Un nuovo studio rivela un legame significativo tra attività fisica e sclerosi laterale amiotrofica (SLA), suggerendo che una storia di esercizio vigoroso potrebbe aumentare il rischio di sviluppare questa rara patologia neurologica.
La ricerca, condotta da un team di esperti all’interno di un ampio progetto europeo focalizzato sulla SLA, ha coinvolto partecipanti provenienti da Irlanda, Italia e Paesi Bassi.
I risultati sono stati pubblicati in un documento scientifico di rilevante importanza.
È fondamentale sottolineare che gli autori non suggeriscono, in alcun modo, di ridurre l’attività fisica, in particolare l’esercizio intenso.
Anzi, evidenziano come l’attività fisica possa proteggere da problematiche sanitarie molto più diffuse rispetto alla SLA, come il diabete, vari tipi di cancro e malattie cardiovascolari.
«Ridurre il rischio di queste condizioni comuni», affermano gli autori, «può rappresentare un compromesso rispetto all’aumento del rischio per una malattia relativamente rara come la SLA».
SLA e possibili cause
La SLA, conosciuta anche come malattia di Lou Gehrig, colpisce principalmente i neuroni motori, le cellule nervose che controllano i muscoli responsabili di movimenti volontari come camminare, parlare e masticare.
Questo raro disturbo neurologico affligge circa 14.000-15.000 persone negli Stati Uniti. Inizia con sintomi di rigidità e debolezza muscolare, ma progredisce fino a quando il cervello non riesce più a controllare i movimenti volontari, portando a una perdita completa delle capacità di mangiare, parlare, muoversi e, infine, respirare.
La causa esatta della SLA rimane sconosciuta, e non è chiaro perché alcuni gruppi siano più colpiti di altri. Tuttavia, le evidenze suggeriscono che tanto i fattori genetici quanto quelli ambientali possano giocare un ruolo cruciale.
Diversi geni sono stati associati alla SLA, con studi che dimostrano che queste variazioni genetiche possono influenzare il rischio di malattia in modi diversi, dalla compromissione della struttura e della funzione cellulare a una maggiore vulnerabilità agli agenti ambientali.
Ricerche sull’impatto ambientale sul rischio di SLA hanno indicato che l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, la dieta, infezioni virali, traumi fisici e attività fisiche intense possono tutti contribuire al rischio di sviluppare la malattia.
Il legame tra attività fisica e SLA è emerso da alcuni piccoli studi su casi specifici, il più noto dei quali riguarda il famoso giocatore di baseball americano Lou Gehrig, da cui la malattia prende il nome.
Tuttavia, le evidenze che associano l’attività fisica alla SLA sono state spesso inconcludenti, e gli autori del nuovo studio sottolineano che le discrepanze nei risultati possono derivare da differenze nei metodi e nei protocolli di ricerca.
I ricercatori hanno calcolato i punteggi MET per tutta la vita
Per esplorare la relazione tra attività fisica e SLA, gli scienziati hanno analizzato dati raccolti tramite uno studio caso-controllo condotto nell’ambito del progetto EURO-MOTOR.
Questo progetto mira a costruire un «modello ALS computazionale robusto e validato» attraverso la generazione di «serie di dati quantitativi su ampia scala».
I dati sono stati ottenuti da questionari validati, compilati da 1.557 adulti recentemente diagnosticati con SLA e 2.922 individui senza la malattia, abbinati per età, sesso e luogo di residenza, con una media di circa 60 anni.
Le risposte includevano informazioni dettagliate su: livello di istruzione, abitudini di fumo e consumo di alcol, storia lavorativa e livelli di attività fisica durante il lavoro e nel tempo libero.
Il team di ricerca ha convertito i dati sull’attività fisica in «equivalenti metabolici dei punteggi [MET] dell’attività», un metodo che consente di esprimere le calorie consumate in relazione al consumo energetico a riposo.
Utilizzando i dati forniti dai partecipanti sulla quantità di tempo dedicato a ciascuna attività settimanale e per quanti anni, e facendo riferimento a un compendio che fornisce i punteggi MET per diverse attività, gli scienziati hanno calcolato un punteggio di durata dell’attività fisica per ogni individuo.
MET a più lunga durata legati a un più alto rischio di SLA
L’analisi dei casi ha mostrato che l’attività fisica svolta durante l’orario di lavoro era associata a un aumento del 7% del rischio di SLA, mentre l’attività fisica nel tempo libero comportava un incremento del 6% del rischio.
La combinazione di tutti i tipi di attività fisica, sia lavorativa che ricreativa, ha portato a un rischio complessivo del 6%. Questo legame era particolarmente evidente nei soggetti di Irlanda e Italia.
L’aumento del rischio complessivo del 6% per tutte le attività si traduce in un rischio maggiore del 26% di sviluppare la SLA per coloro che presentano i punteggi MET più elevati rispetto a quelli con punteggi più bassi.
Inoltre, i ricercatori hanno osservato che il rischio di SLA cresceva in proporzione all’aumento dei punteggi MET a vita, suggerendo che la SLA risulti più comune negli atleti e nei professionisti dello sport.
Tuttavia, gli autori avvertono che, data la natura osservativa dello studio, i risultati non possono affermare in modo definitivo che l’attività fisica vigorosa causi realmente la SLA, poiché altri fattori, come disturbi metabolici o energetici, traumi o alimentazione, «non possono essere esclusi».
‘Nessuna risposta semplice’
In un editoriale collegato allo studio, il Prof. Michael Swash del Royal London Hospital nel Regno Unito, sottolinea che non esistono «risposte semplici» a domande riguardanti l’influenza di fattori ambientali, come l’attività fisica, sullo sviluppo della SLA.
Egli si interroga se l’attività fisica possa aumentare il rischio di SLA attraverso meccanismi di «eccitotossicità del sistema nervoso centrale».
L’eccitotossicità è un tipo di morte neuronale osservata in soggetti affetti da SLA, che si verifica quando il neurotrasmettitore glutammato sovrastimola i neuroni.
Tuttavia, il professor Swash avverte che, sebbene sia «allettante» pensare che l’attività fisica possa aumentare il rischio di SLA tramite questo meccanismo in individui predisposti, «ogni suggerimento di questo tipo è, al momento, puramente ipotetico».
«Tuttavia, i dati sono intriganti e meritano ulteriori indagini approfondite caso per caso», conclude il Prof. Swash.
Nuovi sviluppi e ricerche nel 2024
Nel 2024, la ricerca sulla SLA continua a progredire, con studi recenti che esaminano il potenziale impatto di stili di vita e fattori nutrizionali. Alcuni dati suggeriscono che una dieta ricca di antiossidanti e sostanze anti-infiammatorie potrebbe avere effetti benefici sulla salute neuronale e ridurre il rischio di SLA. Inoltre, la relazione tra attività fisica e SLA viene ulteriormente esplorata con approcci longitudinali che seguono i partecipanti nel tempo, analizzando i cambiamenti nel rischio in base a diverse tipologie di esercizio fisico.
Studi recenti hanno anche cominciato a considerare l’importanza della genetica nel determinare le risposte individuali all’attività fisica, suggerendo che alcune persone potrebbero essere più vulnerabili agli effetti negativi dell’esercizio intenso rispetto ad altre. Tali ricerche potrebbero rivelare nuovi percorsi per la comprensione della SLA e delle sue interazioni con stili di vita attivi.