I risultati di un nuovo studio potrebbero essere promettenti per il futuro del trattamento delle malattie autoimmuni croniche come il lupus sistemico e l’epatopatia autoimmune, secondo i suoi autori.
Nello studio, i ricercatori della Yale University di New Haven, CT, hanno scoperto che i batteri nell’intestino tenue possono viaggiare verso altri organi e indurre una risposta autoimmune. È cruciale sottolineare che questa reazione può essere trattata mirando ai batteri, sia con un antibiotico che con un vaccino.
I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati in una rivista scientifica di rilievo. Nelle malattie autoimmuni, il sistema immunitario attacca erroneamente cellule e tessuti sani. Le malattie autoimmuni più comuni comprendono il diabete di tipo 1, il lupus e la malattia celiaca.
Secondo il National Institutes of Health (NIH), circa 23,5 milioni di persone negli Stati Uniti sono affette da malattie autoimmuni. Diversi studi hanno collegato una varietà di condizioni autoimmuni alla presenza di batteri nell’intestino. Utilizzando un modello murino, il team di Yale ha specificamente esaminato un batterio chiamato E. gallinarum, noto per la sua capacità di viaggiare oltre l’intestino fino alla milza, ai linfonodi e al fegato.
Il team ha scoperto che questo batterio ha provocato una risposta autoimmune nei topi quando ha superato la barriera intestinale. I ricercatori sono stati in grado di replicare questo meccanismo utilizzando cellule epatiche umane in coltura, evidenziando la presenza di E. gallinarum nei fegati di pazienti con malattia autoimmune.
Somministrando un antibiotico o un vaccino specifico, gli scienziati hanno scoperto che era possibile sopprimere la reazione autoimmune nei topi e prevenire la proliferazione del batterio. «Quando abbiamo bloccato il percorso che porta all’infiammazione», afferma l’autore senior dello studio Martin Kriegel, «siamo riusciti a invertire l’effetto di questo microrganismo sull’autoimmunità».
Kriegel aggiunge che il team intende indagare ulteriormente i meccanismi biologici coinvolti e le implicazioni che potrebbero avere per il lupus sistemico e le malattie epatiche autoimmuni.
Nuove Scoperte e Implicazioni Cliniche
Il nuovo studio si integra con ricerche precedenti che avevano già evidenziato un legame tra i batteri intestinali e le malattie autoimmuni. Ad esempio, studi su modelli murini hanno dimostrato che la colonizzazione dell’intestino da parte di alcuni batteri può predisporre allo sviluppo di malattie autoimmuni in futuro.
Questi batteri possono causare cambiamenti nei tessuti intestinali, portando alla produzione di anticorpi che attaccano le cellule sane in condizioni come il lupus sistemico. Precedentemente, era stato analizzato uno studio che suggeriva che la modifica della flora intestinale potesse alleviare i sintomi del lupus. Questo studio ha mostrato che alcune specie batteriche nell’intestino di un modello murino di lupus erano associate a una riduzione dei sintomi, mentre altre erano correlate a un peggioramento.
«L’uso di probiotici, prebiotici e antibiotici», afferma Husen Zhang, primo autore di questo studio, «ha il potenziale di alterare la disbiosi del microbiota, migliorando pertanto i sintomi del lupus». Queste scoperte aprono nuove strade per terapie innovative che potrebbero trasformare la gestione delle malattie autoimmuni, rendendo fondamentale un approccio multidisciplinare per affrontare questo complesso gruppo di patologie.
In conclusione, l’esplorazione dei batteri intestinali e delle loro interazioni con il sistema immunitario offre spunti promettenti. Con l’avanzare della ricerca, siamo sempre più vicini a comprendere come questi microrganismi possano essere utilizzati a nostro favore nella lotta contro le malattie autoimmuni, migliorando la qualità della vita dei pazienti.