimento di cellule infiammatorie residenti nel cervello, che possono degradare e rimuovere le proteine neurotossiche.

«Queste nuove scoperte sono entusiasmanti perché ampliano la nostra comprensione di come il resveratrolo possa rivelarsi clinicamente vantaggioso per i pazienti con Alzheimer, in particolare evidenziando l’importante ruolo dell’infiammazione nella malattia e i potenti effetti anti-infiammatori del resveratrolo», ha dichiarato Dr. Scott Turner.

Altre domande a cui rispondere

Sebbene sia improbabile che il resveratrolo rappresenti un trattamento autonomo (non impedisce l’aggregazione delle proteine tau che danneggiano i neuroni), è previsto un studio di fase III. I recenti studi non solo hanno fornito informazioni preziose sulla malattia, ma hanno anche sollevato ulteriori domande che necessitano di risposte.

Ad esempio, la dottoressa Turner ha menzionato un altro mistero da esplorare: «Un risultato sconcertante dello studio sul resveratrolo è la maggiore contrazione del cervello osservata con il trattamento. Questo mette in discussione l’idea che il resveratrolo riduca l’infiammazione nel cervello di Alzheimer».

Questa scoperta «apparentemente paradossale» ha trovato riscontri anche in farmaci utilizzati per trattare pazienti con sclerosi multipla, un’altra malattia cerebrale caratterizzata da elevati livelli di infiammazione.

L’Alzheimer è una malattia complessa e sarà solo attraverso uno sforzo concertato che i suoi segreti saranno finalmente rivelati e vi saranno sviluppati trattamenti più efficaci.

Recenti studi continuano a svelare come le proteine tau si diffondano attraverso gli spazi tra le cellule, fornendo ulteriori indizi su come affrontare questa malattia devastante.

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