Il litio è un farmaco approvato per il trattamento del disturbo bipolare, ma un nuovo studio suggerisce che i suoi benefici terapeutici potrebbero estendersi oltre. I ricercatori hanno scoperto un legame intrigante tra il litio presente nell’acqua potabile e un ridotto rischio di demenza.
La demenza sta emergendo rapidamente come una delle patologie più gravose a livello globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attualmente circa 47 milioni di persone nel mondo convivono con la demenza, e si prevede che questo numero raggiunga i 75 milioni entro il 2030 e i 132 milioni entro il 2050.
La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza, rappresentando circa il 60-80% di tutti i casi diagnosticati.
Sebbene esistano farmaci in grado di alleviare i sintomi della demenza, al momento non ci sono trattamenti approvati in grado di rallentare la progressione della malattia o di curarla. Con l’aumento previsto dell’incidenza globale della demenza, è fondamentale identificare trattamenti efficaci.
Il nuovo studio – recentemente pubblicato – suggerisce che il litio potrebbe rappresentare un candidato promettente per la prevenzione della demenza.
Rischio di litio e demenza
Il litio, pur essendo utilizzato per ridurre gli episodi maniacali in persone affette da disturbo bipolare e altre patologie mentali, è un elemento chimico naturalmente presente nell’acqua potabile in molte regioni del mondo.
Il coautore dello studio, il dott. Lars Vedel Kessing, dell’Università di Copenaghen in Danimarca, insieme al suo team, ha cercato di stabilire se esista un legame tra l’esposizione al litio nell’acqua potabile e il rischio di demenza.
Il team ha analizzato i dati di un registro danese basato sulla popolazione, includendo 73.731 adulti diagnosticati con demenza tra il 1995 e il 2013, e 733.653 adulti senza diagnosi di demenza.
I ricercatori hanno anche esaminato campioni di acqua potabile prelevati da 151 acquedotti in Danimarca, che forniscono acqua a circa il 42% della popolazione danese.
Calcolando il contenuto di litio in ciascun campione d’acqua e rintracciando gli indirizzi residenziali di ogni partecipante, i ricercatori sono stati in grado di stimare l’esposizione media al litio dei soggetti a partire dal 1986.
Rispetto agli adulti senza diagnosi di demenza, è stato riscontrato che quelli diagnosticati avevano avuto un’esposizione a livelli di litio significativamente più bassi nell’acqua potabile.
In dettaglio, i ricercatori hanno scoperto che l’incidenza della demenza era inferiore del 17% per gli adulti la cui esposizione al litio era di 15 microgrammi per litro o più, rispetto a quelli esposti a 2-5 microgrammi per litro.
Tuttavia, il team ha notato che l’associazione tra l’esposizione al litio nell’acqua potabile e il rischio di demenza non era lineare; gli adulti esposti a 5,1-10 microgrammi di litio per litro presentavano un rischio più elevato di demenza rispetto a quelli esposti a 2-5 microgrammi per litro.
Un ‘intervento di salute pubblica d’oro’?
Gli autori dello studio evidenziano diverse limitazioni. Ad esempio, non hanno considerato l’accesso dei partecipanti ai servizi sanitari, il che potrebbe influenzare la probabilità di una diagnosi di demenza.
«Inoltre,» scrivono i ricercatori, «poiché a tutti gli abitanti di un dato municipio viene assegnato lo stesso livello di esposizione al litio, non si può escludere che altri fattori ambientali o sociali non osservati, legati al comune di residenza degli individui, possano aver influenzato l’associazione tra esposizione al litio e tasso di demenza.»
In aggiunta, è possibile che i livelli di litio nelle forniture idriche siano cambiati durante il periodo di studio, potenzialmente distorcendo i risultati. Tuttavia, il team osserva che, a causa del lento rilascio di litio dal suolo e dai sedimenti, è più probabile che i livelli di litio rimangano stabili nel tempo.
In un editoriale collegato allo studio, il Dr. John J. McGrath, dell’Università del Queensland in Australia, e Michael Berk, Ph.D., dell’Università di Melbourne, anch’essa in Australia, avvertono che i risultati devono essere interpretati con cautela.
«Detto ciò, la possibilità che un intervento relativamente sicuro, semplice ed economico (ossia l’ottimizzazione delle concentrazioni di litio nell’acqua potabile) possa portare alla prevenzione primaria della demenza è davvero intrigante,» scrivono.
«Se i risultati di Kessing e colleghi saranno confermati in studi futuri, anche una riduzione marginale dell’incidenza della demenza potrebbe generare significativi benefici sociali ed economici.»
«In un’ottica alchemica, potremmo trasformare il litio, un metallo semplice usato come stabilizzatore dell’umore, in un intervento di salute pubblica d’oro capace di prevenire la demenza? Questo dipenderà da ciò che riveleranno le prossime generazioni di studi epidemiologici e clinici.»
Prospettive Recenti sulla Prevenzione della Demenza
Negli ultimi anni, la ricerca sulla demenza ha fatto passi da gigante. Secondo un recente studio pubblicato nel 2024, l’adozione di uno stile di vita sano, che include attività fisica regolare, una dieta equilibrata e stimolazione cognitiva, può ridurre significativamente il rischio di sviluppare demenza. In effetti, si stima che una combinazione di questi fattori possa abbattere l’incidenza della demenza fino al 30%.
Inoltre, le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, stanno giocando un ruolo cruciale nella diagnosi precoce della demenza, permettendo interventi tempestivi che potrebbero modificare il decorso della malattia. Le applicazioni di machine learning stanno analizzando dati clinici e comportamentali per identificare i segni premonitori della demenza, aprendo così nuove strade per la prevenzione.
Infine, la ricerca continua a esplorare il potenziale di integratori e nutraceutici. Recenti studi suggeriscono che alcuni composti, come gli acidi grassi omega-3 e i polifenoli, possano avere effetti neuroprotettivi e contribuire a mantenere la salute cognitiva. Questo rappresenta un’area di grande interesse, poiché la comunità scientifica cerca di trovare soluzioni pratiche e accessibili per combattere la demenza.