Nuove Scoperte nel Trattamento della Fibrosi Cistica

La fibrosi cistica è una malattia ereditaria che colpisce decine di migliaia di persone negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Attualmente non esiste una cura per questa condizione, ma una nuova ricerca propone un approccio terapeutico innovativo che potrebbe impedire alla malattia di progredire.

Diagramma rappresentante i polmoni e il trattamento della fibrosi cistica.

La fibrosi cistica (CF) è una malattia genetica delle ghiandole secretorie che colpisce circa 30.000 persone negli Stati Uniti e 70.000 persone in tutto il mondo. Le ghiandole secretorie sono responsabili della produzione di muco e sudore. Tuttavia, nella CF, queste secrezioni si accumulano nei polmoni, ostruendo le vie respiratorie e creando un ambiente favorevole alla crescita batterica. Di conseguenza, la condizione porta a gravi e ricorrenti infezioni polmonari.

Oltre ai polmoni, la CF influisce anche su altri organi vitali come il fegato e il pancreas, e può colpire l’intestino, i seni e gli organi riproduttivi del corpo.

Al momento, la fibrosi cistica è considerata incurabile. Tuttavia, un team internazionale di ricercatori della George Washington (GW) University di Washington, in collaborazione con l’Università di Perugia e l’Università di Roma (entrambe in Italia), ha recentemente scoperto un nuovo farmaco in grado di trattare e fermare la progressione della CF.

Lo studio, pubblicato su una rivista scientifica di rilievo, esamina gli effetti terapeutici della timosina alfa 1 (Tα1) sulla fibrosi cistica.

Tα1 è una versione sintetica di un polipeptide naturale isolato per la prima volta dal tessuto del timo, essenziale per il sistema immunitario.

Tα1 Riduce l’Infiammazione e Corregge i Difetti Genetici

La fibrosi cistica si verifica a causa di una mutazione nel codice genetico della proteina nota come regolatore di conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR). Questa proteina è fondamentale per regolare l’attività del canale del cloruro, responsabile dell’equilibrio tra sale e acqua nei polmoni.

Nella CF, la mutazione conosciuta come «p.Phe508del» provoca una degradazione prematura della proteina CFTR, con conseguente scarsa permeabilità al cloro e infiammazione polmonare.

Nel nuovo studio, i ricercatori evidenziano che i complessi meccanismi patogenetici alla base della fibrosi cistica richiedono un approccio terapeutico combinato. Fino ad oggi, non è stato scoperto alcun farmaco singolo con molteplici effetti terapeutici per la CF.

Tuttavia, i risultati mostrano che Tα1 può correggere i difetti nel tessuto di topi con fibrosi cistica, oltre a migliorare le cellule di pazienti umani con la mutazione p.Phe508del.

Lo studio ha dimostrato che l’azione benefica di Tα1 è duplice: il farmaco riduce l’infiammazione tipica della CF e migliora l’attività, la maturazione e la stabilità del CFTR.

Tα1, commercialmente noto come «Zadaxin», è stato clinicamente approvato in più di 35 paesi per oltre 15 anni ed è frequentemente utilizzato per il trattamento di infezioni virali, disturbi da immunodeficienza e HIV.

Sebbene Zadaxin non sia attualmente disponibile negli Stati Uniti, i ricercatori affermano che il farmaco presenta «un eccellente profilo di sicurezza in clinica se usato come adiuvante o agente immunoterapeutico».

Allan L. Goldstein, Ph.D., coautore dello studio e professore emerito di biochimica e medicina molecolare presso la GW School of Medicine and Health Sciences, ha commentato l’importanza di questa ricerca:

«Attualmente esistono molteplici trattamenti per la fibrosi cistica, e mentre questi hanno migliorato significativamente l’aspettativa di vita, i pazienti continuano a vivere solo circa 40 anni. Nessun trattamento può affrontare autonomamente il difetto genetico alla base della fibrosi cistica e ridurre l’infiammazione che ne deriva.»

Nuove Prospettive per i Pazienti con Fibrosi Cistica nel 2024

Nel 2024, la ricerca sulla fibrosi cistica continua a evolversi, con studi recenti che esplorano l’efficacia di Tα1 e di altre molecole simili. Le evidenze suggeriscono che l’integrazione di terapie genetiche e immunologiche possa offrire ai pazienti un’opzione più robusta. Nuove statistiche mostrano che i pazienti trattati con approcci combinati presentano un miglioramento nell’efficienza respiratoria e nella qualità della vita.

Inoltre, recenti studi clinici stanno valutando la durata della risposta ai trattamenti, mostrando un potenziale per il prolungamento della vita e una riduzione degli effetti collaterali rispetto ai regimi terapeutici tradizionali. La comunità scientifica è ottimista riguardo a queste scoperte, che potrebbero portare a una vera rivoluzione nel trattamento della fibrosi cistica.

Insomma, la lotta contro la fibrosi cistica sta prendendo una nuova piega, e con l’emergere di terapie come Tα1, le aspettative per i pazienti sono più elevate che mai. È fondamentale restare informati e pronti ad adottare nuove strategie terapeutiche che promettono di cambiare il corso della malattia.

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