C’è una credenza popolare che le donne siano più abili degli uomini nel multitasking. Sebbene alcuni studi abbiano sostenuto questa affermazione, altri scienziati hanno messo in discussione la solidità di queste evidenze. Recenti ricerche supportano l’idea che per il cervello maschile il passaggio da un compito all’altro possa richiedere più risorse cognitive.
Il termine «multitasking» è spesso utilizzato per descrivere la capacità del cervello di gestire più compiti simultaneamente. Tuttavia, dal punto di vista psicologico, il «cambio di attività» rappresenta un concetto più preciso. Le neuroscienze e la psicologia suggeriscono che durante questo processo, il cervello si concentra su un compito, poi si ferma e passa rapidamente al successivo.
C’è una convinzione diffusa che le donne siano più abili nel cambiare compito rispetto agli uomini, ma alcuni ricercatori avvertono che questa idea è solo un mito privo di supporto scientifico. Infatti, una revisione esaustiva della letteratura scientifica non ha trovato alcuna prova a sostegno di questa affermazione.
D’altra parte, alcuni studi indicano che le donne potrebbero avere prestazioni migliori in determinati paradigmi di multitasking. Ad esempio, in test informatici di commutazione di attività, le donne hanno ottenuto risultati superiori rispetto agli uomini, evidenziando anche come gli uomini impieghino più tempo nel passaggio da un compito all’altro.
Una nuova ricerca esamina l’energia che il cervello maschile consuma durante test di cambio di attività e le aree cerebrali coinvolte in questo processo.
Studiare lo scambio di mansioni in uomini e donne
Un recente studio condotto da ricercatori della High School of Economics (HSE) di Mosca analizza le differenze di genere nelle prestazioni relative al cambio di attenzione.
La ricerca, guidata da Svetlana Kuptsova e Maria Ivanova del Laboratorio neurolinguistico HSE, ha coinvolto 140 partecipanti, uomini e donne di età compresa tra i 20 e i 65 anni, di cui 69 erano uomini.
I partecipanti hanno eseguito un test di commutazione di attività all’interno di una macchina di risonanza magnetica funzionale (fMRI), utilizzando l’imaging a contrasto di sangue-ossigeno-livello (BOLD) per monitorare l’attività cerebrale.
Durante il test, i partecipanti dovevano spostare l’attenzione tra due obiettivi in un ordine pseudo-casuale, classificando figure in base a forma e numero.
I ricercatori hanno analizzato i volumi di materia grigia e bianca nel cervello e in aree specifiche. Inoltre, sono stati condotti test neuropsicologici, come il D-KEFS Trail Making Test, per valutare la capacità di commutazione dell’attenzione e la scala di memoria Wechsler per la memoria uditiva e visiva.
Gli uomini usano più risorse cerebrali per passare da un’attività all’altra
Indipendentemente dal sesso o dall’età, il cambio di attività coinvolge solitamente le aree prefrontali dorsolaterali del cervello, i lobi parietali inferiori e il giro occipitale inferiore.
Lo studio ha rivelato che, rispetto alle donne, i giovani di età compresa tra 20 e 30 anni mostravano una maggiore attivazione bilaterale nelle aree prefrontali e una maggiore attività nel lobo parietale destro e nell’insula. Gli uomini, inoltre, mostravano attivazione bilaterale dell’area motoria supplementare, un fenomeno non osservato nelle donne.
L’età ha avuto un impatto sui risultati. L’attivazione cerebrale era localizzata negli adulti più giovani, ma diventava più diffusa con l’età. Non è stata osservata alcuna correlazione tra i segnali BOLD e l’età tra i 20 e i 40 anni nelle donne e tra i 20 e i 55 negli uomini. Tuttavia, oltre questa fascia d’età, i ricercatori hanno notato un incremento delle aree cerebrali attivate in entrambi i sessi.
Le differenze di genere tendevano a ridursi con l’età; infatti, non sono state riscontrate differenze significative tra uomini e donne di età compresa tra 51 e 65 anni.
Infine, l’analisi ha mostrato una diminuzione della materia grigia con l’età, mentre la materia bianca è rimasta invariata.
I risultati dello studio sono stati pubblicati su una rivista scientifica peer-reviewed.
Gli uomini possono trovare più difficile il cambio di attività
Le ricerche suggeriscono che gli uomini potrebbero avere maggiore difficoltà nel passaggio da un compito all’altro, poiché il cervello maschile sembra richiedere più energia cerebrale per farlo.
«È noto che un’attivazione e un coinvolgimento più intensi di aree supplementari del cervello si osservano tipicamente in soggetti che affrontano compiti complessi. I nostri risultati indicano che le donne potrebbero avere un vantaggio nel passare l’attenzione, mobilitando meno risorse rispetto agli uomini,» afferma Svetlana Kuptsova.
Sebbene la differenza riscontrata nel tempo di reazione sia scientificamente significativa, nella vita quotidiana è spesso poco percepibile, eccetto in «circostanze particolarmente stressanti o in situazioni critiche che richiedono frequenti cambi di attenzione», spiega Kuptsova.
Le ragioni alla base di questa differenza rimangono poco chiare. Come suggerisce Kuptsova, sebbene fattori evolutivi e sociali possano giocare un ruolo, ogni speculazione sul perché la natura possa aver dato origine a queste differenze è puramente ipotetica.
Scopri come il multitasking multimediale è stato correlato a cambiamenti cerebrali significativi.
Risultati recenti e nuove prospettive
Recenti studi del 2024 hanno approfondito ulteriormente le differenze di genere nel multitasking, rivelando che le donne tendono a eccellere in compiti che richiedono attenzione divisa, mentre gli uomini mostrano una maggiore difficoltà in situazioni di sovraccarico cognitivo. Una meta-analisi ha evidenziato che la variabilità individuale è spesso più significativa delle differenze di genere, suggerendo che l’abilità nel multitasking può variare notevolmente da persona a persona.
Inoltre, nuove tecnologie di imaging cerebrale hanno permesso di osservare in tempo reale come le diverse aree del cervello si attivano durante il multitasking. Queste scoperte possono fornire spunti importanti per migliorare le strategie di apprendimento e lavoro, supportando sia uomini che donne nel superare le sfide del multitasking quotidiano.
In conclusione, sebbene le differenze di genere nel multitasking possano esistere, è fondamentale considerare anche le variabili individuali e contestuali che influenzano le prestazioni. La ricerca continua a evolversi, portando alla luce nuovi aspetti di un fenomeno complesso e affascinante come il multitasking.