Gli scienziati hanno identificato un meccanismo nel cervello che sembra spiegare come l’uso a lungo termine della marijuana durante l’adolescenza possa portare alla schizofrenia e ad altre malattie psichiatriche nell’età adulta. Hanno anche dimostrato che alcune droghe potrebbero essere in grado di invertire i sintomi simil-schizofrenici.
In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica, i ricercatori dell’Università dell’Ontario occidentale in Canada riportano come hanno mostrato questo effetto nei ratti da laboratorio.
La marijuana si riferisce alle parti secche – cioè i fiori, le foglie, i gambi e i semi – delle piante di cannabis. Queste piante contengono un numero di composti psicoattivi, chiamati cannabinoidi, con il principale delta-9-tetraidrocannabinolo (THC).
Negli Stati Uniti, la marijuana è la «droga illecita più comunemente usata», e il suo uso è particolarmente diffuso tra adolescenti e giovani adulti.
Un anno fa, circa il 9,4% degli studenti dell’ottavo anno e il 23,9% degli studenti del decimo anno negli Stati Uniti hanno dichiarato di aver usato marijuana almeno una volta nell’anno precedente.
Tuttavia, l’uso più elevato è stato tra i dodicesimi, con il 35,6% di essi che ha affermato di averne fatto uso almeno una volta nell’anno precedente e il 6% di averla usata tutti i giorni o quasi.
Concentrati su GABA
Nel loro studio, l’autore senior Steven Laviolette – professore della Schulich School of Medicine and Dentistry dell’Università di Western Ontario – e i suoi colleghi spiegano che, sebbene sia «ancora oggetto di dibattito», alcuni studi hanno suggerito che l’esposizione a lungo termine al THC aumenta il rischio di sviluppare schizofrenia e altre malattie psichiatriche.
In effetti, in precedenti ricerche condotte con modelli animali, il team ha scoperto che l’esposizione prolungata al THC porta a «anomalie persistenti nell’età adulta che assomigliano alla schizofrenia».
Hanno anche constatato che queste anomalie sono accompagnate da cambiamenti nella corteccia prefrontale del cervello e da un aumento dell’attività nel sistema dopaminergico della regione.
La dopamina è un neurotrasmettitore che svolge un ruolo cruciale nel regolare i centri cerebrali coinvolti nella ricompensa, nel piacere, nel movimento e nelle emozioni. Una carenza di dopamina è un segno distintivo del morbo di Parkinson.
Tuttavia, i ricercatori notano che il meccanismo che collega i cambiamenti cerebrali ai sintomi simil-schizofrenici rimane in parte un mistero, e per questo hanno progettato un nuovo studio per approfondire l’argomento, concentrandosi su un altro neurotrasmettitore chiamato GABA.
«Il GABA è un neurotrasmettitore inibitorio e gioca un ruolo cruciale nella regolazione dell’attività eccitatoria nella corteccia frontale. Quindi, se hai meno GABA, i tuoi sistemi neuronali diventano iperattivi, portando a cambiamenti comportamentali coerenti con la schizofrenia», spiega Justine Renard, co-autrice dello studio e borsista postdottorato.
«Sistema iperattivo della dopamina»
Dopo aver esposto i ratti adolescenti al THC, il team ha scoperto che questo riduce il GABA e induce i neuroni nella corteccia frontale a diventare iperattivi in età adulta. I ratti hanno sviluppato sintomi simili alla schizofrenia, come livelli elevati di ansia e bassa motivazione sociale.
Oltre a diventare iperattivi, i neuroni della corteccia frontale sono diventati anche «sfasati l’uno con l’altro», come dimostrano le interruzioni di un tipo di onda cerebrale chiamata onde gamma.
Inoltre, la riduzione del GABA ha portato a un «sistema iperattivo della dopamina», che è comunemente osservato nei cervelli delle persone affette da schizofrenia.
Alla fine, i ricercatori hanno scoperto che era possibile invertire questi effetti nel cervello e nel comportamento dei ratti utilizzando farmaci che attivano il GABA.
La prof.ssa Laviolette sottolinea che la scoperta di poter invertire gli effetti con farmaci è particolarmente opportuna per il Canada, dove la marijuana sta per diventare legale.
Spiega che questo potrebbe significare che le persone potrebbero essere in grado di combinare l’uso della marijuana – sia per scopi ricreativi che medicinali – con composti che aumentano il GABA, proteggendosi così dagli effetti potenzialmente negativi dell’esposizione al THC.
Il team ora progetta di esaminare la sicurezza e l’efficacia delle combinazioni di cannabinoidi e farmaci che stimolano il GABA nel trattamento della depressione, della dipendenza, dell’ansia e di altre condizioni di salute mentale.
«Ciò che è importante in questo studio è che non solo abbiamo identificato un meccanismo specifico nella corteccia prefrontale per alcuni dei rischi per la salute mentale associati all’uso di marijuana in adolescenza, ma abbiamo anche trovato un modo per invertire tali rischi», afferma il prof. Steven Laviolette.
Novità e Ricerche Recenti
Nel 2024, i ricercatori hanno approfondito ulteriormente questi temi, evidenziando come la combinazione di cannabinoidi e trattamenti mirati al GABA potrebbe rappresentare un approccio innovativo nella prevenzione dei disturbi psichiatrici. Recenti studi hanno dimostrato che l’interazione tra THC e GABA non solo modula la neurotrasmissione, ma può anche influenzare la plasticità sinaptica, un aspetto cruciale per il funzionamento cerebrale ottimale.
Inoltre, è emerso che l’uso di farmaci agonisti del GABA in contesti di uso di marijuana potrebbe ridurre significativamente l’incidenza di ansia e depressione, due delle problematiche più comuni tra i giovani. Questi dati sono fondamentali per sviluppare linee guida cliniche che possano orientare i professionisti nella gestione dell’uso di marijuana tra gli adolescenti.
La comunità scientifica sta anche esaminando le implicazioni a lungo termine dell’uso di cannabinoidi e dei loro effetti sull’equilibrio neurochimico del cervello, con l’obiettivo di formulare raccomandazioni informate per i genitori, gli educatori e i professionisti della salute mentale.