Sedentarietà e Salute del Cervello: Rischi e Nuove Scoperte

Troppa seduta potrebbe non essere buona per il cervello, secondo uno studio preliminare condotto su adulti di mezza età e oltre.

Donna più anziana che utilizza un laptop mentre è seduta

I ricercatori dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) hanno scoperto che tra 35 adulti di età compresa tra 45 e 75 anni, privi di demenza, coloro che trascorrevano la maggior parte della giornata seduti mostravano un maggiore assottigliamento del lobo temporale mediale.

Questa regione del cervello è cruciale per la formazione di nuovi ricordi.

Gli autori dello studio concludono che anche un alto livello di attività fisica non ha fatto la differenza, come evidenziato nel loro rapporto pubblicato su una rivista scientifica.

Lo studio si inserisce in un contesto di crescente evidenza che suggerisce come una vita sedentaria possa aumentare il rischio di malattie cardiache, diabete e altre patologie, anche tra le persone fisicamente attive.

David Merrill, autore principale dello studio e assistente professore di psichiatria e scienze bio-comportamentali presso l’UCLA, e i suoi colleghi sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per verificare se ridurre il comportamento sedentario possa invertire gli effetti riscontrati.

Pochi studi sul rischio di sedentarietà e demenza

Nel contesto della loro ricerca, gli autori citano la crescente quantità di studi che suggeriscono che l’esercizio fisico potrebbe ritardare l’insorgenza della malattia di Alzheimer e altre forme di demenza, apportando benefici alla struttura cerebrale.

Una delle spiegazioni proposte per questo effetto è che l’attività fisica incrementa il flusso sanguigno al cervello, favorendo così la crescita di nuove cellule nervose e compensando il declino strutturale e funzionale.

Tuttavia, nonostante l’ampiezza della letteratura sull’impatto dell’esercizio, gli autori evidenziano una mancanza di ricerche riguardanti la relazione tra comportamento sedentario e rischio di demenza, con pochi studi che hanno esaminato l’impatto «meccanicistico» sul cervello.

Questa lacuna è motivo di preoccupazione, specialmente considerando stime secondo cui circa il 13% del carico globale della malattia di Alzheimer potrebbe essere attribuibile al tempo trascorso seduti.

Sulla base di tali stime, gli autori calcolano che una riduzione del comportamento sedentario del 25% potrebbe potenzialmente prevenire oltre un milione di casi di malattia di Alzheimer a livello globale.

Il team ha deciso di focalizzarsi sul lobo temporale mediale, poiché è noto che questa area cerebrale diminuisce con l’età, portando a problematiche di memoria.

Inoltre, è stato osservato che una maggiore «capacità aerobica» è correlata a un aumento del volume dell’ippocampo, un’area del lobo temporale mediale che ha ricevuto ampie attenzioni nella ricerca per il suo ruolo nella memoria.

La sedentarietà può compromettere la salute cerebrale nonostante l’esercizio

Per il loro studio, i ricercatori hanno esplorato i legami tra lo spessore del lobo temporale mediale, l’esercizio fisico e il tempo trascorso seduti in 25 donne e 10 uomini di età compresa tra 45 e 75 anni, tutti privi di sintomi di demenza.

I dati riguardanti le ore medie di sedentarietà al giorno e i livelli di attività fisica sono stati raccolti tramite questionari dettagliati. Lo spessore del lobo temporale mediale è stato misurato attraverso scansioni MRI dei loro cervelli.

Analizzando i dati, i ricercatori hanno constatato che non vi erano «[n]essuna correlazione significativa» tra i livelli di attività fisica e lo spessore del lobo temporale mediale.

Tuttavia, è emerso che le persone più sedentarie presentavano uno spessore ridotto del lobo temporale mediale.

Pur non avendo studiato i meccanismi attraverso i quali la sedentarietà prolungata potrebbe danneggiare il cervello, gli autori fanno riferimento a un’ipotesi secondo cui «il comportamento sedentario potrebbe avere effetti negativi sul controllo glicemico».

Essi suggeriscono che questo potrebbe portare a una maggiore variabilità della glicemia e a una riduzione del flusso sanguigno al cervello, compromettendo così la salute cerebrale.

Inoltre, sottolineano che le loro scoperte sono «preliminari» e non dimostrano che la sedentarietà prolungata causi effettivamente un assottigliamento del lobo temporale mediale. Propongono che:

«Gli studi futuri dovrebbero includere analisi longitudinali ed esplorare meccanismi, oltre a valutare l’efficacia di interventi volti a ridurre il comportamento sedentario per invertire questa associazione».

Nuove Ricerche e Prospettive per il Futuro

Nel 2024, la ricerca continua a evolversi, e nuovi studi stanno emergendo per approfondire le connessioni tra sedentarietà e salute cerebrale. Recenti indagini suggeriscono che anche brevi interruzioni della seduta possono migliorare la circolazione sanguigna e la funzione cognitiva. Ad esempio, uno studio pubblicato di recente ha dimostrato che attività come alzarsi per camminare o fare stretching ogni 30 minuti possono significativamente migliorare la performance cognitiva.

Inoltre, è fondamentale considerare l’importanza di uno stile di vita attivo, che include non solo esercizio fisico regolare, ma anche l’integrazione di attività quotidiane come camminare, fare giardinaggio o anche semplici attività domestiche. Queste piccole modifiche possono contribuire a ridurre il tempo trascorso seduti e a migliorare la salute cerebrale nel lungo termine.

In conclusione, è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza riguardo ai rischi associati alla sedentarietà e incoraggiare pratiche che favoriscano un’adeguata attività fisica per proteggere la salute del cervello. Con l’adozione di nuove strategie e un cambiamento nella cultura del lavoro e delle abitudini quotidiane, possiamo fare significativi progressi nella lotta contro le malattie neurodegenerative e migliorare la qualità della vita per le generazioni future.

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