Donne Sopravvissute al Cancro: Rischi di Tumori Secondari

Le donne che sopravvivono a un carcinoma mammario o tiroideo sono a maggior rischio di sviluppare l’altro tipo in futuro, come tumore secondario, secondo una ricerca pubblicata.

Immagine che illustra il rischio di tumori secondari nelle sopravvissute al cancro

Il cancro al seno rappresenta il tipo più comune di cancro nelle donne. Nel 2012, sono stati diagnosticati 224.147 nuovi casi e 41.150 donne hanno perso la vita a causa di questa malattia.

La ghiandola tiroidea, situata alla base della gola, produce ormoni che regolano la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e il peso. La sua forma ricorda quella di una farfalla, con un lobo destro e uno sinistro, uniti da un pezzo di tessuto.

Esistono quattro tipi principali di cancro alla tiroide: papillare, follicolare, midollare e anaplastico. Il tipo papillare è il più comune, mentre l’anaplastico è il più difficile da trattare; tuttavia, gli altri tre tipi possono generalmente essere curati, come indicato dal National Cancer Institute (NCI).

Negli ultimi 30 anni, l’incidenza del cancro alla tiroide è quasi triplicata negli Stati Uniti, ma grazie ai progressi nell’individuazione e nel trattamento sia del carcinoma mammario che di quello tiroideo, molte più donne sopravvivono alla loro prima patologia.

Recentemente, si è constatato che le donne che hanno superato una di queste malattie hanno un elevato rischio di sviluppare l’altra.

I sopravvissuti al cancro al seno hanno un rischio di carcinoma della tiroide alto 1,55 volte

Il dott. Raymon H. Grogan, assistente professore di chirurgia e direttore del Programma di ricerca sulla chirurgia endocrina presso l’Università di Chicago in Medicina e Scienze biologiche dell’Illinois, insieme ai suoi colleghi, ha condotto una meta-analisi utilizzando i database PubMed e Scopus.

Hanno esaminato casi di cancro al seno e alla tiroide nel corso di diversi decenni, identificando le sopravvissute a un tumore e quelle che successivamente hanno sviluppato l’altro tipo nella loro vita. Hanno anche calcolato il rischio di sviluppare un cancro secondario.

Il team ha scoperto che una donna sopravvissuta a un cancro al seno ha 1,55 volte più probabilità di sviluppare un cancro alla tiroide rispetto a una donna senza storia di cancro al seno. Allo stesso modo, una donna che ha avuto un cancro alla tiroide ha 1,18 volte più probabilità di sviluppare un tumore al seno rispetto a una donna senza una storia di cancro alla tiroide.

Fatti veloci sul cancro alla tiroide

  • Nel 2015, 62.450 americani sono stati diagnosticati con cancro alla tiroide, di cui 47.430 donne.
  • 1.950 persone sono decedute a causa del cancro alla tiroide, di cui 1.080 erano donne.
  • Due terzi delle diagnosi di cancro alla tiroide riguardano persone sotto i 50 anni.

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Il team propone diverse possibili spiegazioni per questo fenomeno.

Una prima spiegazione è il bias di sorveglianza: un paziente oncologico è seguito più attentamente e tende a rispettare un programma di screening per alcuni anni dopo il trattamento, aumentando così la possibilità di rilevare un cancro secondario, anche in fase precoce.

Inoltre, potrebbero esserci fattori di rischio ormonale comuni a entrambe le patologie. Studi precedenti suggeriscono che l’esposizione agli estrogeni e agli ormoni stimolanti la tiroide potrebbe, in teoria, contribuire allo sviluppo di tumori sia al seno sia alla tiroide.

Il trattamento per il primo cancro potrebbe influenzare il rischio di sviluppare il secondo. Le radiazioni, infatti, sono frequentemente utilizzate nella lotta contro il cancro al seno e studi dimostrano che ciò potrebbe aumentare il rischio di tumori polmonari, esofagei, del sangue e sarcomi.

L’esposizione alle radiazioni è anche un noto fattore di rischio per il cancro alla tiroide; tuttavia, proteggere la tiroide durante il trattamento dovrebbe ridurre al minimo tale pericolo.

Gli autori affermano che ci sono evidenze che l’uso di iodio radioattivo (RAI) nel trattamento del carcinoma tiroideo possa avere un impatto, seppur minimo, sullo sviluppo di altri tumori in un momento successivo, incluso il cancro al seno. Resta da chiarire quanto sia significativo questo rischio.

I fattori genetici svolgono un ruolo?

Fattori genetici, come una mutazione germinale, potrebbero collegare il cancro al seno e alla tiroide. La sindrome di Cowden, ad esempio, sembra aumentare la probabilità di sviluppare entrambi i tumori. Tuttavia, il Dr. Grogan sottolinea che ciò da solo non può spiegare i maggiori rischi osservati nel presente studio.

Il dottore auspica ulteriori ricerche per identificare altri potenziali fattori genetici e aggiunge:

«La connessione tra cancro al seno e cancro alla tiroide è un fattore di rischio di cui medici e pazienti dovrebbero essere consapevoli.»

Tra i limiti dello studio, vi è l’incapacità di determinare il lasso di tempo tra il tumore primitivo e quello secondario, a causa delle differenze nella progettazione dello studio. Questo rende difficile comprendere il ruolo della sorveglianza.

Tuttavia, vi è un aumento significativo del rischio per entrambi i tipi di neoplasie, suggerendo che il fenomeno non può essere attribuito esclusivamente a pregiudizi di sorveglianza.

Recenti studi hanno anche riportato che una dieta ricca di fibre durante la giovane età potrebbe ridurre la possibilità di sviluppare il cancro al seno, un aspetto che merita ulteriori approfondimenti.

Nuove Prospettive nel 2024

Nel 2024, la ricerca sul legame tra cancro al seno e tiroide continua a evolversi. Studi recenti hanno evidenziato come la genetica e l’ambiente possano interagire, portando a nuove scoperte sui fattori di rischio. Ad esempio, è emerso che l’analisi dei profili genetici delle pazienti potrebbe rivelare predisposizioni specifiche, aiutando i medici a personalizzare i programmi di screening.

Inoltre, sono in corso studi sulle terapie ormonali e sul loro potenziale impatto sul rischio di recidiva. Queste ricerche stanno aprendo la strada a nuove strategie per monitorare e gestire le pazienti con una storia di tumore, considerando un approccio olistico che integri fattori genetici, ormonali e ambientali.

Con queste nuove informazioni, possiamo sperare in un futuro in cui le sopravvissute a questi tumori possano ricevere una cura sempre più mirata e preventiva, riducendo il rischio di sviluppare neoplasie secondarie.

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