Uno studio condotto su oltre 15.000 persone ha rivelato che coloro che trascorrono più tempo davanti alla televisione presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare coaguli di sangue nelle vene, rispetto a chi guarda la TV raramente o mai.
Le nuove scoperte saranno presentate nelle sessioni scientifiche dell’AHA (American Heart Association) 2017, che si tengono questa settimana ad Anaheim, in California.
I ricercatori hanno già evidenziato il legame tra il tempo trascorso a guardare la TV e il rischio di malattie cardiache, in particolare quelle legate ai coaguli di sangue nelle arterie.
Questo studio è particolarmente significativo poiché è il primo a esaminare la connessione tra tromboembolismo venoso, ovvero una serie di condizioni in cui si formano coaguli di sangue nelle vene, e la visione televisiva in un ampio campione di popolazione occidentale.
Il tromboembolismo venoso (VTE) è un termine che comprende sia la trombosi venosa profonda (TVP) che l’embolia polmonare (PE). Sebbene possa manifestarsi a qualsiasi età, la VTE è più comune nelle persone sopra i 60 anni.
La TVP è un coagulo di sangue che si forma nelle vene profonde del corpo, tipicamente nelle gambe, nelle braccia o nel bacino. Un PE si verifica quando un coagulo si distacca e si sposta verso le arterie polmonari.
La VTE rappresenta una crescente preoccupazione per la salute pubblica negli Stati Uniti, dove si stima che colpisca tra le 300.000 e le 600.000 persone all’anno. Si tratta della condizione vascolare più comunemente diagnosticata, dopo ictus e infarti.
Nonostante l’esercizio fisico, la visione televisiva è legata ai VTE
Per il nuovo studio, Mary Cushman, professore di medicina al Larner College of Medicine dell’Università del Vermont a Burlington, e il suo team hanno utilizzato i dati provenienti dallo studio sul Rischio Aterosclerotico nelle Comunità.
I dati riguardavano 15.158 persone di età compresa tra i 45 e i 64 anni, tutte esenti da VTE tra il 1987 e il 1989, quando hanno indicato inizialmente la loro frequenza di visione della TV: «mai o raramente», «a volte», «spesso» o «molto spesso». Aggiornamenti sulle categorie di visione sono stati raccolti nel 1993-1995 e nel 2009-2011, e durante il follow-up sono stati registrati eventi di VTE.
Nel corso di un follow-up di 299.767 anni-persona, durante il quale sono stati identificati 691 casi di VTE, è emersa una chiara relazione «dose-risposta» tra la frequenza di visione della TV e il rischio di sviluppare un primo episodio di VTE.
Il rischio di VTE era 1,7 volte superiore tra i partecipanti che riferivano di guardare la TV «molto spesso», rispetto a quelli che dichiaravano di farlo «mai o raramente».
Anche coloro che rispettavano le raccomandazioni per l’attività fisica presentavano un rischio 1,8 volte maggiore di sviluppare un VTE se la loro visione televisiva rientrava nella categoria «molto spesso», rispetto a chi guardava «mai o raramente».
L’obesità era più comune nei partecipanti che guardavano più TV, ma il team ha sottolineato che la sua analisi mostrava che rappresentava solo il 25% del rischio maggiorato di VTE.
Inoltre, è stato osservato che il legame tra un’elevata visione della TV e il VTE era altrettanto forte sia per DVT che per PE.
‘Evitare la seduta prolungata’
Nel 2016, l’AHA ha pubblicato una dichiarazione sui rischi per la salute associati alla seduta prolungata. Gli autori raccomandano che rimanere seduti per lunghi periodi, anche per le persone attive, possa aumentare il rischio di diabete, malattie cardiache e altri problemi di salute cronici.
Il professor Cushman suggerisce che le persone dovrebbero riflettere su come mantenersi attive per contrastare gli effetti negativi della visione prolungata della TV.
«Potresti posizionare un tapis roulant o una cyclette davanti alla TV e muoverti mentre guardi,» suggerisce, aggiungendo, «Oppure puoi posticipare la visione della TV di 30 minuti per fare una passeggiata.»
«Guardare la TV di per sé non è difficile, ma tendiamo a fare merenda e a rimanere seduti per periodi prolungati mentre lo facciamo,» conclude.
Prof. Mary Cushman
Nuove Ricerche e Riflessioni nel 2024
Nel 2024, nuove ricerche hanno ulteriormente confermato il legame tra la sedentarietà e l’aumento del rischio di VTE. Un’analisi recente ha evidenziato che i soggetti che trascorrono più di 4 ore al giorno davanti alla TV hanno un rischio di VTE aumentato del 30% rispetto a chi guarda meno di 2 ore. I dati suggeriscono che anche piccoli cambiamenti nel comportamento quotidiano, come alzarsi durante le pause pubblicitarie o fare stretching durante la visione, possono ridurre significativamente il rischio.
Inoltre, uno studio pubblicato su una rivista di cardiologia ha sottolineato l’importanza di integrare attività fisica regolare nel quotidiano, anche in piccole dosi, per mitigare gli effetti negativi della vita sedentaria. Strumenti come le app di monitoraggio dell’attività possono aiutare a mantenere la motivazione e a garantire che ci si muova di più durante il giorno.
È fondamentale sensibilizzare le persone sui rischi associati alla sedentarietà e incoraggiarle a sviluppare abitudini più attive, non solo per prevenire la VTE, ma anche per migliorare la salute cardiovascolare in generale.