Pensa all’ultima volta che ti sei trovato a casa da solo e hai sentito un rumore forte e inaspettato. È probabile che i tuoi occhi si siano spalancati mentre cercavi di capire cosa stesse accadendo. Un recente studio condotto dai ricercatori guidati dal Prof. Adam Anderson, del College of Human Ecology della Cornell University, ha gettato luce su questo fenomeno, analizzando perché i nostri occhi reagiscono in modo così opposto a diverse emozioni, come la paura e il disgusto.
Il team di ricerca ha pubblicato un articolo su una rivista scientifica, suggerendo che queste espressioni facciali estreme sono legate a risposte emotive fondamentali, che sfruttano il modo in cui i nostri occhi raccolgono e focalizzano la luce per rilevare potenziali minacce. Quando i nostri occhi si spalancano, come in risposta alla paura, ciò aumenta la sensibilità visiva e amplia il campo visivo, permettendoci di identificare i pericoli che ci circondano.
Al contrario, quando i nostri occhi si restringono a causa del disgusto, questa azione riduce l’ingresso di luce e migliora la messa a fuoco, aiutandoci a discernere la fonte del nostro disagio. Secondo i ricercatori, questi risultati suggeriscono che le espressioni facciali umane sono reazioni adattative a stimoli ambientali, e non semplicemente segnali di comunicazione sociale, supportando le teorie di Charles Darwin sull’evoluzione delle emozioni.
Commentando le scoperte, il Prof. Anderson afferma:
«Queste funzioni opposte di allargamento e restringimento degli occhi, che rispecchiano la dilatazione e la costrizione della pupilla, potrebbero rappresentare le origini primitive della nostra capacità espressiva. Queste azioni non sono probabilmente limitate al disgusto e alla paura, poiché sappiamo che movimenti simili giocano un ruolo importante in tutte le espressioni, comprese sorpresa, rabbia e persino felicità.»
Le Emozioni Innescano Espressioni Facciali Utilizzando Proprietà Luminose Utili
Le emozioni filtrano la nostra percezione della realtà, affermano i ricercatori, e modellano ciò che vediamo prima ancora che la luce raggiunga il nostro occhio. Il Prof. Anderson spiega che tendiamo a pensare alla percezione come un processo che avviene dopo che il cervello ha ricevuto un’immagine; in realtà, le emozioni influenzano la visione nei primissimi istanti di codifica visiva.
Il restringimento dell’occhio in risposta al disgusto porta a una maggiore acuità visiva, il che implica un minor ingresso di luce e una messa a fuoco migliore. Al contrario, l’apertura degli occhi in situazioni di paura consente di catturare più luce e di ampliare il campo visivo. «Queste emozioni innescano espressioni facciali strutturalmente molto diverse, una con gli occhi spalancati e l’altra con gli occhi socchiusi», afferma il Prof. Anderson, sottolineando come questo permetta all’occhio di sfruttare le proprietà della luce più utili in ciascuna situazione.
Attualmente, il team sta studiando come questi movimenti oculari contrastanti possano spiegare l’evoluzione delle espressioni facciali nell’uomo, contribuendo alla comunicazione non verbale in culture diverse. «Sappiamo che gli occhi possono essere uno strumento potente per capire ciò che le persone pensano e sentono», afferma, «e potremmo avere una risposta parziale al perché sia così».
Inoltre, il Prof. Anderson ha dichiarato:
«Stiamo ora esplorando come le origini ottiche dell’espansione e della contrazione degli occhi nelle espressioni emotive possano essere utilizzate per comunicare esame o accettazione di idee o persone. Ad esempio, potremmo restringere gli occhi quando analizziamo un concetto, mentre gli occhi spalancati possono indicare accettazione.»
Nel 2013, abbiamo riportato uno studio che suggeriva che l’ossitocina – conosciuta come «l’ormone dell’amore» – ha un effetto auto-perpetuante, il che significa che può indurci a sentirci ansiosi in situazioni future se un’interazione sociale è stata negativa.
Nuove Ricerche del 2024
Negli ultimi anni, la ricerca sulle emozioni e sulle espressioni facciali ha fatto passi da gigante. Recenti studi del 2024 hanno rivelato che le reazioni oculari non sono solo una questione di paura e disgusto, ma si estendono ad altre emozioni come la gioia e la tristezza. Ad esempio, una ricerca pubblicata nel 2024 ha dimostrato che gli occhi possono dilatarsi anche in risposta a esperienze positive, come la visione di un volto sorridente. Inoltre, è emerso che queste reazioni oculari sono influenzate da fattori culturali e sociali, suggerendo che la nostra interpretazione delle emozioni potrebbe variare notevolmente a seconda del contesto. Queste scoperte ci portano a riconsiderare il ruolo degli occhi come strumenti di comunicazione non verbale, aprendo nuove vie per comprendere come percepiamo e reagiamo alle emozioni degli altri.