Scoperte Promettenti per Bloccare la Celiachia

I ricercatori della Stanford University potrebbero aver trovato un «interruttore» chimico che, se preso di mira, potrebbe bloccare la celiachia. I risultati sono stati pubblicati di recente e offrono nuove speranze per milioni di persone affette da questa malattia.

Immagine che rappresenta la celiachia in un libro

La celiachia è una malattia ereditaria che colpisce circa l’1% della popolazione negli Stati Uniti, un dato che equivale a oltre 3 milioni di cittadini statunitensi, la maggior parte dei quali non è stata formalmente diagnosticata.

I sintomi della celiachia si manifestano a seguito del consumo di glutine, una proteina presente in alimenti come frumento, orzo e segale, ma anche in alcuni medicinali, vitamine e cosmetici, come i balsami per le labbra.

Attualmente, non esistono terapie disponibili per la celiachia. Una volta diagnosticata, l’unico approccio è quello di seguire una rigorosa dieta priva di glutine.

Tuttavia, una nuova ricerca ci avvicina a potenziali terapie; un «interruttore» chimico è stato identificato dagli scienziati guidati da Chaitan Khosla, un professore alla Stanford University in California.

Il ruolo del TG2 nella celiachia

È noto che il meccanismo alla base della celiachia coinvolge un enzima chiamato transglutaminasi 2 (TG2), che gioca un ruolo cruciale nella regolazione del glutine all’interno del piccolo intestino. Questo enzima provoca una risposta autoimmune, in cui il sistema immunitario non riconosce il rivestimento dell’intestino tenue e lo attacca.

Il primo autore dello studio, Michael Yi, uno studente laureato in ingegneria chimica alla Stanford University, ha ipotizzato insieme ai suoi colleghi che la scarsa comprensione del TG2 possa essere la ragione per cui non esiste ancora un trattamento efficace per la celiachia.

Pertanto, hanno deciso di investigare questo enzima più a fondo, volendo capire come si comporta il TG2 in individui sani. Gli scienziati hanno costruito su studi esistenti, scoprendo che il TG2 può essere attivato o disattivato da un particolare legame chimico.

Il Prof. Khosla spiega che in un intestino tenue sano, anche se il TG2 è molto abbondante, rimane inattivo.

«Quando è diventato chiaro che anche se la proteina era abbondante, la sua attività era inesistente in un organo sano, la domanda diventava ‘Cosa accende la proteina e poi cosa la spegne?'», afferma il prof. Khosla.

In uno studio del 2012, i ricercatori guidati dal Prof. Khosla hanno scoperto come attivare il TG2. In questo nuovo articolo, hanno trovato un modo per disattivarlo, avvicinandosi così a una potenziale terapia.

Come spegnere il TG2

Lo studio precedente del Prof. Khosla e del suo team ha rivelato che la rottura di un legame chimico noto come legame disolfuro attiva il TG2. Un legame disolfuro è definito come «un singolo legame covalente tra gli atomi di zolfo di due amminoacidi».

Nel nuovo documento, il Prof. Khosla e il suo team hanno scoperto un altro enzima che ricrea il legame disolfuro, disattivando così il TG2.

L’enzima, chiamato ERp57, normalmente aiuta le proteine a «piegarsi» o acquisire la loro corretta struttura funzionale all’interno di una cellula.

Tuttavia, gli esperimenti di coltura cellulare condotti dal Prof. Khosla e dal suo team hanno dimostrato che l’ERp57 può spegnere il TG2 all’interno della cellula. Secondo i ricercatori, questo solleva interrogativi su come l’ERp57 operi in individui sani.

«Nessuno in realtà capisce», spiega il Prof. Khosla, «come l’ERp57 esca dalla cellula. L’idea generale è che venga esportato in piccole quantità; questa particolare osservazione suggerisce che in realtà ha un ruolo biologico al di fuori della cellula».

I ricercatori hanno ora iniziato a esaminare farmaci esistenti che potrebbero essere in grado di attivare o disattivare questo «interruttore» recentemente scoperto.

Studi precedenti condotti su topi hanno dimostrato che l’assenza di TG2 non ha causato effetti collaterali, quindi gli scienziati sperano che bloccarlo negli esseri umani possa rappresentare una strada promettente per il trattamento della celiachia.

Nuove Prospettive e Ricerche Futuro

Recenti studi hanno mostrato che l’approccio del blocco del TG2 potrebbe non solo alleviare i sintomi della celiachia, ma anche prevenire danni intestinali a lungo termine. Sono in corso ricerche cliniche per testare l’efficacia di vari inibitori del TG2 su pazienti con celiachia, e i risultati preliminari sono incoraggianti.

Inoltre, analisi genetiche hanno rivelato che alcuni gruppi di pazienti potrebbero rispondere meglio a specifiche terapie mirate, aprendo la strada a trattamenti personalizzati. La medicina di precisione sta diventando un’area chiave di ricerca, e i risultati potrebbero rivoluzionare il modo in cui approcciamo la celiachia.

In conclusione, mentre la celiachia rimane una sfida significativa, le scoperte recenti ci offrono motivi di ottimismo. Con continui progressi nella ricerca, potremmo presto vedere l’emergere di nuove opzioni terapeutiche per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da questa condizione.

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